Le mille voci di Francesco Cicchella entusiasmano il Politeama

Lo spettacolo 'Millevoci tonight show', con la regia di Gigi Proietti, di circa tre ore dai ritmi elevatissimi, così come la qualità, ha piegato in due dalle risate il pubblico


«Facevo imitazioni di continuo fin da ragazzo, cercavo ogni pretesto possibile per farle». Lo ha raccontato Francesco Cicchella ieri sera nel corso del suo “Millevoci tonight show” al Teatro Politeama, un appuntamento della stagione del massimo cittadino che ha richiamato un pubblico numeroso che, a sua volta, ha manifestato compatto e a più riprese tanto affetto nei confronti del giovane imitatore napoletano. Affetto tutto meritato, da subito: Cicchella ha divertito con intelligenza, proponendo uno spettacolo d’altri tempi, rispettoso del suo pubblico e senza scivoloni – a dispetto di una certa provenienza televisiva che punta al basso -, destreggiandosi con garbo anche nei momenti in cui la trivialità era dietro l’angolo. 

Bravo Francesco Cicchella: ha confermato tutte le aspettative riposte in lui da chi lo ha conosciuto solo televisivamente, con uno spettacolo di circa tre ore dai ritmi elevatissimi, così come la qualità, soprattutto canora. Con la regia di Gigi Proietti – la sua zampata era evidente, per quanto si trattasse di un “one man show”, tutto incentrato su Cicchella -, il giovane imitatore ha presentato una carrellata delle sue creazioni più riuscite, inframmezzandole con racconti e aneddoti:

«Dopo “Tale e quale” in TV, la gente mi riconosceva per strada e dimostrava una fantasia eccezionale», ha raccontato spiegando come gli storpiassero il nome, ma anche come facessero sempre la stessa richiesta: «Dai, famme nu piezz’». Così se anche una interrogazione in Storia, quando era più ragazzo, si poteva trasformare in una giostra di voci parodiate – i “consoli” romani prendevano i toni della cantantessa di Catania, ad esempio, oppure i “fossati” avevano quelli del cantautore de “La mia banda suona il rock” -, adesso non sono mancati il “suo” Massimo Ranieri, o ancora il “suo” Maurizio Costanzo, il “suo” Toni Servillo e la sua particolare concezione di sacralità del Teatro. Ma soprattutto non sono mancati riferimenti a Catanzaro: ben istruito sui detti popolari locali, ha cominciato, nelle vesti di Massimo Ranieri, a declamarli tutti – anche quelli qui irripetibili -, che diventavano citazioni di Dante Alighieri o Oscar Wilde, con tanto di pubblico piegato in due dalle risate. E sì che Massimo Ranieri targato Cicchella è non solo un fine conoscitore della cultura mondiale, ma anche un atleta acrobatico: è noto che il cantattore canti facendo davvero anche le flessioni sul palco, durante i suoi concerti, ma come è giusto che sia nelle iperbole delle imitazioni, con Cicchella riesce pure a dipingere la Gioconda e a salvare la terra da un asteroide, nel corso della durata della sola “Rose rosse”. Accompagnato da una band di sei musicisti  e con Vincenzo De Honestis a fare da presentatore alle singole imitazioni, Cicchella ha più volte coinvolto il pubblico, scendendo anche fra le poltrone, scegliendo – forse non a caso – come prede della sua gag “mauriziocostanziana” gli attori e registi Salvatore Conforto e Romina Mazza, il tutto solo per introdurre il “suo” piacionissimo Michael Bublè. 

Come con i fuochi d’artificio, il finale è stato un grande medley di brani arcinoti, ma con i testi cambiati in riferimento ad argomentazioni sociali più urgenti: vegani, bamboccioni, milf, operatori di call center, finti invalidi, tifosi violenti, polveri sottili, mine antiuomo, hanno trovato insieme a tanti altri ciascuno il loro brano, in una pioggia di applausi.

In chiusura di serata il pubblico catanzarese ha riservato a Cicchella un lungo battimano, tutti in piedi, e lui, qui al Politeama con il suo primo tour teatrale, è sembrato stupirsi ancora di così tanto affetto.

Carmen Loiacono