Catanzaro: assolto da omicidio, in primo grado condannato a 30 anni

Sentenza giudici appello riguarda omicidio di Domenico Di Leo del 2004

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    La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha assolto, per non avere commesso il fatto, Francesco Fortuna, di 38 anni, imputato dell’omicidio di Domenico Di Leo, di 47 anni, avvenuto nel luglio del 2004 a Sant’Onofrio, nel vibonese. La sentenza di secondo grado ribalta totalmente la decisione emessa dal Gup di Catanzaro nel luglio 2017 con cui Fortuna era stato condannato a 30 anni. L’accusa era aggravata delle modalità mafiose perché l’imputato avrebbe agito per conto della cosca di ‘ndrangheta dei Bonavota. Le prove a carico di Fortuna non erano poche: oltre alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, che aveva confessato di avere partecipato all’agguato nel ruolo di autista, c’era il Dna che sarebbe stato trovato in un guanto di lattice sul luogo del delitto e, secondo l’accusa, appartenente all’imputato. Una traccia molto piccola che aveva permesso di “incastrare” Fortuna, ritenuto un killer così attento da nascondere in tasca perfino i mozziconi delle sigarette che fumava. I giudici della Corte d’assise d’appello hanno però ritenuto credibili le tesi dei difensori di Di Leo, gli avvocati Sergio Rotundo e Salvatore Staiano, che avevano messo in dubbio sia le dichiarazioni di Mantella che la correttezza nel trattamento del reperto contenente la particella con il Dna. Secondo l’accusa, l’omicidio di Di Leo era maturato all’interno della cosca Bonavota perché, stando alle dichiarazioni di Mantella, la vittima aveva tentato di crearsi uno spazio autonomo all’interno del gruppo criminale. Lo stesso Di Leo, inoltre, aveva avuto incomprensioni con uno dei Bonavota per una relazione sentimentale con una parente dello stesso imputato.

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