Il Festival d’Autunno celebra il mito di Woodstock (video)

La serata di apertura della diciassettesima edizione del Festival d’autunno, che ha avuto come protagonista il critico musicale Ezio Guaitamacchi, alle prese con un excursus su ciò che accadde in quei tre giorni di agosto del 1969, affiancato da due eccezionali vocalist, Brunella Boschetti e Andrea Mirò

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    Cinquanta anni fa a Bethel, negli Stati uniti, si svolse una tre giorni dedicata alla pace e al rock, destinata a segnare la storia non solo della musica. Era il Festival di Woodstock, la grande festa hippie che coinvolse uno straordinario cast di musicisti a stelle e strisce e che segnò un’intera generazione, ma anche quelle a venire. Di Woodstock e di tutto ciò che ha rappresentato fin dal suo svolgimento si è occupata la serata di apertura della diciassettesima edizione del Festival d’autunno, che ha avuto come protagonista il critico musicale Ezio Guaitamacchi, alle prese con un excursus su ciò che accadde in quei tre giorni di agosto del 1969, affiancato da due eccezionali vocalist, Brunella Boschetti e Andrea Mirò.

    Con la terrazza del complesso monumentale San Giovanni a fare da inconsueto sfondo a questa sorta di anteprima del Festival – che prenderà il largo il 28 settembre con il concerto di Luca Carboni al Teatro Politeama -, e a dispetto del venticello freddo presente per tutta la serata, l’appuntamento voluto dal direttore artistico della manifestazione Antonietta Santacroce nel compleanno tondo di Woodstock è stato una piacevole carrellata su aneddoti e leggende, ma soprattutto su quella musica ancora oggi ineguagliata, di fronte a un numeroso pubblico che ha gradito molto la scelta. Con una mise decisamente “a tema”, Guaitamacchi ha fatto così da guida attraverso i brani passati alla storia, ma anche attraverso quei personaggi che non solo furono tra i protagonisti a Bethel, ma che se ne occuparoo in seguito, contribuendo a creare il mito che già aveva gettato le sue fondamenta nel corso dei tre giorni.

    Furono 400, 500mila i partecipanti? Furono un milione, come disse qualcun altro, soprattutto dopo che furono aperti gli ingressi? Non si saprà mai, così come non si saprà mai quanta verità c’è in alcune storie passate alla storia per reali, ma forse non del tutto attendibili: si dice che ci furono due nascite, mai verificate, ma anche due decessi – davvero, uno per un incidente, un altro per overdose. Si dice che ci furono fiumi di droga – LSD e cannibis per lo più -, episodi violenti, numerosi arresti, e Dio solo sa cos’altro. Quel che è inconfutabile è l’acquazzone che si scatenò in apertura e che contribuì alla celebrità dell’evento, e la scaletta di 32 tra musicisti e gruppi, tra i più influenti di quegli anni. Da Jimi Hendrix a Richie Havens .- che aprì le “danze” insieme a Swami Satchidananda -, da Ravi Shankar a Country Joe, passando per i Creedence Clearwater Revival, Santana, The Who, Joe Cocker, Johnny Winter, Crosby Stills Nash & Young, Paul Butterfield, solo per citarne qualcuno. Inevitabilmente il racconto di Guaitamacchi non ha potuto che concentrarsi sulle ladies di quei giorni, forte della presenza delle voci di Mirò e Boschetti: Janis Joplin, su tutte, Joan Baez, Grace Slick dei Jefferson Airplane. La serata si è conclusa due encore di quest’ultima, “White rabbit” e “Somebody to love”, una chiusura perfetta.

    Carmen Loiacono

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