Mazza (Pd): un voto per il sì garantirebbe più stabilità

E' un momento cruciale in cui l’Italia può avere l’ambizione di giocare un ruolo internazionale

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    Sul referendum costituzionale si esprime Domenico Mazza, già fondatore e primo presidente della Consulta Giovanile di San Pietro Apostolo, vice segretario del Partito Democratico della sua cittadina, candidato al consiglio comunale alle amministrative del 2012, fondatore e dirigente della squadra di calcio locale.
    Sento ancora troppi amici affermare di non capire la riforma costituzionale che voteremo il 4 dicembre. Intanto troppe informazioni errate girano sul web, si sedimentano e necessitano risposte. Ci tengo pertanto a riassumere il mio punto di vista. Voto Sì perché questa riforma garantisce più stabilità, con la fiducia votata solo dalla Camera, senza avere più governi appesi al ricatto di due senatori.
     
    Perché si mette finalmente fine al bicameralismo paritario, di cui si discute da 30 anni, con maggiore velocità nell’approvazione delle leggi, senza la necessità di due camere che le modifichino e votino entrambe, in un momento storico in cui la velocità è fondamentale in ogni decisione, a livello politico come di impresa.
     
    Viene introdotto il voto a data certa e viene ridotto l’uso dei decreti di urgenza, che di fatto sono stati un modo per decidere su temi strategici senza aspettare le lungaggini del Parlamento. Strumento fin troppo usato, insieme alle fiducie, da governi di ogni colore, a dimostrare il classico italiano per cui sia più comodo trovare un modo per aggirare una norma vetusta e sbagliata piuttosto che cambiarla.
     
    Siamo il Paese con il numero più alto di politici. Se passerà la riforma voluta dal governo Renzi il Senato diminuirà di 215 unità, risparmiando stipendi e indennità. Lo stesso accadrà con il tetto ai compensi dei consiglieri regionali, a oggi sproporzionati, con l’eliminazione dei rimborsi dei gruppi regionali, con l’abolizione del Cnel. La vittoria del sì non è fondamentale tanto per i risparmi, pur importanti, ma non enormi (se si guarda la spesa pubblica monster), quanto per il significato di una politica che finalmente sfoltisce se stessa e si riduce, di fronte a cittadini che fanno sempre più sacrifici, ma vedono le istituzioni e i loro rappresentanti sempre più lontani .
     
    Con la vittoria del Sì, si torna a una separazione chiara tra Stato e Regioni perché con l’eliminazione delle competenze concorrenti si evitano quelle dispute sulla competenza centrale o locale che per 15 anni hanno ingolfato la Corte costituzionale. 
    Oltretutto il cambiamento era già stato previsto dai Padri Costituenti, inserendo l’articolo 138. Suggerisco, a tal proposito, di leggere le parole di Piero Calamandrei o Meuccio Ruini, che già in sede di Assemblea Costituente ne prevedevano una necessaria revisione da parte delle generazioni future. Soprattutto questo è un momento cruciale in cui l’Italia può avere l’ambizione di giocare un ruolo internazionale soltanto se saprà pesare in Europa, con una propria reputazione, e potrà farlo soltanto se saprà andare avanti nel suo processo di cambiamento, riformarsi, prendendo il rischio di andare avanti invece di stare fermi, scommettendo sul futuro invece di lamentarsi del presente.Per tutti questi motivi voto Si in maniera convinta e invito tutte le elettrici ed elettori del mio paese a fare altrettanto.
    Infine mi auguro che dopo la data del 4 dicembre, comunque sia stato l’esito del voto, di riaprire la sezione del PD locale chiuso ormai da tanti anni.

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