Vincolo mandato, NCdu: ‘Migrazioni conseguenza della non politica’

Tassone: 'Se vengono meno i partiti, tutto è possibile'

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“Ritorna il tema del vincolo di mandato per i parlamentari. Sono ‘impegnati’ i grillini (ex?) preoccupati del ‘trasferimento’ di alcuni loro eletti verso altri gruppi. Si invoca la coerenza, la serietà,la responsabilità, il rispetto degli impegni assunti con gli elettori e delle posizioni politiche. Purtroppo devo constatare che c’è una inerzia intellettuale, un’ incapacità a cogliere il nocciolo vero del problema. Le migrazioni sempre più diffuse sono la conseguenza della non politica”.

Lo sostiene, in una nota, il segretario nazionale del Nuovo Cdu, Mario Tassone.

“Se vengono meno i partiti, se non esiste più la fase formativa, se non esistono riferimenti storici e culturali ma solo l’adesione a fatti emozionali contingenti – aggiunge Tassone – tutto è possibile. Se non c’è identità di cui essere orgogliosi si insegue l’opportunità del momento. Il tema delle migrazioni parlamentari è politico. Quando c’erano i grandi partiti e vigeva il sistema elettorale proporzionale con le preferenze, i ‘cambiamenti’ erano rarissimi. Ricordo che nella Democrazia Cristiana facevano scandalo i rari passaggi da una corrente interna ad un’altra. Se c’è solo il capo a cui rispondere, perché le grandi organizzazioni politiche non esistono, si va dal migliore offerente. E poi perché recriminare quando formazioni antitetiche, violentemente contrapposte, si sono trovate a fare il Governo insieme? Di Maio e Salvini sono i protagonisti di giravolte epocali e non avvertono un minimo disagio morale. Per i pentastellati, la Lega ed altre formazioni politiche varra’ il vincolo delle alleanze e degli impegni assunti con l’elettorato?”.

“Il tentativo di completare la distruzione del Parlamento – dice ancora il segretario del Nuovo Cdu – è chiaro. La riduzione dei parlamentari senza un’adeguata riforma costituzionale e una nuova Legge elettorale proporzionale, con le preferenze ed il vincolo di mandato, é la fine senza speranza della democrazia. C’è la possibilità per ricomporre un’area di centro che si avvii una fase in cui la ragionevolezza prevalga sulle ‘povertà culturali’? Ritengo di sì. Ci vuole coraggio, volontà e responsabilità”.

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