La strettoia: quell’antico corso stretto

La famosa “strettoia” pulsava di numerose attività, come alcuni ristoranti, l’albergo “Italia” ed il “Circolo dei cacciatori”

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    Ripercorrere alcuni tratti della storia della città di Catanzaro, è come voler intraprendere un piccolo viaggio nel passato, un passato che non sempre è da tutti conosciuto. Il Centro Storico della città ha tuttavia, una storia comunemente nota e saranno in pochi a non ricordare il famoso “Corsu strittu”, come abitualmente veniva chiamata dai catanzaresi l’antica “strettoia” ora non più esistente e di cui anche le nuove generazioni ne hanno probabilmente consapevolezza con foto d’epoca e descrizioni.   L’antica strettoia, facente parte di “Corso Mazzini”, andava da Piazza Grimaldi sino alla Basilica dell’Immacolata e constava di molti palazzi antichi fra cui lo storico Palazzo Serravalle e fu nel 1975 che la parte di edifici, proprio dal lato dell’antico Palazzo, venne completamente demolita a conclusione di una “dibattuta” scelta urbanistica che pose in evidenza una città che avrebbe voluto “rinnovarsi” con alcune trasformazioni, pur rinunciando ad un importante passato architettonico. Il tutto si riconduceva al novembre del 1957, data in cui un nuovo Piano Regolatore della città prevedeva il riordino del Centro Storico, l’iter fu comunque lungo vari anni, pertanto si riporteranno le parti salienti che caratterizzarono i risvolti di tale determinazione. Nel dicembre del 1968 con una delibera di Consiglio, si approvò un piano particolareggiato della zona in questione, che prevedeva la demolizione di tutti gli edifici fatiscenti e malsani, inserendo l’ipotesi di un allargamento della carreggiata per poter migliorare la viabilità cittadina.  Fra gli edifici preposti alla demolizione anche il Palazzo Serravalle, che custodiva importanti affreschi e decori. Il Palazzo, infatti, era stato ampiamente abbellito da due professionisti toscani, Enrico e Federico Andreotti, che avevano altresì decorato “Palazzo Fazzari” nella stessa città e la Prefettura a Cosenza, alla loro opera si aggiunse quella dei grandi pittori Andrea Cefaly sr., Rubens Gariani e Vitaliano Bruno che impreziosirono tutto l’edificio, positivamente apprezzati dalla storica d’arte Emilia Zinzi. L’intera faccenda vide dei tempi molto lunghi e, come è noto ed anche riportato in alcuni testi, in quel periodo vi furono accese battaglie sulla “problematica demolizione”, che vide da una parte il Soprintendente ai Monumenti ed alle Gallerie della Calabria, l’architetto Giuliano Greci ed il Ministero dei beni culturali con il giornalista e professore universitario on. Giovanni Spadolini che furono a tutela di quei luoghi che includevano importanti opere decorative e dall’altra parte quasi l’intero Consiglio comunale di Catanzaro, favorevole  all’abbattimento per un miglioramento viario e pedonale di cui la città avrebbe goduto. Verso la fine del 1974 sull’opera di smantellamento le numerose “diatribe” proseguono, ma un incendio scoppiato nello stesso edificio ne compromise ancor di più la struttura, accelerando la svolta del dibattimento che vide la sua conclusione nel 1975 con la demolizione dell’intero Palazzo Serravalle. Con il suo abbattimento una parte di storia venne spazzata via ed il cuore pulsante della città vide scomparire un tratto molto particolare del suo antico Corso. L’evoluzione urbana è certamente naturale, ma la storia non può essere dimenticata ed il Palazzo Serravalle con i suoi importanti affreschi rimane uno dei maggiori palazzi d’epoca da ricordare, forse con rammarico. La famosa “strettoia” pulsava di numerose attività, come alcuni ristoranti, l’albergo “Italia” ed il “Circolo dei cacciatori”. Fra le varie attività commerciali da ricordare in quel tratto di corso, il particolare “negozio di banane” considerato una singolare novità, si vorrà poi ugualmente ricordare, pur non essendo ubicati nella parte di edifici che vennero demoliti, il famoso negozio la “Commerciale” e la “Talmone” dove in vetrina erano spesso esposte le particolari caramelle “Nougatine” per quell’epoca una vera “chicca”. Da ricordare, ancora, il “Bar Guglielmo”, che negli ultimi anni trovò sede all’angolo del Palazzo Serravalle (oggi Giardinetti Nicholas Green) e costituì uno dei più eccellenti bar del tempo. Elegante e particolare, il “caffè” nasceva primariamente come Bar Ascenti ed in seguito, nel 1957, fu rilevato proprio dalla famiglia Guglielmo che ne fece un pregevole punto di ritrovo. Quando il Palazzo Serravalle fu demolito, il bar si trasferì nelle vicinanze con la nuova denominazione di “Bar Duomo”, prendendo il posto del piccolo bar Saraco e continuando ad essere gestito, come nella sede primaria, dal signor Tommaso Rotundo e da suo figlio. Della “strettoia” rimasero solo ricordi, ancor oggi impressi nel cuore di tantissimi catanzaresi che videro scomparire una parte considerevole di storia e cultura.

    Elisa Giovene

    ( foto dal web )

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