La rabbia degli impiegati pubblici nella manifestazione di Catanzaro (CON VIDEO) foto

Sono arrivati da tutta la regione

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    Secondo quanto riportato in un comunicato stampa più di duemila persone hanno raggiunto stamattina Catanzaro da tutta la Calabria per il primo sciopero del pubblico impiego organizzato in regione. Una mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil che ha portato, per partecipazione, risultati che sono andati oltre le aspettative e ha visto i lavoratori mobilitarsi con striscioni, bandiere e slogan al grido di “dignità e lavoro” con una protesta che porta avanti ragioni nazionali e locali. “Tra le rivendicazioni, infatti, – si legge nella nota – sia il mancato rinnovo dei contratto nazionale dei dipendenti pubblici, “mancato rinnovo che ha portato allo Stato un risparmio tra i 25 e i 31 miliardi – ha detto il segretario  di Funzione pubblica Cgil Calabria Alfredo Iorno – i dipendenti pubblici hanno contribuito in modo sostanziale al risanamento di questo Paese. Adesso basta” , sia le numerosissime vertenze aperte in Calabria. Dal dramma della sanità calabrese, che, con l’avvio del Piano di rientro, ha visto un taglio del cinquanta per cento dei posti di lavoro, a una totale mancanza di regole nella sanità privata dove si registrano moltissimi dipendenti non pagati da un anno e mezzo e oltre, alle vertenze aperte nelle Province calabresi, emblematico il caso di Vibo Valentia, che ha aperto e guidato il corteo oggi organizzato dai sindacati.
     
    Che  si è dipanato lungo le vie del centro di Catanzaro fino a piazza Prefettura dove sul palco i lavoratori hanno voluto raccontare, con la voce piena di rabbia, le loro storie. Tra loro i dipendenti delle Camere di Commercio, dei tribunali, dei Centri per l’impiego. “Siamo stati assunti con concorso nel lontano 2003 – è la testimonianza di questi ultimi – per 7 anni abbiamo lavorato con contratti a scadenza, da 6 anni abbiamo un contratto part time. Siamo tutti laureati e con responsabilità di uffici e servizi con una busta paga di 800 euro”. Una condizione, hanno sottolineato, fatta di precarietà e ben lontana dallo stereotipo del lavoratore pubblico, più che mi superato in un  Paese e in una regione in cui si assiste, hanno gridato ancora dal palco, ad uno smantellamento sempre più pesante del welfare e del pubblico e in una precarizzazione ed esternalizzazione sempre più presente anche nel lavoro pubblico.
     
    “Siamo stati sui posti di lavoro nei Centri per l’impiego, nelle Province, nelle aziende sanitarie – ha detto il segretario Funzione pubblica Cgil Calabria Alfredo Iorno – con medici infermieri e operatori ridotti allo stremo delle forze e il risparmio finanziario sul personale sanitario, piegato per la mancata applicazione del giusto orario, mentre tanti precari sostengono l’assistenza agli ammalati. Il commissario Scura venga a guardare a questa piazza per capire qual è il peso della rappresentanza sindacale e che fa solo buchi nell’acqua quando firma accordi illegittimi con sindacati autonomi, con i direttori generali che infatti poi non possono applicare quegli accordi. La Calabria, chi lavora nella sanità e gli utenti non hanno bisogno di commissari e soprattutto di tante consulenze ed incarichi che sono inutili e costosi”.  
     
    Il segretario Cisl Fp Calabria Antonio Bevacqua, da parte sua, sempre dal palco ha intimato tra le altre cose al presidente della Regione Oliverio: “non ci serve perdere tempo con un’altra commissione per l’attuazione delle riforme” chiedendo che si decida  presto sulle funzioni delle aree vaste”.
     
     
     

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