Oliverio a Catanzaro: ‘Sono io la vera novità’

Orgoglioso discorso del governatore alla Casa delle Culture. «Io sono nel Pd e nessuno mi può cacciare. È il commissario che non rispetta le regole»


di Lello Nisticò

Per Catanzaro, Per la Calabria. Questo il claim dell’incontro con il quale Mario Oliverio ha inaugurato il suo tour elettorale nella città che visita quotidianamente ormai da 5 anni, nelle sue funzioni di presidente della Giunta regionale. Diciamo subito che la Casa delle Culture nel palazzo della Provincia ha registrato il tutto esaurito nei posti a sedere, con discreta presenza dei posti in piedi, a latere. Insomma, la scenografia è riuscita, senza infamia e senza lode.

Cosa che non guasta in clima elettorale. Certo, molto del pubblico era costituito da addetti ai lavori, portatori di interesse, strutture regionali, capi dipartimento e immediati subalterni. Ma questo ci sta, in un momento in cui i motori non sono ancora a pieno regime, e non certo per colpa del presidente. Sui contenuti, non si è trattato di un one man show.

L’intervento di Oliverio è giunto al termine di un non troppo rapido giro di testimonianze volte a manifestare la benevolenza dell’uditorio nei confronti dell’azione di governo del presidente. Si sono succeduti, ciascuno con le sue competenze. Il politico Michele Drosi, l’ingegnere Salvatore Saccà, il culturale Salvatore Bullotta, l’accademico Valerio Donato, il clinico Domenico Pingitore, l’assessore Angela Robbe.

Tutti hanno parlato dal proprio angolo visuale di Catanzaro, su cui è tornato anche il presidente, rivendicando con puntigliosa precisione quanto nei cinque anni di sua competenza è stato fatto, in termini di spesa e di progettualità, per la città capoluogo. Un tema spinoso, questo, di cui il presidente è consapevole. Da politico di lungo corso sa quanto il localismo condizioni giudizi e ostacoli ragionamenti corretti e realizzazioni serie.

Riconosce Oliverio, anche sulla scorta di quanto aveva pochi minuti prima relazionato Valerio Donato che tra l’altro è presidente della Fondazione dell’Umg, che la realizzazione a Germaneto di Università e Regione non sono state scelte felici per la vitalità cittadina, per il collegamento interno tra i quartieri e per i rapporti esterni con le città satelliti.

Occorre rimediare, rimagliare le discontinuità, rimodellare la funzionalità del centro storico «uno dei più belli della Calabria». Ma su questo, per non apparire presuntuoso, Oliverio ha chiarito che il governo del territorio urbano spetta al sindaco, non a lui. Il passaggio dal cittadino al regionale è propiziato dall’affaire sanità, anche sulla scorta della recentissima intervista di Iacona a Presa diretta. Cosa pensi Oliverio del decreto Calabria è risaputo. Doveva servire a salvare la sanità calabrese, l’ha affossata del tutto.

Dice di essere già in contatto con il ministro Speranza, a cui ha già chiesto, e continuerà a chiedere, misure straordinarie e provvedimenti immediati per risolvere i due problemi fondamentali: il rafforzamento delle piante organiche negli ospedali e nei territori e l’elevazione qualitativa e quantitativa delle dotazioni tecnologiche nelle strutture. Da qui il discorso ha preso i toni della politica, entrando nel merito dell’attualità più spinta. Il commissario Graziano dice che Oliverio, se continua a chiedere le primarie e soprattutto se le attua è fuori dal partito? Sentite Oliverio: «Oliverio è nel Pd, non è Oliverio che si pone fuori dal Pd. Piuttosto c’è un commissario che vuole sottrarre il Pd ai calabresi.

È una cosa un poco diversa. Nessuno può togliermi dal Pd: non solo sono iscritto al Pd ma ho una storia che rivendico. Ma soprattutto ritengo scorretto e irrispettoso, rispetto a migliaia di iscritti e militanti, che un commissario nominato da Roma possa fare affermazioni, come quelle che ho letto sulla stampa. Il commissario non è il Padreterno. Il commissario deve rispettare le regole e lo Statuto, e lo Statuto prevede, all’articolo 18, che i presidenti di Regione al primo mandato possono riproporre la loro candidatura e che, qualora ci sono altri candidati sostenuti al 15% degli iscritti, si facciano le primarie. Io ho riproposto la mia candidatura con una lettera al segretario nazionale del partito, a norma di Statuto.

Il commissario, ripeto, non è il proprietario del Pd. Se ci sono altri candidati si va alle primarie, altrimenti la mia candidatura è in campo. Se ci sono altre candidature, si mettano in campo e si valutino, fino ad adesso non ne ho visto».

Dopo una rapida riflessione sull’uscita di Renzi («era nell’aria da tempo, nessuno può dirsi sorpreso»), la riflessione sul governo Conte. Oliverio si dice contento, ma anche molto attento alle evoluzioni che può prendere. Ha apprezzato che Conte a Bari abbia detto che l’alta velocità deve arrivare in Puglia, Ma avrebbe preferito dicesse che deve arrivare a Reggio Calabria.

Sull’alleanza con i 5S: «Bene vere arginato la deriva sovranista. dobbiamo contrastare la destra ma la destra si contrasta con un progetto di alleanza chiaro, e soprattutto si contrasta se vengono risposte. Ora la sfida vera sono le risposte che il governo sarà in grado di dare ai bisogni della società italiana, soprattutto del Sud e della Calabria. È su questo terreno che bisogna misurarsi e non sulle alchimie.

Vedo che ci sono rincorse ai Cinquestelle e ci sono risposte dei Cinquestelle che sono davvero offensive, a partire da questo Morra che è alla guida della Commissione Antimafia che si permette di fare le lezioni di moralismo e di etica agli altri senza guardarsi allo specchio. Non ha alcun titolo per giudicare nessuno. La funzione che riveste dovrebbe indurlo a una migliore valutazione delle parole prima di esprimerle». Al termine, l’invito alla coesione. Se ci sarà leale collaborazione da parte di tutti, Oliverio si dice pronto a discutere alleanze e ruoli.

Di certo non rinuncia alla candidatura. Si dice convinto di avere bene operato, di avere infranto molti muri di omertà e malaffare, di avere instaurato un nuovo modo di gestire i dipartimenti della Regione. Occorre continuare l’esperienza intrapresa: «Anche queste interruzioni continue della direzione di governo regionale ogni cinque anni sono funzionali a ch9 non vuole cambiare le cose. Sento continuamente parole come novità e cambiamento. Ebbene, dico che l’unica vera novità sarà rappresentata dalla continuazione del mio governo per atri cinque anni».