Al Circolo Placanica si è parlato della Catanzaro perduta

All'incontro ha preso parte l'architetto Oreste Sergi Pirrò

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    L’incuria, l’abbandono, il degrado e il disinteresse generale sono stati i temi della serata del Circolo Placanica in cui, in un incontro a cura del Direttivo del Circolo e dell’Architetto Oreste Sergi Pirrò, si è gettato lo sguardo su molti monumenti, reperti artistici, e storici arredi urbani della nostra città condannati al disfacimento e all’oblio. Il Presidente del Circolo, Venturino Lazzaro, in apertura di serata ha introdotto l’argomento con la proiezione di un breve filmato, estremamente suggestivo, col quale viene documentato l’attuale stato di abbandono di quelle che furono le colonnine di granito della splendida balconata di Bellavista, oggi sostituite da un’anonima ringhiera in ferro, e che attualmente giacciono, in gran numero, accatastate e ammucchiate alla rinfusa, all’aperto in una campagna del circondario. La vegetazione spontanea che le ha ricoperte negli anni ha dato al foltissimo uditorio presente, un assaggio di quello che Oreste Sergi Pirrò avrebbe raccontato e illustrato, con un ricco repertorio di immagini, su molti simboli e monumenti della nostra città, attualmente scomparsi o in pessimo stato di conservazione. A cominciare da quello che resta della splendida fontana di Piazza Roma, poi traslocata in Piazza Duomo, e di cui resta solo qualche frammento in pessimo stato di conservazione nella Villa Trieste, e la cui elegante struttura di recinzione è ormai smantellata e semi abbandonata. È stata la volta della importante struttura del Gasometro, attualmente un rudere dimenticato, ma già struttura industriale all’avanguardia quando venne edificata su commissione del Sindaco del tempo De Seta. Si è parlato del vecchio Ospedale Civile, oggi un fantasma semidiroccato a un passo dal Centro Storico, e che fu, prima ancora di essere adibito a ospedale, il convento di Sant’Agostino, e di cui si intravedono ancora le tracce della sua antica storia. Molti altri sono stati gli esempi di arredi e decorazioni urbane, mai considerate, che col tempo sono state dapprima trascurate e poi abbandonate, quando non del tutto eliminate in occasione di improvvidi rifacimenti e restauri. Un quadro critico, ma realistico,  di una città incapace di valorizzare se stessa e la sua cultura, per mancata conoscenza, disinteresse e indolenza, ma anche per miopia verso una storia e una tradizione che non possono che essere riaffermate, conosciute e valorizzate se si vuole immaginare uno sviluppo dignitoso di una città capoluogo di Regione. 

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