Rogo Tonnina’s, in cambio dell’incendio promesso un proiettore

Secondo quanto riferito da Fiorentino nell'interrogatorio, sarebbe stato Paonessa a suggerire la truffa assicurativa. Trovate nella sua tasca le chiavi del locale TELEFONATA POI LO SCOPPIO ARRESTATO GESTORE LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

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    di Antonio Capria e Giulia Zampina

    Sarebbe stato Giuseppe Paonessa a proporre a Genny Fiorentino di incendiare il locale per riscuotere il risarcimento dell’assicurazione: questo almeno è quanto avrebbe ammesso l’indagato davanti al sostituto procuratore Chiara Bonfadini, durante l’interrogatorio all’esito del quale gli è stato notificato dalla Squadra Mobile il provvedimento di fermo. Fiorentino avrebbe infatti confidato a Paonessa di essere disperato per la difficile situazione economica del locale, di cui era titolare suo cognato, e il suo amico gli avrebbe quindi suggerito di mettere in atto la truffa assicurativa. Superate le iniziali perplessità, Fiorentino avrebbe accettato l’aiuto di Paonessa, il quale dal canto suo non avrebbe chiesto somme di denaro per eseguire il progetto criminoso. Fiorentino gli avrebbe comunque promesso, quale ricompensa, un proiettore al quale l’amico era interessato. 
    Fu quindi lo stesso Fiorentino, che ha sostenuto davanti il magistrato di avere agito all’insaputa del cognato, ad andare a Borgia per prendere Paonessa, con il quale si era dato appuntamento nel bar gestito dal padre, e Sergi, per poi accompagnarli sul lungomare di Lido intorno alle 23,30. Fino a quel momento, secondo il racconto di Fiorentino, i due non avevano con loro taniche di benzina. Fiorentino sarebbe quindi andato al Tonnina’s, dove sarebbe rimasto insieme al cognato fino alla chiusura, avvenuta 50 minuti più tardi. 
    Pochi minuti dopo l’una l’incendio che va subito fuori controllo, l’arrivo dei soccorritori e il ritrovamento tra le macerie carbonizzate dei corpi dei due giovani, distanti pochi metri l’uno dell’altro. Nella tasca dei pantaloni di Paonessa gli investigatori trovano un mazzo con due chiavi: sono quelle che aprono le porte del Tonnina’s. E trovano accanto al suo corpo anche un cellulare che continua a squillare. Tra le chiamate ce n’è una senza risposta, l’orario segna l’una e due minuti. Il numero è salvato in rubrica con il nome “Genny”.

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