Dopo la definizione dell’area, quale perimetro per Giovino?

Domani si riunisce la Commissione urbanistica dedicata

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    di Lello Nisticò

    Pare che nel mondo parallelo, che sfugge agli occhi ma che riposa nel fondo inesaurito della fantasia di ciascuno, si stia combattendo una sorta di guerra di confine tra i due condottieri Bellino e Giovino.

    Qualche maligno sussurra che ci sia di mezzo anche una Belladonna. “Cherchez la femme”, direbbe il mio amico francofilo. Il fatto, o meglio il presunto fatto, è lo sbocco obbligato di un’antica ruggine dovuta a futili motivi, come spesso accade in questo lembo d’Italia. Bellino ha sopportato per lungo tempo la sopravvenuta maggiore fama di Giovino, roba degli ultimi venti anni.

    Per tutto il secondo dopoguerra Bellino era molto più in auge, finanche l’Amac e prima ancora la Sma, antenate dell’Amc, avevano una paletta di destinazione che portava scritto, nero su bianco, “Catanzaro – Bellino”. Poi, quasi all’improvviso, non si sa per quali alchimie mediologiche, Giovino ha preso il sopravvento sulla bocca di tutti e nei pensieri di molti.

    Da quando, poi, nel Palazzo di Città, qualcuno ha deciso di imprimere una accelerazione al bando riferibile a un “Concorso internazionale di idee” è tutto un Giovino qui, un Giovino là. L’atto, affisso un giorno di marzo del 2019 all’Albo pretorio, è figlio un po’ derelitto, di paternità mezzo disconosciuta, si potrebbe addirittura parlare, parafrasando e mutuando dal linguaggio giudiziario, di un “Concorso esterno in elaborazione internazionale di idee”.

    A seguito di una levata di scudi senza precedenti da parte di opposizione e associazioni, è repentinamente sparito, orfano come era di passaggi di competenza politica ritenuti necessari. Da quel momento in poi l’affaire Giovino è con prepotenza tornato alla ribalta, come per dire il vero era già successo tra il 2006 e il 2010, giunta Olivo, quando si consumò una lunga battaglia, anche legale, tra amministrazione e proprietà per bloccare una serie di proposte di lottizzazione in quanto in contrasto con i piani attuativi dell’area secondo il vigente Prg.

    Per tornare all’oggi, dalla primavera in poi è stato un susseguirsi di dichiarazioni, sedute consiliari, commissioni urbanistiche, addirittura convegni a tema. In rapida sintesi, dopo le rassicurazioni da parte del sindaco Abramo che mai avrebbe potuto avallare decisioni tanto impegnative senza passare attraverso gli organismi consiliari, ricordiamo il convegno del 17 marzo al dopolavoro ferroviario di Lido patrocinato dall’opposizione nel quale sono state esplicitate tutte le perplessità rispetto a merito e metodo, il successivo convegno del 5 aprile questa volta voluto dal sindaco Abramo per ribadire la volontà di concertazione e trasparenza, ancora il convegno nazionale tenuto sempre a cura dell’amministrazione il 18 giugno alla casa delle Culture nel quale si è cercato di fare il punto sullo stato dei fatti e sul futuro possibile dell’area. Ovvero, una grande estensione di 186 ettari di particolare rilievo per posizione e valenza ambientale e paesaggistica, suddivisibile in tre zone specifiche e caratterizzanti. La ormai famosa tripartizione lungamente discussa e accettata, parrebbe, obtorto collo anche dall’opposizione. Come riassunto efficacemente in un video diffuso in occasione del convengo alla Casa delle Culture, abbiamo un’Area Est costituita da un polmone verde che si estende per 135 ettari che è l’area di maggior pregio ambientale, un’Area Ovest limitrofa al comparto degli insediamenti privati vasta 44 con opportunità di contenere servizi a supporto del comparto turistico, e un’Area Nord di 61 ettari a prevalente destinazione commerciale, delimitata dalla strada statale 106 e dalla linea ferroviaria. Il Concorso di idee dovrebbe servire a rendere attuale nell’area un turismo di qualità salvaguardandone le caratteristiche ambientali. Una bella sfida su cui pesano da subito alcuni giudizi riferiti autorevolmente nel corso dello stesso convegno.

    Quello del presidente nazionale degli architetti Capocchin secondo cui quando si indice un concorso interazionale di idee è perché non se ne vuole fare nulla. E quello dell’esperto di marketing turistico e territoriale Joseph Ejarque secondo il quale Catanzaro è completamente fuori dai circuiti turistici internazionali. Giudizio in qualche modo ribadito dallo steso sindaco quando ha dovuto ritornare su una sua dichiarazione dubbiosa sulla vocazione turistica di Catanzaro Lido, contestualizzandola nell’oggettiva pochezza della dotazione in posti letto rispetto a realtà anche vicine territorialmente. Perché il nocciolo della vicenda, che ci porta direttamente all’attualità, è sempre lo stesso: favorire lo sviluppo di imprenditorialità turistico ricettiva qualificata, impedire la realizzazione, magari surrettizia, di cubature a uso residenziale.

    Domani mattina si riunisce ancora una volta la commissione urbanistica presieduta da Antonio Mirarchi. Si discute una proposta di delibera che recepisce la legge regionale cosiddetta “Piano Casa”, quale si dà facoltà ai Comuni di approvare entro il 30 settembre 2019 modifiche o integrazioni allo scopo di migliorare il patrimonio edilizio esistente soltanto se, in caso di ampliamento, viene mantenuta la destinazione d’uso originale, o se, in caso di demolizione o ricostruzione, solo se compatibili con le previsioni di piano.

    Tutti vogliono stare tranquilli che le norme prescrittive e le perimetrazioni conseguenti non favoriscano un ulteriore consumo di suolo a scopo abitativo, cosa di cui non c’è assolutamente necessità, se non per mero profitto privato. Poiché a parole tutti concordano, la battaglia si preannuncia accesa.

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