‘Massimè’ e la Catanzaro dei ’70 in un libro domani Palanca a Soveria

'Tredici gol dalla bandierina' di Ettore Castagna edito da Rubbettino fotografa con ironia un'inedita città. Tra l'amore per 'l'imperatore', la serie A e le contestazioni giovanili. Gli amori, i collettivi e i cortei

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    Di Laura Cimino

    ‘Massimè devo confessarti che nel 1970 non me ne fotteva niente del calcio. Ma è stato il calcio a venirmi a trovare. Anzi, diciamo che io e il calcio siamo diventati vicini di casa. Lui guardava me, io guardavo lui. Nel 1970 la mia famiglia si trovò una casa in affitto dietro lo stadio di Catanzharu, via Raffaele Piccoli, 11. Un sesto piano dal quale si vedeva il campo di gioco’.

    E così Vito Librandi e i suoi tredici anni e mezzo, il liceo Classico che lo aspetta con i voti che non decollano e una ‘professorè signorina presumibilmente vergine molto cattolica’, cresce tra le strade di ‘Catanzharu’ e li vede tutti passare da sotto casa sua ‘i cortei del Catanzharu in serie A. Dirindindì, dirindindà il Catanzharu in serie A’ e inizia a innamorarsi del suo eroe, che poi è e rimarrà l’eroe di una città, ‘Massimeddu’, ‘io ci credo in te perché hai le spalle strette che cadono subito come le mie e poi sei timido. (…) lo vedo che quando incontri i tifosi per strada e tutti ti circondano, ti ridono che ridi pure tu ma guardi a terra’. ‘Tredici gol dalla bandierina’ scritto da Ettore Castagna e edito da Rubbettino verrà presentato domani sera a Soveria Mannelli alle 21.30 per lo Sciabaca Festival.

    Ospite d’onore proprio ‘O Rey Massimo Palanca, insieme all’autore del libro Ettore Castagna e a Enzo Colacino. E’ il racconto inedito, potremmo dire l’omaggio di un suo figlio alla sua città, di una Catanzaro degli anni ’70 in cui ci si perde tra le vie, i nomi sono proprio quelli, i quartieri, via De Riso, ‘u Stadiu’, ‘Chianiceddu’, i gradini del bar di fronte al liceo Classico Galluppi, la Calabro Lucana e il mare di Lido e che trova due fili conduttori. La sinistra e ‘l’ala sinistra’, Massimo Palanca. La contestazione post ’68 da una parte, i cortei, e Massimè pari ‘na molla, ‘o Rey della Curva Ovest, dall’altra. ‘Piedino d’oro’.

    C’è Palanca che Vito va a guardare quando si allena allo stadio, c’è Catanzaro borghese, ‘fatta di impiegati e casalinghe’, dove non succede mai niente ‘tranne Palanca’ di sfondo, c’è un ragazzo che cresce e un Paese che dopo il ’68 cambia. La contestazione arriva nelle provincia del Sud, la sinistra catanzarese di sicuro minoritaria tuttavia c’è e nel libro di Ettore Castagna è raccontata e fa cortei, vede le ragazze femministe sfilare su Corso Mazzini al grido di ‘Io sono mia’, mentre ci si unisce nei collettivi e ci si veste con le gonne a fiori e gli zoccoli e le borse di tolfa (le donne) e le camicione a quadri e i pantaloni scampanati (gli uomini), e poi ‘Massimè’, Massimo Palanca, a cui Vito Librandi si rivolge per tutto il libro. Le storie intime si sviluppano di pari passo con quelle sociali. L’amore per Luisa e il primo bacio in via Milano.

    ‘Dopo non mi ricordo più nulla. Come se avessi preso un muro a centottanta all’ora. Un trauma cranico bello dolce indimenticabile. Non capisco più nulla, sono ubriacato del tutto’ e a letto senza cena. Ma poi col sesso Vito è timido e le esigenze di liberazione femminista di Luisa troveranno altri approdi ‘un buddista ricco che ha preso casa a Chianiceddu’ lasciandolo in un’ironica disperazione. Catanzharu, come sempre è chiamata, è nello scrittore soprattutto nel suo linguaggio che diverte e rapisce.

    Non può mancare alla fine un frasario essenziale Catanzharese italiano. Ecco allora scorrendo le pagine dei capitoletti brevi, due pagine ognuno, ‘a colaziona’, a ‘musciaria’, ‘saliamo la scuola’, ‘ajalà’, il ‘ganzo’, la ‘fantalata’, il ‘pipirinnacchio’, i ‘zassi’ ‘ le minne’, ‘manculicani’, e poi i personaggi della città dal mitico parroco Don Sabinis dell’Osservanza e su tutti Massimè, Massimo Palanca, e il suo assoluto record della Via Lattea di ben tredici gol segnati dalla bandierina. Detto l’Imperatore della Curva Ovest o Piedino di Fata anche conosciuto come il Mao – Tze – Tung del Tiro a Effetto negli ambienti rivoluzionari catanzaresi’. I tredici capitoli dalla bandierina sono degli omaggi d’amore a Palanca.

    E poi rimane l’altro filo conduttore del libro, Vito che cresce nella città del Sud, i viaggi in autostop al Nord, l’amica austriaca che si stende accanto a lui completamente nuda sulla spiaggia di Lido, il clamore sul lungomare, le canne, Lolli, Guccini, Dylan e Janis Joplin. La città si ritrova in ogni parola, in ogni abitudine, in ogni nome di strada. Gli anni ’80 che arrivano, la voglia di andar via, quella di restare, ‘tu quando vai all’università? Quando parti?’ il racconto di un Sud non troppo lontano nel tempo e quello di una città, con il vento della storia che la incrocia e il vento che Palanca impara a ‘domare’ quando tira.

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