Torna a casa il bimbo caduto dal quinto piano (VIDEO)

La festa organizzata dai vicini per il piccolo Imran, uscito oggi dall’ospedale

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    di Antonio Capria

    Gli occhi di Imran restano bassi. Tutti lo aspettano, lo avvicinano, lo abbracciano, ed essere al centro di una scena così affollata è forse una responsabilità troppo più grande dei suoi tre anni. E’ solo un bambino, Imran, e come tutti i bambini vuole solo giocare, dare sfogo alla sua curiosità e ad una esuberanza che stasera sembra aver messo da parte. 
    Lo vediamo per la prima volta, rannicchiato tra le braccia di mamma Ghislane, che qui tutti chiamano Sara, e con le piccole gambe appesantite dal gesso, lo sguardo fisso sui cartoni che scorrono sul display del cellulare. 

    Non sappiamo quanto fosse vivace Imran prima di quel caldo e maledetto mercoledì pomeriggio, ma oggi nel suo silenzio non può non esserci anche la paura di quella caduta, il dolore delle ferite, lo smarrimento del risveglio in ospedale, la stanchezza della convalescenza. Il segno che hanno lasciato è chiaramente ancora più intenso della gioia del ritorno a casa. 

    Non possiamo non pensare che normalmente, quando i bambini giocano in casa e hanno spazio per correre, non sono costretti a spingersi oltre ad una ringhiera, per poi trovare solo il vuoto. 

    I vicini di casa hanno voluto accoglierlo con una grande festa. Hanno riempito di palloncini il pianerottolo su cui si affacciano case troppo piccole per contenere tanti ospiti, hanno allestito un ricco e colorato buffet, hanno preparato torte e dolci e salutato con applausi e  coriandoli l’uscita di casa del piccolo festeggiato. 

    Eccolo accennare ad un piccolo sorriso, al sicuro tra le braccia forti del papà appena tornato dal lavoro. Mohammed lo ha voluto stringere forte al petto come un dono prezioso, che ha temuto di perdere per sempre e che invece ha ricevuto per una seconda volta. 

    Tutti ripetono le parole “miracolo”, “Dio”, e nessuno in fondo si chiede di quale dio stiano parlando. 
    Perché su quel pianerottolo Dio si manifesta nella splendida armonia tra i bambini che giocano, si rincorrono, si abbracciano, senza chiedersi se l’altro sia italiano o straniero, cristiano o musulmano. E poi nell’affetto e nella solidarietà tra persone tanto diverse, costrette ad abitare vicine per le più disparate situazioni di difficoltà che la vita pone di fronte, ma che sono accomunate soprattutto da una grande dignità, e che di fronte ad un evento così drammatico hanno dimostrato una straordinaria capacità di empatia e di generosa condivisione. 

    Tutti un po’ mamme, papà, fratellini e sorelline di Imran. 

    Dopo l’incidente tutta la città è stata vicina a quel bambino finora senza nome volato giù dal balcone del quinto piano e salvato dai fili del bucato. 

    I sanitari del 118, i medici del “Pugliese” hanno fatto di tutto per restituirlo alla sua famiglia, e ci sono riusciti. Due settimane dopo Imran è a casa, ed è un giorno di festa. 

    Ma negli spazi angusti di quella casa parcheggio la rabbia è tanta, a stento gli inquilini riescono a trattenerla. Alcuni abitano lì da decenni, “una vergogna”, dicono, puntando il dito contro i Servizi sociali del Comune. La tragedia sfiorata – sono convinti tutti – è dovuta ad una situazione insostenibile. “Quando tante persone abitano in un appartamento di pochi metri quadrati, in una giornata caldissima, è normale che i bimbi siano costretti a trovare sfogo su un balcone, con tutti i rischi che ciò comporta”.  

    Senza più alcune fiducia nelle istituzioni, un’ultima speranza è riposta nel lavoro del cronista. Perché riesca a sollecitare una maggiore attenzione ed un intervento fattivo per dare agli inquilini dello stabile di via Fares la possibilità di abitare in una casa più accogliente, decorosa, a misura di famiglia e, soprattutto, di bambini.

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