Il ’43 la bomba che uccise Donato e i 7000 di Cassino accolti in città foto

Calabria in Armi con una cerimonia alla Croce di Pontegrande scopre la targa che ricorda un soldato morto finora ‘senza nome’ e con lui tutte le centinaia di vittime a Catanzaro di quei giorni di 76 anni fa

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    Di Laura Cimino

    Aveva 20 anni appena, si chiamava Donato Panaro, era nato a Massafra, in provincia di Taranto, e morì soldato in nome della patria un caldo giorno di agosto come oggi di precisamente 76 anni fa. Nel quartiere di  Pontegrande di Catanzaro. Dove una croce ricorda il suo sangue e quello di altre decine di vittime dei bombardamenti che quel giorno colpirono la zona Nord della città. Mentre il giorno prima, il 27 agosto del 1943, Catanzaro pagò il suo prezzo più alto in termini di vite in un giorno stesso, 400 morti circa durante il bombardamento che colpì invece il centro storico cittadino.

    Ci pensa l’associazione Calabria in Armi in città a non disperdere la memoria dei caduti in guerra, per non fare scivolare nell’oblio tutto quello che fu. E il nome di Donato Panaro, i suoi vent’anni offerti alla patria in una città del Sud Italia come la sua oggi ricordato per sempre con una targa a suo nome serve a far pensare non solo a lui, ma a tutte le vittime civili e militari di quella guerra mondiale, di ogni guerra. 

    E’ per questo che oggi pomeriggio una piccola cerimonia di cittadini, residenti e rappresentanti dell’associazione Calabria in Armi si sono ritrovati sotto la croce di legno lungo la strada che porta all’ingresso di Pontegrande. Croce che è stata innalzata nell’estate del 2014 dal socio Salvatore Leone, a sostituire quella che già c’era, dagli anni ’50, eretta proprio a memoria dei morti duranti il bombardamento del 28 agosto del ’43 sulla zona Nord della città.
    ‘Lunghe ricerche – spiega con emozione Salvatore Leone – ci hanno permesso di risalire al nome del giovane soldato che su questa curva perse la vita 76 anni fa dopo il raid aereo.
    La zona delle Baracche, il Seminario, il Cimitero, l’ospedale Luigi Razza (oggi Ciaccio De Lellis) e Pontegrande gli obiettivi. Il rione era sede del comando tedesco e di una stazione radio tedesca. 

    ‘Nel raid aereo del 28 settembre a Pontegrande – sottolinea Nando Castagna di Calabria in Armi – caddero molti civili e molti soldati che in quel momento scendevano verso il centro della città per prestare aiuto alla popolazione duramente colpita il giorno prima, pagando con la vita questo gesto di generosità’.
    E c’è un episodio, in particolare, che Castagna vuole ricordare. ‘Un episodio straordinario’ precisa. E che  merita di essere non solo ricordato ma ulteriormente approfondito, conosciuto e consegnato anche alle future generazioni. Come storia di accoglienza straordinaria. Targata Catanzaro. 

    ‘E’ il febbraio del ’44 e nel corso della guerra gli americani invitarono gli abitanti di Cassino a scappare, prima dei violenti bombardamenti programmati sulla cittadina. Dove finirono questi sfollati? In ben settemila a Catanzaro. Che non solo li accolse – racconta Nando Castagna – ma si profuse in una autentica catena di solidarietà. Non avevano niente, venivano a Catanzaro con treni merci in viaggi che duravano settimane, e arrivarono alla stazione di Sala accolti dalla Prefettura, dalle istituzioni e dalla cittadinanza.

    Rimasero a Catanzaro e nei paesi limitrofi dove furono smistati, per mesi, fino a che il fronte superò Cassino. E a Cassino abbiamo incontrato ancora gente che ricorda con commozione l’incredibile ospitalità dei catanzaresi, un pasto caldo offerto, la solidarietà. Vorremmo approfondire questa vicenda anche con un gemellaggio e iniziative magari sostenute dalla città di Catanzaro’. 
    Perché la memoria è anche riscoperta delle proprie radici identitarie e culturali più profonde. Come questa straordinaria storia di accoglienza catanzarese dimostra. 
     

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