Caro don Biagio, lo stipendio mensile è sinonimo di libertà

I lavoratori di Fondazione Betania si rivolgono direttamente al presidente

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    Riceviamo e pubblichiamo la nota di alcuni lavoratori di Fondazione Betania in protesta per i ritardi nei pagamenti che, in polemica con quanto affermato da Don Biagio Amato, si bfirmano “i pochi lavoratori che hanno partecipato al sit-in”

    “Parafrasando un antico detto popolare: “Tra i due litiganti il terzo …”muore” ” o meglio, mentre prosegue la guerra tra le Strutture Private Accreditate (che gestiscono i servizi socio-assistenziali, socio-sanitari e sanitari) e la Regione Calabria (con tutti i competenti Assessorati e Dipartimenti e Commissario ad acta), i lavoratori, che stanno in mezzo, perdono dignità e diritti.

    Presidente Don Biagio, si può constatare che il Sit-In di una cinquantina di lavoratori che continua ad essere invalidato dai suoi articoli ed email, ha sortito più condivisioni dell’azione messa in campo circa un mese fa, dalle rappresentanze delle strutture private accreditate di tutta la Regione Calabria presso la Sede del Consiglio Regionale, ove si ricorda che il Consiglio stesso non ha raggiunto neanche il numero legale per riunirsi. Le rivolgiamo la Sua stessa domanda: “A chi ormai i lavoratori debbono affidarsi per difendere la loro dignità personale, familiare e sociale ?”  E’ una domanda alla quale Lei non ha risposto in tutte le Sue lettere. Ma noi lavoratori sappiamo a chi rivolgerci senza dubbio alcuno: al datore di lavoro che ad oggi ci risulta inadempiente. Lo stipendio mensile per chi lavora è sinonimo di “libertà”.

    Non possiamo continuare ad utilizzare i nostri budget familiari, i soldi chiesti in prestito a tutti, solo per pagare la benzina o i biglietti del pullman per garantire il servizio. Trent’anni di battaglie al suo fianco, lavoratori e sindacati, per i diritti delle persone disabili, delle persone anziane, per evitare licenziamenti, per i ritardi nei pagamenti, in tutte le sedi possibili: in Via Buccarelli, sotto le varie sedi della Presidenza, del Consiglio e della Giunta Regionale, della Prefettura, del Comune di Catanzaro (il Sindaco Abramo ne ha sicuramente memoria perché c’era anche Lui, ma c’era anche il Sindaco Olivo, il sindaco Traversa), abbiamo coinvolto gli Arcivescovi di Catanzaro Cantisani, Ciliberti ed ora anche Sua eccellenza Mons. Vincenzo Bertolone, in mezzo alla strada fuori dalla vecchia sede dell’Assessorato alla Politiche Sociali, incatenati sul Ponte Morandi, sotto pioggia, vento e sole che spaccava le pietre.  Qualche anno fa, in occasione di un’ennesima manifestazione, un Assessore Regionale delle Politiche Sociali  rispose alla nostra situazione di disagio, che si stavano aprendo molte mense dei poveri e banchi alimentari. Ad oggi alcuni nostri colleghi, a causa dei ritardi nei pagamenti, sono di nuovo costretti a rivolgersi al banco alimentare, altri non lo fanno solo per dignità ed orgoglio. Dalle sue comunicazioni e da quella dell’UNEBA si evince nulla che dia speranza ai lavoratori. Perché dovremmo interrompere la protesta? Quanto tempo passerà per vedere i nostri emolumenti, dobbiamo arrivare a 5/6 mesi di ritardo? Dobbiamo aspettare che giunga il Ministro di turno ? O che si vada ad elezioni ? Si rende conto che i lavoratori non sono soci e non sono coinvolti nelle scelte gestionali dell’azienda e comunque ne subiscono drasticamente le conseguenze negative ?

    Di superato non c’è nulla: Il diritto a manifestare e rivolgersi ad un sindacato per tutelare i propri diritti è sancito dalla Costituzione che non è ne vecchia, ne superata. Casomai  bisognerebbe capire perché, come lei afferma e come timidamente postato da qualcuno sui social, ci sono tante strutture private accreditate che in Calabria non pagano stipendi fino a 12 mesi e perché i lavoratori non si lamentano, perché non si rivolgono ad un sindacato, perché la Regione Calabria, il Dipartimento Tutela della Salute, le Asp, gli Ispettorati del lavoro non si attivano per effettuare i dovuti controlli ?

    Noi crediamo di vivere in democrazia, in uno Stato di diritto, mentre dalle sofferenze e disagi che stiamo ancora vivendo, sembra che per i propri diritti la Politica insieme alle Istituzioni Pubbliche e Private si autodeterminano, mentre ciò non accade per i Doveri.  Diritti e Doveri dei lavoratori sono parte integrante di un contratto di lavoro. Quei pochi lavoratori del SIT-IN hanno manifestato e continueranno a manifestare per aver garantito un sacrosanto DIRITTO, perché il DOVERE lo svolgono tutti i giorni, anche se provati da tante difficoltà. Ed il Sindacato, con i suoi rappresentanti territoriali e aziendali, continuerà ad assolvere la Sua missione ed i lavoratori avranno dei riferimenti sicuri a cui rivolgersi con libertà ed onestà. DIRITTI e DOVERI, DIRITTI e DOVERI. Speriamo che finisca presto il botta e risposta sui mass media tra Lei e Noi, confidiamo che la Prefettura convochi al più presto il tavolo di confronto con tutti gli altri attori coinvolti direttamente nella vicenda”.

    Firmato : I pochi operatori che hanno partecipato al Sit-In del 17/07/2018

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