Vent’anni fa moriva un ‘uomo felice’, Francesco Verdoliva

Ancora molto giovane, appena 31 anni, una bella esperienza di calciatore, un presente e forse un futuro da allenatore, una bella famiglia

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    Nella cultura dell’antica Grecia, gli Dei arrivavano ad avere invidia per gli esseri umani felici. E Francesco Verdoliva in quel giugno del 1999 era un uomo felice. Ancora molto giovane, appena 31 anni, una bella esperienza di calciatore, un presente e forse un futuro da allenatore, una bella famiglia. Sembra quasi scritta per lui Canzone per un’Amica, il celebre brano di Francesco Guccini dedicato ad una ragazza morta in un incidente stradale. “Lunga e diritta correva la strada”, “la dolce estate era già cominciata”, corrono i brividi nel risentirla e accostarla a quell’immane tragedia che colpì la famiglia Verdoliva. Francesco amava molto la vita. Non aveva rimpianti anche se non aveva raggiunto i traguardi sperati da calciatore. Gli era mancata un po’ di fortuna, sempre indispensabile, e magari qualche appoggio importante. Aveva annusato la prima squadra giallorossa, poi si era accontentato di palcoscenici meno ambiziosi ma non per questo meno esaltanti. In periferia, in piccoli club come il Chiaravalle, il Locri, il Sambiase, aveva dato il meglio di sé, con la sua tecnica, ma soprattutto con la serietà e l’applicazione. Archiviata l’esperienza sul campo, inconciliabile con il lavoro di tutti i giorni, Francesco aveva deciso di passare alla panchina, dedicandosi ai giovani, alle nuove leve, con un attaccamento e un senso etico molto forti. Sentiva la responsabilità dell’insegnamento, come un maestro delle elementari che sa di essere decisivo nella formazione di un bambino. Le vittorie con il “suo” Gagliano avevano lo stesso sapore delle vittorie nella primavera del Catanzaro o con le maglie del Locri e del Chiaravalle. Forse, se gli Dei non avessero avuto invidia per lui, Francesco avrebbe potuto provarsi in club più importanti, magari nel settore giovanile della squadra principale della sua città, diventare un allenatore professionista. A distanza di venti anni, il ricordo di Francesco Verdoliva suscita ancora forti emozioni. Non accade spesso. Il tempo sana le ferite, anche le più profonde. In molti casi, soffoca anche i sentimenti. Per Francesco no. Le sue sorelle, in particolare la mia cara amica Rosanna, tengono sempre accesa questa fiamma. Per loro, ma anche per tutti coloro che lo hanno conosciuto, Francesco è ancora in campo ad insegnare calcio ai ragazzi.

    Sergio Dragone

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