Sellia Marina, scuola e carabinieri contro bullismo e cyberbullismo

Il messaggio di una giornata all'insegna dell'educazione e della legalità:  denunciare comportamenti scorretti, parlare e fidarsi dei professori, aiutare gli amici in difficoltà

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    Gli studenti delle classi seconde della scuola secondaria di primo grado di Sellia Marina, L’8 marzo accompagnati dalla dirigente Filomena Folino sempre attenta alle esigenze deglu alunni, e dai loro professori, attenti e dosponibili, hanno incontrato il capitano De Francesco, comandante della stazione dei Carabinieri di Sellia Marina, per una “conversazione” sul tema ‘bullismo e cyberbullismo. Dopo aver chiesto ai ragazzi cosa fosse per loro il bullismo, il capitano ha spiegato che il bullismo non indica comportamenti aggressivi o scorretti che chiunque potrebbe avere in un momento di rabbia, ma è una forma di comportamento di tipo violento sia fisico che psicologico ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone considerate deboli e incapaci di difendersi. Ha insistito soprattutto sul carattere intenzionale degli atti. Ha spiegato che per parlare di bullismo è necessario che siano presenti tre elementi: 1) l’intenzionalità; 2) la sistematicità; 3) l’asimmetria di potere: il bullo non è forte, ma viene considerato forte all’interno di un gruppo di persone (ad esempio una classe).

    Le modalità di azione del bullo possono essere dirette: il bullo in prima persona agisce, o indirette: il bullo fa da regista, si avvale di quelli che sono i suoi aiutanti. Uno dei meccanismi base del bullismo è quello di escludere un individuo dalla comunità, di isolarlo, di annientare e annichilire psicologicamente una persona. Il bullo con il suo comportamento, per il quale non prova alcun senso di colpa, compie dei veri e propri reati che possono essere puniti per legge anche se il soggetto è minorenne. Questo perché per la legge italiana un ragazzo di 14 anni non è più considerato un “bambino” ed è quindi penalmente punibile. Chi ruba la merendina ad un compagno, i soldi, il cellulare, ecc.. commette un furto e il furto è un reato punibile dalla legge anche con la detenzione. Ma quali sono gli “attori” del bullismo: il bullo, la vittima, i sostenitori/aiutanti del bullo, il difensore della vittima e la maggioranza silenziosa. Questi ultimi due “attori” sono essenziali nella risoluzione del problema, sono quelli che possono veramente aiutare la vittima.

    Le parole del capitano De Francesco hanno voluto risvegliare la coscienza dei ragazzi, far capire loro che se si rendono conto di star facendo qualcosa di sbagliato devono tornare subito sulla retta via per il semplice motivo che ciò che oggi si fa e non si comprende sia sbagliato un giorno potrebbe portarli a fare cose ben peggiori. Ha invitato tutti a denunciare comportamenti scorretti, a fidarsi dei genitori, degli amici e soprattutto dell’istituzione scolastica. I professori non devono essere visti come degli antagonisti, ma come persone che aiutano i ragazzi a crescere a formare le loro coscienze civiche a fare dei ragazzi di oggi i cittadini del domani. Ha suggerito anche di usare una applicazione creata dal Ministero, dalla polizia di stato con la collaborazione di tutte le forze dell’ordine, disponibile sul web: Youpol, con la quale si possono denunciare atti di bullismo o comportamenti scorretti o reati, rimanendo nell’anonimato. In effetti chi è vittima di bullismo ha paura di denunciare. Il bullo e tutti coloro che lo seguono, lo appoggiano o semplicemente stanno zitti e non denunciano, fanno sì che la vittima venga isolata, perda fiducia in se stessa, abbia paura di parlare, si convinca di essere nel torto, di non valere niente e addirittura che si meriti una simile persecuzione. Nei casi più gravi, quando la vittima è particolarmente sensibile, si può arrivare addirittura al suicidio.

    Ma c’è un altro aspetto della questione: spesso la vittima non riconosce di “essere vittima”, lo nega a se stessa e agli altri. L’invito è stato quello di parlare, di non tenere tutto dentro poiché con azioni adeguate si può mettere un freno al fenomeno. Non lo si può fermare, invece, qualora il bullismo si trasforma in cyberbullismo. Tutto ciò che viene condiviso in rete: foto, video, commenti rimangono in modo indelebile nel web, possono diventare virali. Bisogna stare molto attenti a ciò che si pubblica o si condivide. Non si può postare un video “per scherzo” e poi cancellarlo. Niente può essere cancellato e comunque nel frattempo il video sarà già stato visto e condiviso da migliaia di persone in tutto il mondo. Il cyberbullismo, purtroppo, non rimane confinato nell’ambito della rete, ma ha una serie di ripercussioni nel quotidiano delle persone.

    Ancora una volta il capitano ha invitato ad usare in modo intelligente i propri cellulari, a stare attenti a ciò che si pubblica e si condivide, a non cadere nelle trappole della rete, a non fidarsi di “offerte sensazionali” e “premi speciali”, a proteggere i propri dispositivi con password per evitare che terzi entrino in possesso di informazioni private. Li ha messi in guardia contro i pericoli del “deep web”, il lato oscuro della rete in cui avviene ogni tipo di traffici illeciti e dal quale, una volta catturati, è molto difficile liberarsi. La conversazione è stata estremamente interessante, la partecipazione viva e attenta. Il messaggio chiaro: denunciare comportamenti scorretti, parlare e fidarsi dei professori, aiutare gli amici in difficoltà.

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