Premio ‘Nicola Ceravolo’: parla l’ideatore Insardà

Il bilancio della manifestazione del giornalista promotore dell'iniziativa

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    Un’altra serata difficile da dimenticare per i tanti appassionati calciofili che hanno preso parte al premio sportivo dedicato al presidentissimo dell’U.S. Catanzaro che fu, Nicola Ceravolo, giunto alla settima edizione e consegnato a Carlo Ancelotti, un vincente nato che ha conquistato tanto il Politeama che l’ideatore del premio stesso, Maurizio Insardà, al quale, a manifestazione conclusa, è corretto chiedere di trarre un bilancio: «Sono contentissimo, felicissimo – esordisce il giornalista -. E’ stata molto emozionante questa edizione proprio per la figura di Ancelotti, uomo che rispecchia i veri valori del calcio, fatti di semplicità, umiltà, disponibilità, solo un vero leader può avere queste caratteristiche. Non è stata per me una sorpresa, conoscendo il personaggio Ancelotti, ma stare a contatto con lui una giornata mi ha confermato che non è solo un grande allenatore di quelli che vincono tutto, come pure ha fatto e continuerà a fare, ma un grande uomo, una bella figura senza ombra di dubbio. Con Ancelotti è venuta fuori una serata piacevole, godibilissima, nel corso dei suoi interventi ha fatto il punto della situazione del nostro calcio soffermandosi a parlare dei pochi talenti che nascono in Italia, come dello strapotere della Juventus o la crisi del Milan, la Nazionale che si appresta a disputare gli Europei e ancora la differenza che c’è nell’intendere e interpretare il calcio a varie latitudini.

    Cosa rimane delle parole di Carlo Ancelotti?

    «E’ stata una bella lezione, venuta da un autentico professore di calcio, ma non dottorale perché tante volte ha sottolineato come la vera anima del calcio sia quella tifosa. Ancelotti ha fatto anche sorridere, divertire riuscendo al contempo a scherzare e sdrammatizzare quello che per tanti non è più un lavoro divertente ma un’ossessione di agonismo e vittorie fine a se stesse, posso dire di aver partecipato ad una serata piacevole.

    C’è qualche edizione del premio Ceravolo cui tiene di più?

    «Tutte le edizioni del Ceravolo sono state belle, dal primo anno in cui abbiamo tutti vissuto una grande emozione, portando, anzi riportando a Catanzaro dodici vecchie glorie della squadra che riconquistò la serie A, con Claudio Ranieri che ora è su tutte le copertine dei media internazionale per aver conquistato un traguardo prestigioso col suo Leicester, fino a Carlo Ancelotti che è stata un’edizione indimenticabile. E’ un bilancio che posso definire meraviglioso di tutte e sette le edizioni come dell’ultimo. E’ vero che la stanchezza ogni anno aumenta, forse perché si incrementano le richieste, le attese di tutti, ma fa parte di tutti i percorsi di crescita. In questo momento sono stanco, sì, ma felice di essere riuscito a portare Carlo Ancelotti e di essere riuscito a far trascorrere una giornata diversa a centinaia di persone, quest’anno mi sono anche emozionato più del solito, avendo ascoltato con tanta attenzione i messaggi di Ancelotti che mi ha fatto emozionare, mi ha fatto però stare bene perché parlare con questi personaggi apre la mente, è un altro mondo confrontarsi con chi crea veramente il calcio».

    L’apporto di Italo Cucci e Sabrina Gandolfi è stato al solito qualitativamente di livello e conferma il motto calcistico della ‘squadra che vince non si tocca’…

    «Ho sempre detto che questa è la mia squadra e confermo che sarà sempre questa, con Italo Cucci che coordina e Sabrina Gandolfi che conduce coi tempi giusti. Col direttore Cucci ci conosciamo da circa venti anni ed è il mio punto di riferimento e, a parte il fatto giornalistico, è una persona cui voglio bene. Con lui c’è un rapporto meraviglioso».

    Ormai il ‘Ceravolo’ è diventato un premio internazionale…

    «Quest’anno abbiamo voluto dare un respiro diverso, internazionale. Lo ha detto lo stesso Ancelotti nelle sue prime parole che si tratta di un premio importante. Uno come Ancelotti è sceso in Calabria perché conosceva Ceravolo. Zanetti è Zanetti, ma via via negli anni precedenti i vari Marcello Lippi, Fabio Capello, Antonio Conte, al pari di Cesare Prandelli sono venuti tutti a ritirare il ‘Ceravolo’ all’apice delle loro carriere e sono personaggi di caratura internazionale, era giusto dare un’identità diversa rispetto agli inizi».

    Ha già la testa rivolta al prossimo premio ‘Ceravolo’?

    «E’ ancora presto per tuffarsi nella prossima edizione, ma da settembre, quando inizierò a pensare all’ottava edizione, posso iniziare a pensare a personaggi di spessore internazionale, voglio dare una continuità di prima fascia, dopo questi personaggi devo per forza puntare in alto, anche se non è facile, non posso far altro che confermare come il mio impegno sia totale, massimo, c’è la voglia, la volontà e la forza di portare questo tipo di personaggi a Catanzaro, nel nome di Nicola Ceravolo e di un calcio che avvicina le persone con un linguaggio universale».

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