Omicidio Critelli, pena di 30 anni al complice del responsabile

Nei giorni scorsi la sentenza 

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    Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’avvocato Nunzio Raimondi in merito alla vicenda in cui è rimase vittima Antonia Critelli .

     

    Si è svolta il 23 febbraio dinanzia alla Prima Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione,l’udienza pubblica del processo penale a carico di Davide Veneziano, 28 anni, di Catanzaro, accusato, unitamente a Passalacqua Silvano (deceduto nel corso del processo), di rapina pluriaggravata con conseguente omicidio volontario pluriaggrava in danno di Critelli Antonia, avvenuto in Catanzaro, il 23.03.2009.

    Come si ricorderà,la donna venne ritrovata priva di vita, dal figlio, Pietro Tassone, noto imprenditore catanzarese, nella sua casa del quartiere pontepiccolo, dove era rientrata come al solito, accompagnata da un dipendete del noto “Bar Tassone”,con l’incasso della giornata.

    La donna venne ritrovata riversa sul letto con mani e caviglie legate con del nastro adesivo, segni evidenti di violenze subite sul suo corpo e tracce ematiche in varie parti della stanza e perfino sul soffitto.

    Le indagini si rivelarono molto complesse;si accerto’ che qualcuno si era introdotto nell’abitazione della povera signora Critelli attraverso un balcone (probabilmente facilitato all’accesso ad un piano alto attraverso un’impalcatura presente presso il palazzo, essendo in corso lavori di ristrutturazione dello stesso).

    Vennero rilevate però tracce di DNA su alcuni guanti di lattice presenti sul letto della vittima miste a tracce biologiche e l’autopsia evidenzio’ che la morte era avvenuta per soffocamento (probabilmente con l’uso di un cuscino).

    Dopo molte sollecitazioni al P.M. da parte dei parenti della vittima, in particolare da parte del figlio Pietro Tassone, assistito fin dall’inizio delle indagini, da Nunzio Raimondi, la polizia giudiziaria procedette a convocare i due sospettati del delitto ed, attraverso lo stratagemma di offrire loro una sigaretta, rilevò le tracce di saliva e le comparò con il DNA rinvenuto sul luogo del delitto.

    Verificata l’identità dei profili scattarono gli arresti.

    In udienza preliminare i due accusati si difesero, con il patrocinio degli Avvocati Piero Chiodo (per il Veneziano) e Stefano Nimpo (per il Passalacqua), sostenendo che il solo Passalacqua (allora già malato terminale) aveva proceduto a soffocare la vittima mentre il Veneziano sarebbe stato intento a rovistare in casa.

    Ma la versione, contrastata dal P.M. in primo grado e dai difensori delle parti civili ( Fabrizio Costarella, per Domenico Tassone e Nunzio raimondi per Pietro Tassone), non convinse il giudice del rito abbreviato (prescelto dagli imputati), dott. Giuseppe Perri, che, accogliendo la richiesta del P.M., il 17.11.2015 condanno’ gli impuatti a trent’anni di reclusione ciascuno.

    Propose appello il solo Veneziano (essendo medio tempore deceduto il Passalacqua) contestando, fra le altre cose, che il giudice di prime cure non avesse dedotto sulla effettiva partecipazione dell’imputato al delitto di omicidio, rimanendo la rapina confessata da entrambi gli imputati già in primo grado.

    La Corte di Assise di Appello,accogliendo le richieste del P.G. e delle parti civili,in data 18.10.2016 confermò la sentenza di condanna a trent’anni di reclusione emessa in primo grado.

    Il difensore del Veneziano, Piero Chiodo, impugnò la sentenza per cassazione deducendo numerosi motivi di diritto.

    All’udienza di venerdì scorso, il Procuratore Generale ha richiesto il rigetto del ricorso. Presenti i difensori dell’imputato, avvocati Piero chiodo ed avv.prof. Giuliano Dominici e le parti civili costituite con il ministero di Fabrizio Costarela e di Nunzio Raimondi, la causa è stata discussa dinanzi alla prima sezione penale della Suprema Corte: . Costarella, il quale si è intrattenuto sul tema del dolo eventuale e su altri motivi difensivi definiti “evanescenti” chiedendo il rigetto del ricorso; il prof. Raimondi, il quale, nella sua arringa tecnica, si è soffermato sulle modalità della condotta (l’immobilizazzione ed il soffo-camento della vittima potevano essere eseguite soltanto da due persone)e sulle forme concorsuali nei delitti connotati da dolo eventuale, eviden-ziando la coerenza logica ed argomentativa della sentenza di secondo grado e concludendo per il rigetto del ricorso.

    Ha preso poi la parola il difensore Chiodo che, con un’appassionata arringa,ha cercato di dimostrare l’estraneità del proprio assistito al delitto di omicidio.Parimenti i Dominici, ha svolto la propria arringa tecnica censurando l’operato dei giudici di appello i quali avrebbero omesso di evidenziare i profili concorsuali con riferimento alla posi-zione del Veneziano.

    La Corte, dopo lunga camera di consiglio, a tarda sera, ha rigettato il ricorso del Veneziano confermando, pertanto, la condanna, ora definitiva, a trent’anni di reclusione.

    Si chiude così un lungo processo relativo ad un crimine che ha scosso profondamente la città ed suscitato negli anni un grande clamore mediatico.

    I difensori delle parti civili, avvocati Raimondi e Costarella, alla lettura della sentenza, hanno dichiarato:

    ”La giustizia arriva sempre ed inesorabilmente e ad essa bisogna credere anche nei momenti di disperazione e sconforto.

    La Signora Critelli, vittima di un delitto orribile, ora può riposare in pace e gli animi si possono acquietare.

    Adesso, infatti, la parola passa esclusivamente allo Stato, il quale saprà prendersi cura di questo giovane per rieducarlo alla vita civile. Quando arriva una condanna a trent’anni, nessuno può brindare:non ci sono né vinti né vincitori.Vince solo la verità.”

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