Il femminicidio, dramma moderno dalle radici antiche

In scena lo spettacolo proposto da Ztl 

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     Appuntamento in tema con l’otto marzo per la nuova stagione di ZTL Zona Transitoriamente Libera. È andato in scena al Supercinema  lo spettacolo teatrale FM, diretto e interpretato da Claudia Olivadese e Vincenzo Lazzaro, due giovani artisti calabresi noti non solo in ambito teatrale ma anche cinematografico.

    FM è un acronimo che gli stessi autori dichiarano chiave semantica bivalente: la modulazione di frequenza che evoca la radio e le femmine morte che evocano la triste piaga del cosiddetto “femminicidio”. E l’esperienza multidisciplinare degli autori traspare da questo dettaglio, tradotto in una suggestiva scenografia costituita da due gabbie, due pupazzi bianchi e vecchi arnesi di comunicazione sparsi sul palco.

    Il racconto scorre per quadri che si succedono esplicitando una o mille storie di un Lui e una Lei. È la radio che prende vita grazie alla voce delicata di Sara Laura Raimondi, con le sue canzonette e le dediche che celebrano l’amore frivolo, a segnare i punti di un percorso straniante che conduce l’idillio verso la tragedia, le tappe di una sorta di Final Destination che per le donne è spesso la morte.

    È uno sguardo intimo quello degli autori, che volutamente emargina la sociologia relegandola al circo espressionista dei precetti religiosi – di tutte le religioni – magistralmente interpretati in audio e video da Gianpaolo Negro, i quali da sempre indottrinano i maschi alla paura delle femmine dando forma e sostanza al senso dell’Onore e del Potere patriarcale. Uno sguardo quasi morboso sull’inconscio di due individui-amanti, ora trasfigurati in due figure infantili che giocano col senso del possesso, ora trasfigurati in due adulti prigionieri delle proprie ossessioni.

    Tutti sanno quale sarà l’epilogo, Lui e Lei per primi: come gli eroi delle tragedie greche, appunto, affrontano quasi consapevolmente il Fato.

    Uno spettacolo moderno e al tempo stesso arcaico, scritto da Franco Corapi e prodotto dalla Società Cooperativa Edizione Straordinaria, che traduce perfettamente il senso di un dramma sociale antico ancora per molti versi coperto dal rumore di un mondo che non parla più la lingua dell’uguaglianza.  

    (foto di Walter Fratto)

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