Pontegrande si stringe intorno a don Antonio Vasapollo per il suo giubileo sacerdotale

Da 60 anni parroco del quartiere 

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    Ieri Pontegrande ha vissuto una giornata di grazia in quanto ha avuto l’onore ed il privilegio di celebrare i 60 anni di sacerdozio di Don Antonio Vasapollo, giunto a Pontegrande nel 1983 su richiesta di Sua Eccellenza Mons. Cantisani.
    Paolo Coelho scrisse che le persone entrano nella nostra vita per una ragione, una stagione o per tutta la vita.
    Per alcuni di noi Pontegrandesi Don Antonio è stata la risposta ad un bisogno espresso, venuto per assisterci nei momenti di difficoltà, per dare consigli e supporto, per sostenerci emotivamente e spiritualmente, ha rappresentato un dono venuto dal cielo e la sua presenza è motivata a quel bisogno manifestato interiormente.
    Per altri è stato l’amico con il quale si sono condivisi momenti di vita quotidiana, si è cresciuti insieme alla sua presenza di buon pastore ed imparato con i suoi saggi consigli. Ci ha portato un’esperienza di pace, ci ha fatto anche semplicemente ridere e molte volte è stato motivo di gioia e di orgoglio.
    Ma Don Antonio non può essere quella persona che è entrata nella nostra vita solo per una ragione o per una stagione, a prescindere dalla condivisione della quotidianità, perché la sua figura sempre presente ed attenta, come letto da Marianna Placanica prima della conclusione della liturgia, ci ha visto crescere in quanto, per molti di noi, l’incontro è avvenuto quando si era semplici bambini o adolescenti. Per cui Don Antonio ha visto il nostro cammino che ci ha condotti ad essere adulti, poi sposi e successivamente genitori.
    Don Antonio fa parte della nostra vita, è parte integrante di un quartiere che ha avuto l’onore di accogliere una personalità forte e carismatica, una di quelle persone che entrano di diritto nella storia perché in grado di insegnare lezioni che durano per tutta la vita, lezioni in grado di rappresentare tasselli importanti su cui edificare i nostri progetti ed il nostro agire al fine di ottenere solide fondamenta emotive.
    Accettare le sue lezioni è stato semplice, così come volergli bene e farlo diventare di diritto “uno di famiglia”.
    Tanta emozione ha destato il messaggio di ringraziamento letto con commozione da Don Antonio che, in poche righe, ha percorso i momenti importanti del suo cammino sacerdotale, senza dimenticare di ringraziare le persone che hanno rappresentato i punti cardinali della sua vita:
    “Ringrazio cordialmente gli Eccellentissimi Arcivescovi che mi onorano con la loro paterna e cordiale presenza, i carissimi miei confratelli presenti a questa significativa celebrazione Eucaristica che segna una tappa importante nella mia vita sacerdotale.
    Ringrazio il carissimo Don Carlo che ha voluto organizzare, aiutato dai solerti suoi collaboratori parrocchiali, questo momento di preghiera per la lieta ricorrenza del mio sessantesimo anno sacerdotale.
    Grazie a voi, carissimi fedeli ed amici presenti, ed a coloro che sono stati impediti di essere presenti, ma sono vicini con il loro affetto e la loro preghiera.
    In questa gioiosa ricorrenza non posso non ricordare i miei cari genitori e sorelle che dal Cielo mi proteggono e pregano per la mia salvezza – la commozione di Don Antonio è stata forte da impedirgli, per qualche momento di parlare, alla quale è seguito l’abbraccio fraterno di Don Carlo.
    Ma in questa ricorrenza del sessantesimo anno della mia ordinazione sacerdotale, il vero protagonista e La Persona da festeggiare è il Signore che nell’ormai lontano 29 giugno 1956, per le mani di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Armando Fares, ha avuto la bontà di chiamarmi a servirlo nella sua Chiesa  attraverso l’esercizio del ministero sacerdotale, malgrado la mia pochezza e la mia indegnità.
    Ricordo quella liturgia intensa e coinvolgente durante la quale mi sono consacrato al Signore per sempre – in questo passaggio la voce di Don Antonio si è fatta forte e decisa – sotto lo sguardo benedicente di Maria S.S. Immacolata, la cui celeste protezione non mi è mai venuta meno.
    Prostrati dinanzi all’Altare eravamo allora quattro i chiamati al Sacerdozio: due di noi celebrano oggi il loro giubileo sacerdotale in Paradiso.
    È a Lui, dunque, a Gesù misericordioso che va il mio canto di ringraziamento per avermi scelto sin da ragazzo, facendomi crescere in una famiglia santa e timorata di Dio, mi ha donato una mamma che mi ha sostenuto con enormi sacrifici perché raggiungessi la via alla quale il Signore mi chiamava; mi ha messo a fianco un Suo santo sacerdote, don Francesco Caruso, oggi in via di beatificazione ed è alla sua sapiente guida spirituale che devo quel che ho saputo dare per la gloria di Dio ed il bene delle anime.
    Da parte mia c’è stata solo la piena disponibilità a lasciarmi plasmare e condurre anche se non sono mancate non poche incertezze e resistenze alla grazia, ma il Signore, il Suo amore, la Sua misericordia è stata più forte delle mie debolezze, donandomi il sostegno di Maria S.S., Sua Madre e Madre mia dolcissima, che non mi ha mai abbandonato.
    La ricorrenza del mio sessantesimo anno di sacerdozio mi fa rivivere i non pochi anni di ministero sacerdotale: dopo il primo anno di tirocinio a Catanzaro, ho cominciato il mio ministero sacerdotale nella Parrocchia S.S. Salvatore in Gimigliano da viceparroco affidando a Maria S.S. di Porto la mia pochezza, i miei limiti ed inesperienza. Dopo dieci anni sono stato invitato parroco nella Parrocchia Maria S.S. Assunta in Gimigliano inferiore. Sono stati quindici anni ricchi di esperienza e grazia che non mi è mai venuta meno per i meriti di Maria S.S.
    Ricordo con grande affetto tutti i cari fedeli di Gimigliano. Molti non ci sono più ma non pochi sono coloro ai quali ho amministrato i primi Sacramenti ed uniti in matrimonio. Tutti sono presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere.
    Sua Ecc.za Mons. Cantisani poi mi ha voluto qui, a Pontegrande, dove ho vissuto un’esperienza meravigliosa come parroco per oltre trenta anni. Accolto, amato e seguito da questo santo popolo di Dio.
    Sono trascorsi molti anni ed i ricordi si affollano nella mia mente. Sessanta anni fa erano tante le persone che mi erano vicini, ora non ci sono più, ma nella comunione dei Santi e nella nostra fede sappiamo che questi nostri cari sono sempre vivi e celebrano anche loro la festa in Paradiso.
    Saluto, infine, con affetto paterno, voi carissimi figli di Pontegrande. A voi va il mio grazie sincero per tutto il bene ricevuto da voi e per l’affetto che ancora oggi mi manifestate.
     
    Rendo grazie a Dio, Lui ve ne renda merito, vi dia grazia abbondante e vi benedica”.

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