Ricorso contro la bocciatura del figlio, il Tar lo respinge

Riconosciuto il valore educativo e formativo della non ammissione all’anno scolastico successivo

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    di Giulia Zampina

    Fin dove può arrivare l’ingerenza dei genitori nella vita scolastica dei figli? Trent’anni fa avremmo certamente detto senza paura di essere smentiti che i genitori dovevano fermarsi ben prima dei cortili o delle scale che conducevano nelle aule. Oggi purtroppo i genitori, complice un cattivo uso della tecnologia, arrivano nelle aule, nelle sale professori e ben oltre. Anche nelle aule di tribunale. Per la precisione quello amministrativo di Catanzaro, dove alcuni magistrati, Nicola Durante, Presidente Emiliano Raganella, Primo Referendario, Estensore Giuseppina Alessandra Sidoti, Referendario, si sono trovati a discutere e a dover decidere del ricorso di due genitori contro la decisione della scuola, in sede di scrutinio, di non ammettere il minore alla classe successiva. “Il giudizio di non ammissione alla classe scolastica successiva, – scrivono i giudici – sebbene percepibile dall’interessato come provvedimento afflittivo, non ha carattere sanzionatorio, bensì finalità educative e formative, poiché si sostanzia nell’accertamento del mancato raggiungimento di competenze ed abilità proprie della classe di scuola frequentata che consigliano la ripetizione dell’anno scolastico proprio al fine di consentire di colmare lacune di apprendimento, nell’interesse specifico dell’alunno”. Basterà questo a fermare l’ingerenza delle famiglie nella vita scolastica dei figli? Forse no. Ma come diceva qualcuno, in questo complicato mondo della scuola dove nulla è più certo, Io speriamo che me la cavo.

     

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