Uscirai Sano, il docufilm sull’ospedale psichiatrico di Girifalco ha incantato gli spettatori (CON VIDEO)

La pellicola di Rosanò e Pellegrino, proiettata al Comunale, ha richiamato una folla capace anche di riaccendere il centro storico in un anonimo mercoledì di settembre

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    di Danilo Colacino

    Un docufilm che arriva dritto al cuore, ma dopo aver colpito la mente e anche lo stomaco come uno di quei cazzotti incassati all’improvviso e capaci di togliere il fiato. Questo e molto altro è “Uscirai sano”, pellicola di Barbara Rosanò (ideatrice del progetto) e Valentina Pellegrino (Amore criminale e Chi l’ha Visto?) prodotta dall’associazione culturale Kinema sull’ospedale psichiatrico di Girifalco. Una sorta di documentario proiettato ieri sera in un cinema-teatro Comunale, gestito da Francesco Passafaro, gremito in ogni ordine di posto e in grado dunque di regalare al centro storico una notte come quelle di tanti anni fa in cui anche in un “anonimo mercoledì” di settembre c’era vita. Pure dopo le 20. Un particolare affatto trascurabile. Ma non poteva essere altrimenti perché a richiamare tale partecipazione straordinaria è stato un delizioso e raffinato film – peraltro in replica fra sei giorni per esaudire tutte le richieste di biglietti pervenute – che prende il titolo da una frase “Sanus Egredieris” scolpita su una pietra del muro della struttura nel 1881, vale a dire nell’anno in cui venne inaugurata. Un nosocomio che ha cambiato letteralmente il volto di una comunità, semplice e rurale. Una cittadina in cui i degenti si sono integrati sin da subito con il tessuto sociale, stabilendo una connessione osmotica indissolubile. Basti pensare al campetto di calcio voluto su uno dei terreni “nella pertinenza dell’Op” da uno dei tanti direttori succedutisi nei decenni in cui giocavano i bambini del posto con i pazienti e gli infermieri a far da spettatori o addirittura sporadicamente impegnati nelle partitelle stesse. E che dire degli ospiti del nosocomio con il permesso di recarsi in paese perfino per espletare qualche lavoretto nelle vecchie botteghe della località dell’entroterra ionico catanzarese. Un luogo in cui la domenica nelle case si cucinava anche per loro, “i pacci”. Ma la storia raccontata non è purtroppo solo a tinte rosa, anzi. Nel docufilm ci sono pure i ricoveri inappropriati – magari di un bambino “troppo vivace”, con una sindrome classificabile oggi quale iperattività infantile – l’evoluzione di terapie per così dire primordiali nella psichiatria come il massiccio impiego dell’elettroshock, le vicende personali di chi è finito a Girifalco per la depressione dovuta alla tragica perdita di un figlio in tenera età e i suicidi. Sì, anche quelli. Morti che alcuni degenti si sono date perché incapaci di sopportare la coazione (in un periodo pre Legge Basaglia, come ovvio) di una…vita sospesa nei padiglioni sebbene la presenza di patologie non curabili nell’Op perché di diversa natura come ad esempio l’Alzheimer. Una realtà, nuda e cruda, che non deve però nascondere il rovescio della medaglia: le persone uscite davvero guarite o comunque curate per quanto possibile da lì, da cui sono passati luminari della branca medica di riferimento come il direttore che a metà degli anni Settanta rivoluzionò il concetto di gestione dell’Op accompagnando i pazienti al mare. Tanti i personaggi che hanno contribuito alla materiale realizzazione del film, girato con attori professionisti, amatoriali e persino occasionali, ma amalgamatisi in un contesto eccezionale. Un lavoro fatto con amore e non solo con grande tecnica, raccontato per brevi cenni prima della proiezione dal noto volto della Rai calabrese e nazionale Emanuela Gemelli che ha addirittura fatto una comparsata in una scena al pari del marito (anch’egli giornalista professionista) Marcello Barillà, il quale ha invece avuto uno spazio maggiore. Uscirai Sano, del resto, meritava tanta attenzione e dedizione da parte di chi ha creduto in un’idea brillante. Un documentario che ha permesso anche di far sapere quanto Girifalco, dopo un iniziale comprensibile “disorientamento”, abbia voluto il suo Op fino al punto di scendere in piazza, ribellandosi, quando se ne paventava lo spostamento ad altra sede.

     

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