Exodus, segreti di indagini e processi a disposizione di tutti 

La spy story che coinvolge un’azienda catanzarese non riguarda solo “italiani spiati” ma anche rivelazione di segreti d’ufficio 

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Di Giulia Zampina 

Non credono all’errore i giudici del tribunale di Napoli che hanno firmato il decreto di sequestro preventivo per delle due aziende Stm di Roma ed Esurv di Catanzaro che, secondo una ricostruzione riportata nel provvedimento datato febbraio 2019, avrebbero creato Exodus, una piattaforma che , senza alcun controllo avrebbe raccolto i dati informatici di ignari utenti attraverso i loro smartphone. Sono quattro le persone indagate, e tra questi un poliziotto e sua moglie. Con elementari tecniche di sicurezza informatica passiva gli investigatori hanno avuto modo di constatare che utilizzando dei notebook normali potevano avere accesso, proprio tramite Exodus, che in origine era stato creato come strumento per la procura di Benevento, a tutti i procedimenti penali .

In sostanza, nelle 20 pagine del provvedimento, è chiaro che Exodus non era a servizio solo delle postazioni di ascolto degli operatori di Pg incaricati di intercettazioni in ben definiti procedimenti penali, ma era accessibile a tutti, al punto che i dati relativi a diversi procedimenti penali incardinati nelle Procure che utilizzavano il sistema, potevano essere visibili anche a chi non avesse uno specifico indirizzo Ip dedicato. Per altro questi dati, oltre ad essere fruibili da chiunque, venivano conservati in un ‘icloud” con sede ovviamente all’estero diventando in qualche modo proprietà di quella società. Insomma una situazione complicata che coinvolge un Poliziotto e sua moglie in quanto rappresentanti di una delle società coinvolte ma allo stesso tempo interessati, pare proprio da alcuni magistrati, di procedimenti penali riguardanti alcuni soggetti di spicco calabresi.

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