Quegli ingiustificati insulti alle donne e giocatori di colore

La riflessione di un tifoso che ieri ha sentito rivolgere all'indirizzo dell'assistente di linea donna pesanti parole dal tenore sessista non redarguite da tutte le donne presenti allo Stadio

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    Riceviamo e pubblichiamo. 

    Sono un tifoso del Catanzaro fin dai tempi della prima serie A ed ho seguito la squadra anche negli anni bui che si sono succeduti nell’ultimo decennio. È quindi una passione che mi spinge a trascurare qualsiasi altra iniziativa che possa svolgersi in concomitanza con la partita.

    Anche ieri ovviamente ero allo stadio per assistere all’importante incontro Catanzaro Catania. Non parlerò della scottante sconfitta, ne’ di come ha giocato la squadra.

    Ma vorrei fare qualche commento su un aspetto particolare della gara: la presenza in campo di un guardalinea donna.

    Siamo nel XXI secolo e le nostre società, specialmente quelle occidentali, hanno avuto, grazie al movimento femminista e quindi a tante donne che in tutto il mondo si sono battute per affermare i propri diritti, un forte avanzamento sociale e culturale. Tanto è vero che moltissime donne sono occupate in lavori intellettuali e manuali di grande impegno.

    Ma purtroppo l’avanzamento culturale non è sempre omogeneo ma in molte aree o zone ancora sono presenti sottoculture razziste discriminanti e sessiste. È proprio quello che è successo ieri durante l’intera partita quando singole persone o gruppi hanno ripetutamente offeso e insultato la guardalinee chiamandola continuamente “puttana” oppure inveendo contro di lei dicendole di tornare a casa a cucinare o a fare le pulizie.

    Questo potrebbe essere  un retaggio culturale inconscio di molti uomini che vorrebbero rivedere la donna relegata alle vecchie incombenze casalinghe. Quindi uomini che pur si definiscono emancipati e al passo coi tempi hanno oggi sfoderato un sessismo contro la malcapitata indicativo di livelli culturali molto bassi.

    Il secondo aspetto che vorrei sottolineare riguarda questa volta le donne che oggi in tante erano presenti allo stadio: nessuna di loro, per lo meno nella mia zona in Tribuna Ovest, si è ribellata o ha osato dire qualcosa in difesa della guardialinee.

    Ho visto mogli sorridere quando i loro mariti partivano con gli insulti a ripetizione, credo che alzarsi e protestare e quindi difendere un’altra donna sarebbe stata una dimostrazione educativa e di alta pedagogia verso i loro mariti o compagni o amici in quel momento decerebrati.

    Se non parte dalla stessa donna la difesa di un’altra donna ciò vuol dire che manca la coscienza di appartenere ad un genere che non merita questo tipo di problemi.

    Il terzo  e ultimo punto riguarda la presenza all’interno del campo di gioco di giocatori di colore anche loro insultati per il loro colore della pelle. Gridare bastardo negro (nelle società civili i termini usati sono nero o uomo di colore perché non hanno connotati razzisti) o “niguru o niguruna” come si dice nel nostro bellissimo dialetto comporta anche in questo caso che siamo di fronte ad una temibile sottocultura che non ha ovviamente il rispetto della dignità di se stessi e degli altri (concetto questo molto caro ad una filosofa del calibro di Simone Weil). Che fare? Iniziare con se stessi un percorso di presa di coscienza o ,come direbbe il grande pedagogista Paulo Freire un percorso di “coscientizzazione” per indicare il metodo pedagogico che cerca di dare all’uomo l ‘opportunità di riscoprirsi attraverso la riflessione sul processo della sua esistenza. Insomma evitiamo queste “basse” sceneggiate soprattutto alla presenza di bambini che anche loro erano in tanti oggi pomeriggio. Ho sentito un bambino ripetere la parola “puttana” dopo che il padre l’aveva appena urlata. Spero che queste poche considerazioni possano servire da stimolo a guardare dentro se stessi e ad esternare in luoghi pubblici maturità ed intelligenza. Forza Catanzaro.

    di Giuseppe Nicoletti, *Medico e tifoso del Catanzaro

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