Residenze d’artista, presentate al Marca le opere degli artisti

Le opere saranno visibili sino a gennaio 2019

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    Un territorio che affascina e coinvolge, reinterpretato con il filtro dell’anima dagli artisti che lo fanno proprio. E’ lo spirito più intimo alla base dell’idea delle “Residenze d’artista” della Fondazione Rocco Guglielmo che arriva alla sua terza edizione, la seconda dedicata ad artisti italiani. Rivolta ad artisti italiani e stranieri, le residenze della Fondazione Guglielmo promuovono la sperimentazione e la ricerca, in sinergia con altri partner. Difatti il progetto è realizzato in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, il MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro, Caravan SetUp di Bologna e Whitout Frontiers – Lunetta a Colori di Mantova.

    Le opere degli artisti, in dialogo con la collezione permanente del Museo, sono state presentate giovedì pomeriggio alla presenza di Rocco Guglielmo, direttore artistico del Museo Marca e presidente dell’omonima Fondazione, e di Simona Caramia, docente dell’Accademia di Belle arti di Catanzaro. A portare il proprio saluto anche il direttore amministrativo dell’Assessorato regionale alla Cultura, Salvatore Bullotta. Come ha spiegato Rocco Guglielmo che si è detto particolarmente soddisfatto del lavoro di quest’anno: “Si tratta di un percorso che continua e che ha riscosso un grosso successo anche da parte degli artisti che scoprono Catanzaro; parliamo di progetti legati al territorio anche se poi ogni artista rielabora secondo una personale visione. Alla base c’è l’idea di sostenere la ricerca e la produzione degli artisti, ma anche di farsi portavoce del patrimonio culturale del territorio, valorizzando il paesaggio culturale e geografico della Calabria, promuovendo la sinergia con altri partner nazionali in una commistione di globale e locale”. Inserite, nel progetto GLOCAL dal 2018, il progetto relativo alle Residenze d’artista mira attraverso varie sezioni, mira alla crescita artistico-culturale del territorio locale, partendo dal basso, per riformare i luoghi della cultura, per permettere a varie fasce di utenti di riconoscersi in essi: obiettivo è quello di far emergere, attraverso lo scambio e la pratica dell’arte, i caratteri identitari, relazionali, storici dei luoghi, affinché possano “trattenere” ed integrare, sottraendosi da consumazioni di superficie e da circolazioni accelerate. Quattro gli artisti coinvolti nell’edizione del 2019, selezionati da Rocco Guglielmo, Simona Caramia, Simona Gavioli: Thomas Pizà, Ghezzi, Florentia Martinez e Micaela Lattanzio.

    Le opere saranno visibili sino a gennaio 2019, quando saranno esposte, durante il weekend dell’arte bolognese, nello stand della Fondazione Guglielmo nell’ambito della fiera indipendente della città, organizzata da Caravan SetUp. E sono stati loro i veri protagonisti del pomeriggio concluso con la visita alle opere perfettamente “calate” nel contesto della mostra permanente al piano nobile del Museo di Via Alessandro Turco. Tomas Pizà è l’artista spagnolo che nel mese di giugno ha lavorato a Catanzaro, realizzando una serie di pitture iconiche. Interpretando il paesaggio, combinando la conoscenza del territorio, la storia culturale con il presente, Pizà ha dipinto un ciclo di opere che riportano, in chiave emozionale, l’anima dei luoghi. L’opera che sarà esposta al MARCA si inserisce nella più ampia ricerca dell’artista, impegnato da anni nello studio e nella restituzione di una cartografia del Mediterraneo Occidentale (e della luce mediterranea) in cui le architetture reali sono protagoniste. Da settembre Roberto Ghezzi, Florentia Martinez e Micaela Lattanzio sono al lavoro, nella realizzazione di opere che raccontano la città con le sue specificità geografiche, urbane, naturalistiche e umane. E così Martinez ha dato avvio a un lavoro relazionale, che recupera la pratica della scrittura, proponendo un dialogo con se stessi, silenzioso, ma potente, poiché ognuno è invitato a scrivere una o più lettere per raccontare i propri stati d’animo, i propri pensieri, i propri desideri sul futuro. Ogni lettera è custodita in un sacchetto di tessuto, cucito con un filo rosso, sospeso, ma sostenuto da una catena di “polmoncini” – così li definisce l’artista – che partendo dal soffitto giunge a terra, in un moto ascensionale, lento ed etereo.

    Lattanzio ha realizzato una mappatura cromatica della città di Catanzaro, con al centro il tessuto urbano con i suoi toni caratteristici, come il grigio dell’asfalto e gli amaranto delle abitazioni, che via via cedono il passo al verde della campagna, per arrivare al blu del mare. Utilizzando una tecnica affine a quella di un mosaico contemporaneo, l’artista accosta tessere circolari, di diametri differenti, che collocate alla stessa altezza e seguendo lo schema di Fibonacci a spirale, restituiscono la visione del capoluogo, diviso in frammenti, ma al contempo in una veduta satellitare totale, che spazia dal centro alla periferia, dalla montagna al lido. La natura è coprotagonista della ricerca di Ghezzi, che ha installato nelle acque del fiume Corace delle tele bianche. Impressionate dagli agenti atmosferici, dai depositi delle acque e della terra, dalla luce del sole, le superfici delle tele hanno reagito agli impulsi esterni, tali che le opere sono diventate dei micro mondi, in continua evoluzione. Il risultato è una rappresentazione sintetica della realtà: una realtà in cui la sola linea d’orizzonte è sufficiente per raccontare un mondo intero.

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