Tirocinanti della Giustizia,la Uiltemp gli offre un altro ‘salvagente’

Nell'assemblea svoltasi poche ore fa a Palazzo di Vetro, i rappresentanti del sindacato hanno rivolto un appello all'unità ai lavoratori ormai giustamente sconfortati

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    di Danilo Colacino

    Le assemblee – soprattutto quelle sindacali – sono note per il loro alto tasso di dialettica, che a volte sfocia persino nella netta contrapposizione fra le diverse opinioni. Ed è ciò che è accaduto anche nell’assemblea indetta oggi pomeriggio dalla Uiltemp per discutere sulla situazione dei Tirocinanti delle politiche attive negli uffici giudiziari calabresi in cui comunque alla fine si è riusciti a far sintesi. Merito della consueta verve mostrata dal segretario regionale della Uiltemp Gianvincenzo Benito Petrassi, che tuttavia nell’aula consiliare di Palazzo di Vetro ha dovuto incassare parecchie lamentele da parte dei lavoratori ormai ‘fiaccati’ dalla loro condizione. Uno stato di incertezza logorante e avvilente, che si trascina da sette lunghissimi anni con poche garanzie per l’avvenire e un presente e un passato con turni da 20 ore settimanali per 500 euro al mese. Poco, troppo poco, per non dar fondo al malcontento. Tuttavia, prima di entrare nello specifico del confronto fra i rappresentanti dell’organizzazione sindacale e gli aspiranti impiegati pubblici, ecco un po’ di numeri per definire meglio il quadro della situazione: un bacino di mille persone (di cui sole 23 unità prese in carico dal ministero di via Arenula), cresciuto rispetto ai 651 di partenza, con scadenza del primo anno bando ad hoc (dotato di una copertura finanziaria pari a circa 13 milioni e 800mila euro) fissata per il prossimo 31 agosto.

    Gli interventi, a cominciare da quello del segretario di Catanzaro-Vibo della Uiltemp Luca Muzzopappa.  L’introduzione di Muzzopappa: “Sono uno di voi e per questa ragione ho deciso di impegnarmi in una struttura che si interessa di precariato, contratti anticipi e tutte le forme di mobilità. Come noto il decreto Poletti dal 4 agosto 2014 ha eliminato ogni ammortizzatore in deroga e noi abbiamo iniziato a pensare a soluzioni nuove, ma senza farci illusioni e aggrapparci a false prospettive”.  In scia la sua collega Debora Mensica, che ha rivolto un appello all’unità inizialmente non accolto in toto. Motivo? Un’obiezione fondata da parte della platea di precari: difficile essere coesi tra gente appartenente a tre sigle diverse: Cgil, Cisl e appunto Uil. Una tesi però respinta dai sindacalisti: “Ai tavoli ci andiamo noi (la cosiddetta triplice, ndr) per cercare di aiutarvi. Peccato, purtroppo, che una controparte scaltra sia riuscita negli anni a indebolirci proprio con l’aiuto di quei lavoratori poi vessati. Ironia della sorte, non trovate? Comunque sia, nell’intricata vicenda di cui discutiamo, siamo per così dire riusciti a inventarci la formula dei tirocini. Noi e il Lazio fra i primi, adesso persino copiati dal Veneto”. Un tema affrontato anche dal dirigente del Tribunale del capoluogo Antonio Chiefalo: “Rivolgo un plauso alla battaglia di Petrassi, perché tenta di porre rimedio a un progetto iniziato male. Parecchio male. Ma non c’è alcuna certezza di riuscita, ahimè. Riguardo alla vostra condizione dico che da cittadino e dirigente dello Stato sono allucinato. Ora vi propongono pure il solito balletto della proroga, un modo della politica per tenere sotto scacco. Ma sappiate che non sono previsti concorsi per operatore giudiziario di quarto livello, quindi tale figura deve essere assorbita dagli uffici di collocamento. Voi, peraltro, tecnicamente non  siete più tirocinanti, termine che maschera una realtà assai diversa. Ecco perché la riforma per voi è fondamentale. Offrite del resto servizi generali e io lo so bene, perché dispongo di un’assistente eccezionale appartenente alla vostra categoria. Al di là di tutto, però, la vicenda resta complessa e non compete unicamente al prossimo ministro della Giustizia, ma anche a quello della Funzione pubblica. Il Guardasigilli, infatti, da solo non potrà fare molto”.

    La comprensibile esasperazione dei lavoratori. Quasi un decennio appesi a un filo con un rimborso mensile che può soddisfare al massimo chi vive ancora con i genitori, non certo ultraquarantenni o 50enni e addirittura 60enni con famiglie a carico. Decine di promesse e rassicurazioni, anche sindacali, salvo ritrovarsi puntualmente con un pugno di mosche in mano. Senza contare la frustrazione per essersi da ultimo ridotti sempre più di numero, quasi si fosse mollato, nelle iniziative di protesta ciclicamente organizzate nella Cittadella di Germaneto.

    Le risposte di Petrassi ai lavoratori. Petrassi risponde ai tirocinanti: “Noi non facciamo campagna tesseramenti sulla vostra pelle, ma un percorso vivaddio va condiviso. Se non volete iscrivervi alla Uil, optate per Cgil o Cisl. Dovete però avere fiducia e delegare qualcuno che poi si sieda in vece di tutti voi ai tavoli di concertazione locali e nazionali. So bene che qualche esponente da strapazzo sovente vi ha preso in giro con promesse surreali tipo quella di implementare fino a duemila il gruppo di cui fate parte e poi addirittura di sistemarlo. In realtà è molto difficile battersi per un assorbimento pieno della metà di tal numero di tirocinanti, ma a farlo siamo noi procedendo per gradi con l’ottenimento di maggiori diritti, un aumento salariale, e possibilmente l’agognata stabilizzazione. Attenzione però: a noi compete la proposta, non la decisione. Un punto su cui essere estremamente chiari, altrimenti poi la colpa è del sindacato e non come in verità è della politica”.

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