‘Dipendenti e funzionari Asp si sarebbero appropriati di oltre 166mila euro di fondi pubblici’ (CON VIDEO)

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    di Antonio Capria
     
    “Un’indagine fatta di prove, non di gravi indizi di colpevolezza. Un’indagine corroborata da documenti inoppugnabili. Non si tratta del furto di una mela, ma sono stati rubati fondi destinati all’assistenza domiciliare agli anziani, rubati in modo scientifico e cinico, addirittura uno degli indagati con questi fondi ha portato tutta la famiglia in Spagna a villeggiare. Si tratta delle tasse della gente, di fondi europei destinati a migliorare la qualità della vita di malati anziani a casa, persone bisognose che non avevano i soldi per curarsi. E chi ha rubato così deve andare in carcere, non agli arresti domiciliari”.  Non ha usato mezzi termini il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri nel descrivere i contenuti dell’operazione ‘Stop and go’, che ha portato all’applicazione di due misure cautelari ai domiciliari e 7 misure interdittive nei confronti di dirigenti e funzionari dell’Asp di Catanzaro, indagati per concorso in peculato e favoreggiamento personale.  Una vicenda che ha dimostrato “una arroganza e una spregiudicatezza che disgusta”, ha detto Gratteri. Troppo miti, secondo il procuratore, le decisioni del gip Barbara Saccà, che ha disposto misure meno gravi rispetto alle richieste della procura – sottoscritte anche dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto Fabiana Rapino –  che aveva invocato tre arresti in carcere e tre ai domiciliari. Nessuna polemica con il giudice  “apprezziamo molto il lavoro dell’ufficio Gip – hanno rimarcato i magistrati –  che ci dà sempre risposte molto rapide ed efficaci nonostante sia oberato di lavoro”, ma la Procura valuterà se fare appello per ottenere misure più gravi anche alla luce degli interrogatori che si svolgeranno nei prossimi giorni.
     
    Le misure. Due dirigenti sono stati posti agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in peculato aggravato e favoreggiamento personale, Giuseppe Romano, di 54 anni, responsabile del progetto, e il suo collaboratore Ieso Rocca, di 49, mentre sono state disposte misure interdettive per il direttore amministrativo Giuseppe Pugliese, di 49 anni, oltre che per il 60enne Francesco Francavilla; il 59enne Maurizio Rocca; la 49enne Silvia Lanatà; il 62enne Giuseppe Fazio; il 39enne Dario Marino, e il 58enne Francesco Grillone. Altri tre dipendenti, Caterina Cosimina Simonetta, Francesco Papaleo e Damiano Congiusta risultano indagati, per essersi prestati, secondo l’accusa, a percepire indebitamente compensi senza svolgere alcuna attività relativa al progetto. 
     
    Il progetto.  Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, guidato dal colonnello Carmine Virno, e in particolare dal dipendente gruppo Tutela spesa pubblica al comando del tenente colonnello William Vinci,  i dipendenti dell’Azienda sanitaria si sarebbero appropriati di oltre 166 mila euro di fondi pubblici. Il progetto europeo, partito nell’aprile del 2014 per un periodo di tre anni e finanziato al 20 per cento dalla Comunità europea e il resto a spese della Regione Calabria,  sarebbe dovuto servire per migliorare il sistema di forniture pubbliche di beni e servizi socio-sanitari in favore della popolazione anziana con la disponibilità di sistemi di assistenza domiciliare più tecnologici. In realtà, secondo l’accusa, è stata svolta solo un’attività minimale concretizzatasi esclusivamente in una consultazione di mercato ai fini esplorativi. I dirigenti coinvolti a vario titolo nell’attuazione dell’iniziativa, una volta ottenuta l’anticipazione finanziaria dall’istituzione europea, per un ammontare di oltre 300 mila euro, secondo l’accusa, anziché perseguire gli obiettivi prefissati, si sono appropriati di gran parte dei fondi attraverso false attestazioni, fatture maggiorate e rendicontazioni artefatte. Una sottrazione “spudorata”, l’ha definita il procuratore Bombardieri, ripercorrendo l’attività di un’indagine complessa, che ha fatto emergere anche “approssimazione” nei controlli e soprattutto l’operato di organi dirigenziali che hanno cercato di non fare emergere l’attività illecita.  Il riferimento è al direttore amministrativo Giuseppe Pugliese, il quale secondo gli inquirenti si sarebbe adoperato affinché la dirigenza aziendale non denunciasse la vicenda alla magistratura, fornendo inoltre indicazioni ai responsabili sulle modalità di predisposizione della documentazione giustificativa idonea a eludere i controlli. 
     
    Le indagini. Le indagini delle Fiamme gialle si sono concentrate sull’esame dei documenti sequestrati negli uffici dell’azienda, ma anche presso altri soggetti e fornitori di servizi, ma soprattutto su su numerose intercettazioni telefoniche e ambientali,  che hanno consentito di ricostruire l’intera vicenda e dare una lettura chiara alle carte che gli indagati avrebbero messo in ordine “ex post”, per giustificare le spese sostenute.  In alcune riprese – ha spiegato il colonnello Virno – sono ripresi gli indagati mentre scrivevano, seduti attorno ad un tavolo e calendario alla mano, il registro delle presenze del progetto, obbligatorio per la rendicontazione delle spese. In realtà, hanno spiegato gli inquirenti, il contributo dei soggetti al progetto era del tutto fittizio. Senza far nulla per loro c’era un guadagno medio di 2.300 euro al giorno. Il solo Giuseppe Romano ha percepito, hanno spiegato gli investigatori, 68 mila euro.  La Comunità europea – ha spiegato il colonnello Virno – aveva previsto 56 mila euro di spese per il personale impegnato nella realizzazione del progetto. L’Asp ha rendicontato su questo capitolo soltanto 43 mila euro, risultando addirittura virtuosa: in realtà altri 122 mila euro sono stati rendicontati come spese per il personale per il progetto, una voce che quasi certamente non verrà riconosciuta dalla Commissione e quindi queste somme finiranno per ricadere sulle tasche dei cittadini calabresi.  
    “Un’indagine – ha spiegato il generale Miglioli – che dimostra la alta vocazione sociale della Guardia di Finanza, ed è una prova del lavoroche vogliamo fare insieme alla Procura”. 
     
    Una élite investigativa. In chiusura di conferenza stampa procuratore Gratteri ha rimarcato ancora una volta la qualità della polizia giudiziaria a disposizione della Procura, elogiando nell’occasione il gruppo di investigatori della Guardia di Finanza guidato dal Colonnello Virno e dal tenente colonnello Vinci: “E’ una élite”, ha detto il procuratore. “Si tratta di uomini scelti uno per uno dal comandante generale della Guardia di Finanza e dal generale Miglioli. Indagini di questo tipo non si fanno ogni mese, né da tutte le parti. Per portarle a termine serve gente onesta fino ai globuli rossi, che non ha contatti con il territorio, che la sera rientra a casa e non va in barca con il jet-set”, ha concluso il procuratore.

     

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