Un’app per aiutare chi soffre di diabete. E una giornata di studi a tutto tondo voluta da Ipasvi Catanzaro

Dibattito partecipato. Il professore Agostino Gnasso: 'Eventi come questi ci fanno ben sperare. In regione alta la frequenza di questa malattia' 

Più informazioni su


    Un’app per aiutare chi soffre di diabete. Strumenti che aiutano a monitorare l’andamento glicemico nei pazienti e trasmettere i dati. L’app infatti, scaricata sul proprio smartphone, consente di immettere i propri valori glicemici e poi via bluetooth inviarli al proprio team di cura. Il tutto mentre il paziente sta comodamente a casa evitando file interminabili nei laboratori e con la possibilità di avere risposta immediata dal team di cura.
    La novità assoluta nell’approccio alla malattia è stata raccontata dalla dottoressa Raffaella Fiorentino nel corso della giornata di studi scientifici organizzata dall’Ipasvi di Catanzaro. Molto fitta l’agenda degli interventi nel corso del nuovo appuntamento voluto dalla presidente del collegio di Catanzaro Concetta Genovese, in prima linea nella formazione continua dell’infermiere, professionista sempre più specializzato e impegnato tra responsabilità e competenze.
    ‘Eventi come quello organizzato dall’Ipasvi – ha dichiarato il professore dell’università Magna Graecia Agostino Gnasso che ha preso parte alla giornata di studi a Catanzaro – sono di importanza fondamentale per la prevenzione e la cura del diabete mellito, soprattutto in una regione come la Calabria dove la prevalenza di questa malattia è elevatissima con costi notevoli sul sistema sanitario regionale.
    La partecipazione alta degli infermieri intervenuti ci lascia ben sperare: sono loro che devono affrontare la maggior parte dei pazienti. E il loro intervento adeguato è per noi medici un fiore all’occhiello e ci può consentire di curare al meglio questa malattia’.
    Una malattia cronica, ha sottolineato ancora la professoressa Concetta Irace dell’università Magna Graecia parlando di aderenza e di obiettivi terapeutici ‘tra le più frequenti non solo in Italia ma nel mondo, cronica perché purtroppo quando insorge e viene diagnosticata dura per tutta la vita. Tuttavia può essere gestita bene dal paziente, dal medico e dagli infermieri. Forse il diabete è uno degli esempi più completi di quanto l’integrazione tra le figure sanitarie possa portare a benefici per il paziente e ad un risparmio delle risorse economiche per il Paese’.
    Il malato di diabete infatti spesso da solo non ce la fa, ha sottolineato la dottoressa, e soprattutto deve essere informato sulla sua malattia, e qui il ruolo di ciascun professionista, ‘il medico, che deve tra le altre cose stabilire un programma di controllo e gestione della malattia per evitare complicanze.
    E poi c’è il ruolo dell’infermiere  – ha precisato la dottoressa Irace – che è davvero fondamentale. E’ l’infermiere che vive più a contatto con il paziente, che con lui si sente a suo agio per poter descrivere momenti spiacevoli o uno scompenso anche transitorio della malattia. L’infermiere ha il compito di spiegare al paziente tutte le strategie e procedure che possono portare a un’ottima gestione della terapia, un adeguato stile di vita  rispettare gli schemi terapeutici sapere controllare una ipoglicemia e iperglicemia e far conoscere le medicine che sta assumendo. Solo con questa integrazione  – ha concluso Concetta Irace – di tutte le persone si può risolvere un problema così grande come quello del diabete’.
    ‘Il nostro obiettivo è migliorare lo stato di salute del paziente – ha detto la dottoressa Emilia Cutullè, infermiera – lavoriamo in modo sinergico, ci sentiamo di essere parte essenziale nel team nella cura del paziente diabetico. La nostra volontà è di migliorare, informare e di essere informati’. 

    Più informazioni su