Riordino delle Corti d’Appello, Catanzaro sia guardinga. L’invito di CnC

Il Movimento civico indipendente teme l'ennesima penalizzazione del Capoluogo

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    “In relazione al riordino della geografia giudiziaria che prevede una sola Corte d’Appello per regione, nessun dubbio può e deve esistere circa la riorganizzazione che interessa la Calabria. Tuttavia, a causa delle ricorrenti anomalie che registriamo da decenni nella nostra regione con vari uffici dello Stato non insediati nel capoluogo, riteniamo sia doveroso mantenere alta la guardia per evitare l’ennesimo scherzetto ai danni di Catanzaro. Ribadiamo: non esiste minimamente il rischio che venga soppressa la storica Corte d’Appello di Catanzaro per mantenere in vita quella di Reggio; allo stesso tempo non ci viene difficile prefigurare che, alla fin fine, la soluzione adottata sarà quella “alla calabrese”, cioè il duopolio”. E’ quanto si legge in una nota del Movimento civico indipendente “Catanzaro nel cuore”.

    “Ciononostante essere guardinghi è indice di accortezza e di prudenza,  e in tal senso invitiamo la classe politica locale a restare sveglia anche di notte – si legge ancora nella nota -. La Commissione Vietti, istituita dal Ministero della Giustizia, parla chiaro e per ora disegna una mappa giudiziaria che se non sarà modificata porterà gli opportuni accorpamenti tali da avere una Corte d’Appello per ogni regione. Il riordino trova sostanzialmente giustificazioni nell’utilità di realizzare una dimensione più ampia del singolo ufficio in modo da permettere ai giudici di specializzarsi meglio”.

    “Al di là di questi obiettivi e fattori tecnici, c’è poi il dato storico: la Corte d’Appello di Catanzaro ha 421 anni, giacché  dal 1595  amministra la giustizia in Calabria sotto le varie dinastie e case regnanti che si sono succedute e poi nell’Italia repubblicana; nel 1817 – dopo che la Calabria fu suddivisa in tre province – la restaurata dinastia borbonica confermò Catanzaro nel suo ruolo di sede centrale e superiore dell’amministrazione giudiziaria per tutto il territorio regionale e – con legge del 29 maggio 1817 – la Corte d’Appello di Catanzaro fu una delle quattro del Regno: Napoli, L’Aquila, Bari e Catanzaro appunto. Competente a giudicare in appello sulle impugnazioni avverso le sentenze di tutti i tribunali delle tre Calabrie. Anche dopo l’unità d’Italia tale ruolo fu confermato con reale decreto del 20 novembre 1861, che suggellò la lunga, prestigiosa e limpida tradizione giudiziaria catanzarese su tutto il territorio calabrese. Fino ai tempi recenti, precisamente fino al 1989, anno in cui nel famigerato Decreto Reggio venne inserita pure l’istituzione della Corte d’Appello di quella città con giurisdizione anche sui tribunali di Locri e Palmi – conclude la nota -. La storia ha la sua importanza e di essa si tiene conto. Tuttavia – lo rimarchiamo per l’ennesima volta – occorre che i politici catanzaresi, anziché firmare mozioni per conto terzi, siano accorti e vigili presso il Ministero competente, onde evitare che spregiudicatezza politica, interessi particolari e prevaricazioni di vario stampo prevalgano sul buon senso”.

     

     

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