I giovani e il lavoro in un’indagine della Fondazione Paoletti: incontro dibattito a Catanzaro (CON VIDEO)

Organizzato dalla Fondazione Armonie d’Arte presieduta da Chiara Giordano e dall’Università Magna Graecia LE FOTO DELLA LECTIO MAGISTRALIS

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    Sappiamo che in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è di oltre il 39 per cento, e che il nostro Paese ha il primato negativo in Europa di NEET, con un 31 per cento di giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Ma a dirci di più delle aspirazioni e della progettualità di vita personale e professionale dei giovani italiani, aprendo ad una lettura originale di senso in ottica multidisciplinare, è una indagine della Fondazione Patrizio Paoletti, dalla quale emerge che i giovani italiani sono molto più informati e resilienti di quanto i dati sull’occupazione facciano pensare.
     
    Una forte insoddisfazione verso le politiche del lavoro, che comunque è diffusa, non sfiducia i giovani nel percorso di ricerca del “lavoro della vita”, cioè di un’occupazione che rifletta le loro aspirazioni più intime. Per la maggior parte di loro, infatti, realizzarsi professionalmente significa sentirsi coerenti con le proprie aspirazioni e lottare per il lavoro desiderato, legato al senso della propria vita. 
    Di fronte alle tante difficoltà – evidenzia il rapporto di Fondazione Paoletti – che oggi presenta il mondo del lavoro, i giovani mettono in primo piano se stessi e le loro aspirazioni più intime. E sempre più dovranno farlo nel prossimo futuro, perché la pressione che il modello sociale eserciterà su ciascuno, richiederà risposte adeguate e profondamente consapevoli. In un’epoca che viaggia a doppia velocità, in cui repentini macro-cambiamenti incidono necessariamente sulle vite individuali delle persone, occuparsi del proprio mondo interiore è divenuta una imperante necessità, per i giovani come per gli adulti. 
     
    Dei contenuti dell’indagine “I giovani e il lavoro: prospettive e ricerca di senso” si è discusso a Catanzaro nel corso di un incontro organizzato dalla Fondazione Armonie d’Arte presieduta da Chiara Giordano e dall’Università Magna Graecia, moderato dalla giornalista Rosalba Paletta, al quale è intervenuto con una lectio magistralis di grande interesse scientifico Patrizio Paoletti, docente e autore di fama internazionale, ideatore di percorsi didattici sulla mindfulness, comunicazione relazionale, intelligenza emotiva e il management, oltre che Presidente della Fondazione omonima che da decenni si muove nell’ambito della ricerca neuropsicopedagogica, dei processi cognitivi ed emotivi per trasformarli in strategie formative ed educative per bambini ed adulti.
     
    “La presa di consapevolezza delle proprie risorse, in momenti di insicurezza socio-economica – ha spiegato nella sua lectio magistralis Patrizio Paoletti –  è il fattore che può permettere e sostenere una nuova rinascita individuale e collettiva. La necessità di oggi va nella direzione dell’acquisizione di una doppia velocità, che prevede l’ascolto delle risorse del proprio mondo interiore e l’ascolto della relazione che queste ultime ci consentono di tessere con il mondo esterno. La società del futuro richiede competenze che differiscono dalle capacità e dalle conoscenze richieste dalle società del passato: azione e progettualità non sono più basate su logiche lineari. Evidenze scientifiche sempre più numerose confermano che il successo professionale prevede che le competenze accademiche debbano essere accompagnate da competenze trasversali che riguardano un insieme complesso di atteggiamenti ed abilità come: la consapevolezza, l’autocritica, il dominio di sé, la capacità di motivarsi, la creatività, la capacità di empatia e di esercitare abilità sociali, l’autoimprenditorialità e la leadership”. 
     
    Nel suo intervento introduttivo la presidente della Fondazione Armonie D’Arte Chiara Giordano ha evidenziato: “Il potente pensiero aristotelico espresso nell’aforisma: ‘L’uomo è un animale sociale’ è giunto fino a noi con immutata valenza. E se è vero, come è vero, che la filosofia non ha mai smesso di interrogarsi sul continuo rimando fra individualità e socialità, oggi una possibile risposta alle sfide del cambiamento la si trova nel networking – laddove la parola inglese esprime bene il processo ancor più che il risultato – strumento cui la comunità mondiale, nelle sue diverse modalità, di fatto ricorre. Il problema, come sempre, è la possibilità di consapevolizzare questo processo, indirizzarne le finalità, governarne le procedure, affinarne gli strumenti, affinché si possa determinare uno sviluppo qualitativamente e quantitativamente oggettivo e condiviso. Probabilmente l’Arte, che non prescinde dal concetto di Armonia seppure dinamicamente inteso a secondo del contesto temporale e territoriale, può sostenere tali percorsi, nello spirito di un mai tramontato anelito alla Bellezza, e riuscire a produrre positività funzionale diffusa e, altresì, condivisa. A ciò aspira Fondazione Armonie d’Arte con il suo progetto di impresa culturale avviato e in progress, di cui l’incontro con Fondazione Patrizio Paoletti esprime un momento di grande pregio scientifico”. 
     
    Il coordinatore del Corso di Laurea in sociologia dell’Università Magna Graecia, prof. Cleto Corposanto, nel suo intervento ha rivolto particolare attenzione al cambiamento che il significato del lavoro sta assumendo per i giovani dei nostri tempi, che si trovano di fronte ad un mercato del lavoro, appunto, completamente diverso rispetto a quello conosciuto ed affrontato dalle generazioni precedenti. Mentre il docente di Organizzazione Aziendale dell’Ateneo catanzarese Rocco Reina si è invece soffermato sull’esempio di Scolacium, a cui la Fondazione Armonie d’Arte ha dedicato le proprie attenzioni e sforzi di valorizzazione, come “caso reale di visione e management”. Si è spinto oltre, il professore Reina – rivolgendosi alla sala gremita della Casa delle Culture – affermando che probabilmente alla base della progettualità in continuo divenire e di successo della Fondazione Armonie d’Arte, vi è un parola: “l’amore per ciò in cui si crede”. Una testimonianza nel contesto territoriale – ha concluso Reina – che ha permesso di meglio studiare l’impatto delle organizzazioni culturali attraverso la creazione di opportunità per la rigenerazione urbana, la vocazione culturale e lo sviluppo, incoraggiando processi di cittadinanza attiva e di rilancio del valore della cultura per l’ambiente, la comunità e, dunque, l’economia.

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