Scordovillo, filiera criminale per commettere reati ambientali(2video)

Trentanove arresti nel campo rom di Lamezia Terme 

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    Dalle prime luci dell’alba della mattinata odierna, i Carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, con la collaborazione del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e supportati dai militari dei Comandi Provinciali di Catanzaro, Cosenza, Crotone, del Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro e del 14° Battaglione Calabria e da personale dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, hanno eseguito 39 misure cautelari personali (5 custodie cautelari in carcere e 34 divieti di dimora nel Comune di Lamezia Terme), emesse dal G.I.P. del Tribunale di Lamezia Terme, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di furto aggravato (artt. 624 e 625 C.P.), attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies C.P.), discarica non autorizzata (art. 256 c. 3 D. Lgs. 152/2006), inquinamento ambientale (art. 452 bis D. Lgs. 152/2006) e violazione di sigilli (art. 349 C.P.).

    La misura trae origine da un’articolata attività investigativa diretta da questa Procura della Repubblica e condotta dalla Compagnia di Lamezia Terme a seguito dei reiterati interventi del citato comando Arma presso il locale campo Rom sito in località Scordovillo a causa dei precari e abusivi allacci alla rete elettrica Enel nonché a causa dei numerosi incendi che interessano i cumuli di rifiuti abbandonati lungo la via d’accesso al citato insediamento. Già nell’aprile 2017, durante un primo accesso al campo, venivano deferite complessivamente 43 persone, di cui 12 tratte in arresto in flagranza, per furto di energia elettrica. Numerosissimi moduli abitativi, infatti, vengono alimentati mediante derivazioni abusive realizzate con decine di metri di cavi in rame, spesso oggetto di furto, collegati direttamente alle cabine Enel site nelle vicinanze del campo. In particolare, presso la cabina Enel sita in via Talete, i militari hanno individuato un cavo in rame lungo diverse centinaia di metri che, interrato sotto la linea ferroviaria, giungeva fino all’accampamento e dal quale si diramavano altre decine di allacci abusivi.

    Le attività tecniche hanno permesso altresì di ricostruire una complessa filiera criminale al cui vertice vi è la “Beda Ecologia Srl”, il cui amministratore unico è BERLINGIERI Antonio, attiva nel campo del trasporto rifiuti. In particolare è stato documentato che una serie di “microconferitori”, prevalentemente residenti all’interno del campo, dopo aver raccolto ingenti quantità di rifiuti di varia natura, pericolosi e non, vendeva gli stessi alla predetta società, con sede legale e operativa all’interno dello stesso insediamento. Qui i rifiuti, in assoluta violazione delle norme ambientali, venivano lavorati per essere successivamente trasportati presso altre società del medesimo settore dell’interland lametino. Gli scarti della lavorazione, invece, venivano sversati lungo la via d’accesso all’accampamento ove periodicamente, attese le considerevoli dimensioni che raggiungeva questa vera e proprio discarica abusiva, venivano dati alle fiamme. Tale fenomeno non si è ridotto nonostante un primo sequestro delle aree adibite a discarica e alle onerose operazioni di bonifica effettuate dal Comune di Lamezia Terme. Gli accertamenti svolti da personale dell’ArpaCal hanno permesso quindi di appurare che quanto fin ora descritto ha causato un importante inquinamento della matrice suolo con possibile interessamento della falda acquifera, senza tralasciare il fatto che, considerata la natura dei rifiuti dati alle fiamme tra i quali si annoverano anche rifiuti speciali e pericolosi, le nubi tossiche, contenenti senza alcun dubbio diossina, si sprigionano in un’area cittadina particolarmente sensibile attesa la prossimità al locale ospedale.

    Nel corso della operazione sono stati sottoposti a sequestro preventivo 15 autoveicoli, utilizzati per il trasporto dei rifiuti, oltre alla predetta società Beda Ecologia.

     

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