‘Cattolici e politica’, De Mita bacchetta il Pd e auspica il ritorno del Partito Popolare

L'ex leader della Dc al Politeama in un convegno a cui hanno preso parte anche Viscomi e l'arcivescovo Bertolone

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    E’ il popolarismo di ispirazione sturziana il futuro dell’impegno politico dei cattolici. Non ha dubbi l’ex presidente del Consiglio ed ex leader della Democrazia Cristiana Ciriaco De Mita, che appassiona la platea del teatro Politeama di Catanzaro raccogliendo l’invito dell’arcivescovo Vincenzo Bertolone a impreziosire il convegno sul ruolo dei cattolici nella politica. Un tema sempre più attuale in un contesto caratterizzato da un presente estremamente confuso che proietta altrettanta confusione anche nel futuro: e per questo l’esperienza del passato può tornare utile per chiudere la diaspora dei cattolici in politica e aiutarli a rinnovare la loro missione a servire il bene comune.

    Il parterre – L’importanza e la delicatezza dell’argomento, il richiamo della Chiesa e la presenza di un personaggio come De Mita che ha fatto la storia politica nell’Italia della Prima Repubblica determinano il pienone al Politeama. Un parterre d’eccellenza nelle prime file, occupate in modo “bipartisan” da tantissimi esponenti politici, di oggi e di ieri: si riconoscono, tra gli altri, i consiglieri regionali Baldo Esposito e Arturo Bova, Donato Veraldi, Marcello Furriolo, il medico di Berlusconi (e “indiziato” prossimo candidato governatore del centrodestra in Calabria) Bernardo Misaggi, Cesare Mulè, Rosario Chiriano, Pierino Amato, Gianpaolo Chiappetta, amministratori comunali tra cui il vicesindaco Ivan Cardamone che porta i saluti del sindaco Abramo. In prima fila anche l’arcivescovo emerito monsignor Antonio Cantisani e ovviamente l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra Bertolone, ispiratore dell’iniziativa.

    Gli interventi – Ovviamente in sala si respira forte il vento della Dc e delle sue migliori esperienze, e non potrebbe essere diversamente. A moderare gli interventi, aperti da don Gesualdo De Luca, c’è Franco Cimino, volto noto della politica catanzarese e “testimonianza” diretta dell’impegno dei cattolici in politica, se solo si ricorda che è stato l’ultimo segretario provinciale della Dc. E nelle parole del primo relatore, il direttore della scuola diocesana di formazione don Salvino Cognetti, scorrono i nomi di “padri nobili” come don Luigi Sturzo ma anche «De Gasperi con i suoi valori del rispetto dei diritti dell’uomo e della famiglia, della giustizia sociale come missione dei servitori dello Stato, Aldo Moro esempio della capacità di indicare una nuova strada e Benigno Zaccagnini come esempio dell’etica applicata alla politica». “Giganti” che – prosegue don Cognetti – «ci  insegnano che ancora oggi c’è spazio per una formazione politica che si richiami alla dottrina sociale della Chiesa». Molto appassionato poi l’intervento del vicepresidente della Giunta regionale Antonio Viscomi, che cita spesso gli insegnamenti di Papa Pio XI e Papa Francesco, rimarca come «in questi tempi è aumentata l’attenzione della politica verso i voti dei cattolici ma è diminuita l’incidenza dei cattolici nella politica, per questo è necessario che i cattolici riscoprano il gusto della politica e che insieme possiamo sognare un mondo migliore e costruirlo attraverso il dialogo», sapendo – dice ancora Viscomi – che «tra il “me ne frego” di triste memoria e il “mi interessa” di Barbiana non c’è partita, perché vince sempre quest’ultimo».

    Il vecchio “leone” democristiano – Il momento più atteso arriva con Ciriaco De Mita, che ringrazia più volte monsignor Bertolone per l’invito e parla  a braccio per oltre un’ora ricordando spesso – e rivendicandola con orgoglio – «la grande esperienza della Dc, che ha saputo trasformare il Paese perché aveva contezza della complessità dei problemi e la capacità di risolverli uno alla volta senza cedere alla tentazione miracolistica ma inutile di risolverli tutti insieme». Ma lo sguardo di De Mita è al presente, ed è uno sguardo critico anche rispetto al Pd che – dice l’ex leader democristiano – «non amo perché in realtà non esiste: mi rammenta quello che vivevo da ragazzo, quando ognuno di noi diceva di avere una fidanzata ma poi questa fidanzata non si vedeva mai… ». C’è poi nelle parole di De Mita la preoccupazione per l’attuale quadro politico «nel quale è in gioco la conservazione della democrazia rappresentativa» e ci sono pericolosi «populismi interpretati da analfabeti della politica: io una volta rifiutai l’invito di Rumor a fare il ministro della Ricerca perché ritenevo di non averne la preparazione». E allora De Mita traccia anche una rotta per il futuro, invitando la politica a recuperare «la suggestione della speranza: è il tempo di rifare il partito popolare sturziano, che può ridare protagonismo e spazio ai giovani. Abbiamo il dovere di rilanciare questa grande cultura del popolarismo sturziano, perché – conclude De Mita – la partecipazione del popolo è il presupposto per il governo del popolo».

    Le conclusioni di monsignor Bertolone – Conclude monsignor Bertolone, che inizialmente aveva pensato di non intervenire ma poi interviene anche per la “dolce” insistenza di De Mita, Cimino, dei relatori e dell’intera platea del Politeama. «Non so – esordisce l’arcivescovo e presidente della Cec – cosa succederà dopo questo bellissimo confronto, che indica la via del popolarismo che bisogna concretizzare e che avrà nuova cittadinanza se si riempie di contenuti e di persone che si impegnano nonostante le leggi elettorali come l’ultima consentano pochissimi spazi. Oggi – conclude monsignor Bertolone – la politica non è in grado di governare perché governa la finanza: non è una bella situazione, ma il passato può illuminare il presente. E il credente, dovunque si trova e comunque faccia politica, dev’essere sale, luce e lievito per gli altri». (Ant. Cant.)

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