Dal caso Pantani ad oggi: Basta ipocrisie attorno al doping (video)

Il legale della famiglia del "pirata" intervenuto oggi in un convegno a Palazzo de Nobili 

Più informazioni su


    “Bisogna tutti insieme abbracciare una battaglia contro l’ipocrisia che accompagna le vicende legate al doping. Il caso di ieri della giovane belga squalificata per 6 anni perché nella sua bici è stato trovato un motore fa riflettere. Possibile abbia fatto tutto da sola?”. Parole dell’avv. Stefano De Rensis, specializzato in diritto sportivo e, in particolare, in tema di doping, legale della famiglia Pantani e noto per aver difeso anche il ct della Nazionale Conte e anche calciatori coinvolti nell’inchiesta Dirty Soccer. Oggi De Rensis è intervenuto nell’ambito di un convegno su “Doping e ciclismo” – promosso dall’Associazione Italiana Avvocati dello Sport –  la prima iniziativa collaterale al Giro d’Italia tenutasi a Palazzo de Nobili. E ha detto la sua su un argomento al centro dell’attenzione: “Chi viene scoperto viene giustamente perseguito – ha commentato – ma gli altri sembra che cadano dalle nuvole. Bisogna far capire che il malaffare che si avvicina allo sport, che oggi è sempre più business, deve essere combattuto senza alcuna remora perché è la prima causa dei problemi nello sport”.

    Il caso Pantani e il risultato sportivo “falsato”  La memoria torna indietro nel tempo alle drammatiche vicende umane e sportive del “pirata” Pantani tornate alla ribalta di recente dopo la pubblicazione delle intercettazioni che, secondo l’inchiesta della Procura di Forlì, avrebbero rivelato il presunto intervento di un clan camorristico per arrivare all’alterazione del controllo del sangue del ciclista la mattina del 5 giugno 1999. La stessa indagine si è chiusa con la richiesta di archiviazione: gli autori dei reati non possono essere identificati. “Il giorno dopo i fatti di Campiglio – ha detto – è stata messa una lapide, nessuno si è preoccupato di approfondire, nonostante le analisi effettuate da Pantani il giorno stesso fossero risultate normali. Le ultime intercettazioni ci fanno capire come Pantani quel giorno non dovesse essere fermato. Oggi l’ipocrisia va debellata per arrivare ai responsabili. Aspettiamo la decisione dei gip a distanza di un paio di mesi dalle udienze di opposizione all’archiviazione tenutesi sia a Rimini che a Forlì. Poi ci recheremo dalle autorità preposte perché crediamo che il risultato sportivo sia stato falsato e Marco merita la giustizia e la dignità che le sono state tolte”.  Secondo De Rensis per raggiungere la verità “manca l’indipendenza e la forza di perseguire solo la giustizia. Nel 1999 non ci fu anche da parte dei media la capacità di approfondire la vicenda. Si è seguita un’onda, ma non è mai troppo tardi per fare giustizia e rimediare agli errori del passato”.

    Fenomeno doping in aumento a livello amatoriale La giornata di dibattito – moderata da Emanuele Alparone, socio dell’Associazione Italiana Avvocati dello Sport – ha visto, inoltre, confrontarsi professionisti esperti del settore, avvocati e medici, su alcune delle peculiarità più attuali del diritto sportivo. Dopo i saluti del vicesindaco Gabriella Celestino e dell’assessore allo Sport del Comune, Gianpaolo Mungo, i lavori sono stati introdotti dal Presidente dell’Associazione Italiana Avvocati dello Sport, Salvatore Civale. Tra gli altri, era presente anche Ivan Laguardia, procuratore Antidoping Nado Italia, il quale ha sottolineato il grande impegno profuso sul fronte dei controlli e della prevenzione che vedono l’Italia sicuramente tra i Paesi in prima fila. Ad approfondire le tematiche più propriamente mediche è stato Gino Mancuso, catanzarese doc e componente del Comitato Tecnico Sanitario Sezione Vigilanza e Controllo sul Doping e Tutela Sanitaria nelle Attività Sportive presso il Ministero della Salute, che per il quinto anno vivrà l’esperienza del Giro finalmente anche nella sua città. “Nel ciclismo il fenomeno doping è stazionario – ha evidenziato – anche perché si investe maggiormente nei controlli. Negli altri sport la problematica si sta, invece, diffondendo sempre di più anche a livello amatoriale come confermato dai numeri del report 2015 relativi agli indici di positività rispetto agli atleti testati”. Simone Di Leginio, già Sostituto Procuratore F.C.I., ha, a tal riguardo, analizzato tutti i profili legati al procedimento di natura disciplinare, mentre Gerardo Russo, vicecoordinatore dell’Associazione Italiana Avvocati dello Sport – Regione Campania, ha illustrato i possibili strumenti di lotta al doping e, in particolare, l’istituzione del “passaporto biologico dell’atleta”. 

    Domenico Iozzo

    Più informazioni su