Movimento Alpocat: ecco perchè la riforma costituzionale non ci piace

Referendum mossa politica che non difende il popolo italiano 

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    ll 4 Dicembre, giorno del referendum costituzionale, è oramai alle porte ed il movimento AlPoCat chiude la propria campagna di sensibilizzazione con uno striscione in città; striscione che viene esposto nel giorno in cui il Premier fa visita in Calabria, snobbando il capoluogo di regione e optando per Reggio Calabria.

    Lo striscione recita inequivocabilmente: “Renzi: sei più falso di una birra analcolica. Il 4 Dicembre vota no”.

    Il movimento invita tutta la cittadinanza catanzarese a recarsi alle urne, in quanto per la riforma non servirà il quorum (50+1%) degli aventi diritto al voto ma si calcolerà la maggioranza su quanti andranno a votare. Mai come ora è importante esprimere il proprio dissenso.

    Diverse le modifiche costituzionali emanate dal duo Renzi/Boschi, modifiche che non tutelano il popolo, svendono l’Italia all’UE e fanno gli interessi del politico di turno. Per questo motivo è importante votare con un secco NO.

    Entrando nello specifico della riforma: si è sentito parlare della fine del bicameralismo perfetto e la riduzione dei senatori a 100 unità. Due punti che superficialmente potrebbe portare a pensare a una buona proposta; studiando a fondo la riforma però possiamo notare come Renzi continua a propinare illusioni.

    La camera dei deputati in pratica sarà l’unica assemblea legislativa e l’unica a votare la fiducia al Governo. Con la nuova legge elettorale, che darà il premio di maggioranza alla soglia del 40% con 340 seggi, si può affermare che chi salirà al potere la farà da “padrone”, creando leggi su misura per il proprio partito e non trovando ostacoli dal voto del Senato, visto che l’ultima parola spetterà sempre alla Camera.

    Per quanto riguarda il Senato, sarà composto da consiglieri regionali, sindaci e cinque eletti dal Presidente della Repubblica, questi ultimi restando in carica 7 anni, il resto camminerà di pari passo con le elezioni del proprio territorio locale. La legge parla chiaro e i consiglieri delle Regioni a statuto speciale non possono ricoprire altre cariche, quindi già si denota una deformazione in merito.

    Il nuovo senato si occuperà di riforme costituzionali, ratifiche trattati internazionali riguardo l’UE, leggi elettorali degli enti locali, referendum popolare; il tutto però con tutti i conflitti del caso tra vecchi e nuovi senatori appartenenti magari a partiti diversi (considerando che le elezioni politiche locali avvengono in date diverse). Ancora, i nuovi senatori non percepiranno nessuno stipendio se non quello della carica iniziale ricoperta; ciò non basta a far abbassare di netto le spese, a calcoli fatti si risparmierà solo il 20%, 1/5 dei costi dell’attuale spesa, visto che comunque si avrà diritto a tutta una serie di rimborsi che, traducendo in soldoni, diventeranno dei veri e propri stipendi. Il tutto condito da una conveniente immunità parlamentare. Inutile dilungarsi sul fatto che i maggiori scandali legate a truffe e illeciti va a colpire proprio le classi politiche regionali. Per finire gli ex Presidenti della Repubblica resteranno Senatori a vita.

    Di sicuro c’è che il nuovo senato farà si che gli enti locali parteciperanno in modo diretto alla vita politica nazionale, visto che come detto sarà composto da sindaci e consiglieri, ma ciò si traduce in una sottrazione di energie da destinare ai singoli comuni. La domanda che ci si pone è: se i sindaci e i consiglieri saranno impiegati per un certo periodo di tempo ogni settimana a Roma, rimarrà abbastanza tempo da dedicare al difficile ruolo di amministrare una Regione/città?

    Concludiamo il discorso Senatori, dicendo che non saranno più eletti dal popolo ma internamente ai partiti, e quindi un altro diritto verrà negato ai cittadini.

    Un altro punto molto importante riguarda i referendum e leggi popolari; se per un referendum abrogativo oggi servono 500 mila firme, domani ne serviranno 800 mila. Per la presentazione di progetti di legge popolare serviranno 150 mila firme contro le 50 mila attuali. Si può serenamente affermare che se già in precedenza era difficoltoso ottenere una richiesta di referendum o leggi popolari con la nuova riforma è praticamente impossibile.

    In definitiva il popolo non deciderà più il suo futuro e non potrà indire referendum contro leggi emanate dalla UE. Ciò vuol dire essere sotto scacco della Comunità Europea, la cui unica funzione è imporci regole e dettar legge (vedesi “Mare Nostrum”).

    Questi solo tre dei punti della riforma, ma che bastano a far capire che si tratta di una mossa politica che non difende il popolo italiano e che anzi favorisce gli interessi dell’Unione Europea delle banche e che vuole un Italia ancor più priva di autonomia e senza identità.

    Il movimento AlPoCat vota NO.

    Alpocat Catanzaro

     

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