Stranieri, l’Italia perde appeal ma la Calabria è in controtendenza

Presentato a Catanzaro il rapporto Migrantes. Negli ultimi 12 mesi nella nostra regione 5mila ingressi in più 

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    di Danilo Colacino 

    Presentato stamani, nel seminario di San Pio X, il 25. Rapporto Immigrazione redatto dalla Caritas Migrantes. A illustrare e per così dire tradurre la pioggia di dati forniti ci hanno pensato i vescovi di Lamezia Luigi Antonio Cantafora e Crotone Domenico Graziani, il delegato di Migrantes Calabria, padre Bruno Mioli, e soprattutto il dg di Migrantes, monsignor Giancarlo Perego. Raffica di numeri, come premesso, che raccontano innanzitutto di una presenza di stranieri in Italia pari a 5 milioni e 24 persone, di cui fanno parte 500mila famiglie miste, ai quali si sommano circa 500mila irregolari. Persone appartenenti a 200 nazionalità diverse e così suddivisi in base alla confessione religiosa: 1.5 milioni di islamici; 1.5 milioni di ortodossi; 1 milione di cattolici; 100 mila buddisti; 100 mila induisti; 200mila appartenenti a tutte le altre religioni e, infine, 300mila atei. A 650mila ammonta invece la quota di cittadini, provenienti dall’estero, divenuti italiani a cui fa da contraltare il 65% di bimbi e ragazzi nelle scuole, figli di genitori provenienti dall’estero, senza cittadinanza italiana. A riguardo va inoltre detto che nel 2017 si prevedono 178mila nuove acquisizioni di cittadinanza, cifra che evidenzia però una tendenza al ribasso. Sempre relativamente agli studenti, va precisato che in Italia ce ne sono 814mila di diverse nazionalità di cui 54mila universitari con prevalenza di albanesi seguiti da camerunensi e cinesi. Il trend del calo di immigrati non deve stupire alla luce, è stato rimarcato durante la lunga esposizione del report, della progressiva perdita d’appeal del Belpaese.

    Basti pensare che dei ben 450mila stranieri transitati in Italia negli ultimi 3 anni, ben 2 su 3 sono andati altrove. Fra questi, in particolare, i 54.300 siriani giunti nel 2014, di cui se ne sono fermati soltanto 600, e i 39mila eritrei dei quali appena 360 hanno scelto di restare. In controtendenza la situazione del Sud con soprattutto la Calabria che dal primo gennaio 2016 ha registrato una crescita di ingressi stimabile nelle 5mila unità, passando così da 91mila a 96mila stranieri ospitati. Va poi messo in rilievo che nei centri di accoglienza ci sono attualmente 192mila persone con un flusso di circa 2.400 arrivi all’anno. Gente che scappa dalle 35 guerre attualmente in atto nel mondo o dalle 59 nazioni in cui non c’è libertà di culto ovvero ancora dai Paesi africani in cui le multinazionali hanno comprato 560milioni di ettari di terra, costringendo a partire 10 milioni di abitanti. Senza dimenticare che l’Italia, lo si ribadisce, non è più una realtà attraente, anzi è un’area del Vecchio Continente da cui si parte alla luce del suo 39.9% di disoccupazione giovanile e del 17.7% di abbandono scolastico a fronte di una media europea pari all’8.4%. Percentuali, ma anche segnali, preoccupanti che determinano un’elevata mobilità in uscita con ad esempio 107mila partenze nel 2016.

    Dati addirittura in linea con quelli degli ormai lontani anni Settanta. Da non sottovalutare, poi, esperienze come quella dell’Erasmus che hanno contribuito a far trasferire 80mila giovani a Barcellona e 40mila a Madrid. Come se non bastasse, negli ultimi 10 anni l’emigrazione dall’Italia è cresciuta da quota 3 milioni di persone a poco meno di 11 milioni con un significativo più 57%. Le famiglie che si sono spostate hanno portato con sé anche 75mila bambini. Ecco perché, considerando pure il progressivo calo delle nascite, la presenza di immigrati sul suolo italiano deve essere valutata in senso positivo, non sottovalutando peraltro che le imprese di stranieri garantiscono occupazione a 750mila persone e sono ben 650mila le pensioni pagate con il lavoro di cittadini immigrati. E inoltre bisognerebbe prestare attenzione al fatto che tre delle nazioni più ricche e potenti del pianeta – Stati Uniti, Germania e Svizzera – si caratterizzano per una nutritissima presenza di stranieri. Al di là di qualunque finalità pratica e interesse economico, durante la presentazione del Rapporto, i prelati intervenuti si sono soffermati sull’importanza dell’accoglienza, che significa la sconfitta della paura e della diffidenza. “La giusta reazione – è stato spiegato – di fronte a un dramma epocale, che ha generato un generale spesso ingiustificato clima di insicurezza quando invece la cultura millenaria di popoli come la nobile comunità italiana dovrebbe favorire il dialogo e l’integrazione”

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