I Quartieri: ‘Sanità e anziani garanzia per il palinsesto delle Iene’

“Non siamo diversi dal sistema e da altre città”

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    Riceviamo e pubblichiamo nota stampa di Alfredo Serrao, presidente Associazione I Quartieri.

    “Inizia un nuovo anno e fra le tante forzature ed i bluff della politica regionale in tema di sanità, non ultimo il minacciato incatenamento del presidente Oliverio, c’è un solo dato di certezza: la sanità resta ben salda nelle mani del commissario Scura. Per fortuna, aggiungiamo noi. All’interno di questo perimetro – la sanità – restano per tutti e per la città di Catanzaro altre certezze di valore negativo, che per alcuni versi sono delle incompiute e, per altri delle croniche storture del sistema. Il tutto sottoscrive e fortifica quanto affermato da don Giacomo Panizza: “che non si può lasciare la sanità nelle mani dei politici”. La città di Catanzaro non è immune da questo monito, lo certifica l’azione del sindaco Sergio Abramo rispetto alla funzionalità del pronto soccorso dell’AO Pugliese-Ciaccio, le cui prescrizioni fatta salva la contingenza, non hanno prodotto modifiche apprezzabili. Per come non si registra alcuna inversione di tendenza rispetto all’integrazione delle aziende ospedaliere cittadine, la creazione della piattaforma di emergenza-urgenza al Policlinico universitario e la definizione del progetto del nuovo ospedale. Resta invece, senza fingere di scandalizzarsi, l’aumento del deficit finanziario ascrivibile al management di nomina politica e quei valori Lea, le cui incrostazioni, li inchiodano inesorabilmente. Non siamo diversi dal sistema, ma la cosa che ancora di più ci impone brutalità e crudezza nella denuncia, se ancora resiste il valore del coraggio, è scoprire che quanto evidenziato qualche giorno addietro, il 19 dicembre nella trasmissione le Iene – “morire di incuria all’ospedale” – non ci rende diversi come città. Le nostre strutture sanitarie sono perfettamente allineate ad una filosofia univoca, che genera solo business e calpesta i diritti: si cura l’acuto e non si incide sulla cronicità della malattia. Questa filosofia sanitaria diventa a questo punto criminale se interessa le fasce deboli più a rischio, come gli anziani magari non autosufficienti oppure i disabili. Scopriamo in tal senso che il nostro pronto soccorso non tutela gli anziani, non avendo mai previsto un percorso dedicato. Ma, ancora di più scopriamo che, nei reparti dedicati del Pugliese-Ciaccio, come geriatria o medicina, quanto denunciato dalle Iene appare normalità. Appare normale garantire agli anziani il loro giusto corredo di piaghe da decubito. Resta a questo punto da chiedersi se il problema è soltanto la vistosa mancanza di personale e quale sia in tal senso la responsabilità, anche di ordine penale, di chi governa i reparti abdicando colpevolmente al suo ruolo. O se inverosimilmente, e qui l’aspetto assume connotati di gravità, esiste e resiste una comoda miopia fuori e dentro le mura del Pugliese-Ciaccio, che unisce i professionisti della salute. E’ un atteggiamento di ageismo, fatto di omissione sull’aria del: tanto è vecchio…è solo vecchio. Un vizio che priva gli anziani della possibilità di diagnosi e di cura. E’ un vizio consumato, che però giustifica all’interno dell’ospedale Pugliese-Ciaccio il “commercio di badanti” o “l’affitto temporaneo” di operatori socio sanitari in quota ad associazioni presumibilmente no profit, che unitamente al servizio vigilanza – altra stranezza – incide sul bisogno di lavoro legittimo che non prevede scorciatoie, mentre ancora assistiamo al balletto concorso. Chi governa la sanità catanzarese gira lo sguardo, facendo finta di non vedere. Per come non vede l’inesistenza di una rete di protezione extra-ospedaliera dove di converso – non dovunque per fortuna – nelle RSA gli anziani vivono e sopravvivono con la certezza di una diagnosi di malnutrizione e disidratazione. Giusto per rispondere sempre al principio di ageismo. Un principio dove il diritto alla salute si scontra con atteggiamenti di ostilità, di silenzio neanche imbarazzato, di superficialità e disinteresse o di impunita arroganza! Anche in questo caso il controllo si adegua ad una logica di comparaggio politico a tutela di alcune realtà, le Asp territoriali tranquillamente permeate dal meccanismo, applicano il principio della penombra…non vedere rende tranquilli. Non è ammissibile liquidare il tutto con l’espressione: “può succedere…” Compartecipazione dei cittadini al funzionamento corretto dei servizi di prevenzione, cura e riabilitazione non ci sembra una bestemmia. E’ semmai l’unica strada percorribile per restituire dignità e controllo, dal basso, alla sanità calabrese espropriandola, come è giusto, a quella politica che di fatto ne ha solo decretato il deficit ed il commissariamento”.

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