Sanità, Scura duro con Cotticelli: ‘Si faccia da parte’

L'ex commissario Sanità al suo successore: "Prenda atto del fallimento e dell’incapacità di governare la situazione"

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    “A differenza di quanto avveniva per i fuorilegge del Far West, scovare i responsabili dello sfascio della sanità calabrese di questo infausto 2019, è piuttosto semplice. Hanno un nome e un cognome: Gerardo Mario Oliverio, e Saverio Cotticelli. Quest’ultimo con la protezione e quindi la partecipazione del tavolo Adduce e dell’ex Ministra Grillo”. Parole di Massimo Scura già commissario Sanità in Calabria che in una lunga nota attacca il suo successore Cotticelli . Del futuro ex Presidente ho già detto tutto nel mio libro “Calabria malata. Sanità, l’altra ‘ndrangheta” e nei precedenti articoli. L’ultima trovata democratica del nostro futuro ex presidente è stata la cancellazione della parte delle mie dichiarazioni, che lo riguardavano, registrate da una tv locale ad un convegno di S. Giovanni in Fiore tenutosi giovedì 3 ottobre u.s. nella libreria comunale.

    Interessante sapere che un nutrito applauso ha coperto le mie parole: “Oliverio, in quattro anni, ha solo cercato la poltrona di commissario; nominato direttori generali in parte non all’altezza; distrutto il dipartimento tutela della salute e la stazione unica appaltante; non ha inviato a Roma i dati relativi ai Lea, facendo apparire la Calabria deficitaria, mentre aveva superato già nel 2017 i fatidici 160 punti; aggravato i dati sulla mobilità passiva, non contrastando le regioni del Nord che ci addebitavano anche prestazioni erogate a non calabresi, senza che i dirigenti e funzionari nominati da Oliverio se ne accorgessero.”

    Del commissario Cotticelli, ultimamente abbiamo letto autorizzazioni e smentite sulle assunzioni, le dichiarazioni rilasciate al Lions Club di Cosenza e il famigerato decreto 135, che ha seguito il verbale Adduce del 21 settembre u.s. Oltre alla sorpresa manifestata dal commissario ai Lions: “Non mi era mai capitato che mi si contestassero delle assunzioni. Sono dichiarazioni che destano preoccupazioni e stupore”. (Cosa si aspettava un plauso dai 18 precari licenziati e dalle centinaia che rischiano lo stesso trattamento o dagli idonei ai concorsi che attendono lo scorrimento delle graduatorie?) ecco alcune perle del commissario: “Quando si deliberano delle assunzioni bisogna fare delle previsioni di pianta organica e di sostenibilità economica. (Davvero?!). Nel caso dei 429 professionisti di cui stiamo discutendo non c’erano problemi sulla pianta organica, ma c’erano sulla sostenibilità.

    Noi abbiamo semplicemente ripreso un lavoro che gli anni scorsi si era abbandonato…” In sintesi le motivazioni del commissario Cotticelli, per giustificare le misere 429 assunzioni sulle 1.964 (da verbale Adduce, 3509 autorizzazioni – 1545 assunzioni) da me autorizzate e non ancora attivate negli anni 2017-2018 sono le seguenti: 1- Alcuni decreti di Scura non sono stati validati dal tavolo Adduce. 2- Mancava la copertura finanziaria. 3- Era stato “abbandonato da anni” il lavoro di analisi sul fabbisogno. Tante inesattezze e bugie meritano più di una precisazione e in questi casi l’incompetenza, comprensibile in chi non ha mai gestito neppure un condominio sanitario, non può essere una scusante, ma un’aggravante. 1- Il termine “validato” è un’invenzione del tavolo ministeriale (neanche Adduce e Urbani hanno mai gestito ospedali o aziende sanitarie). Non esiste decreto o circolare che supporti le decisioni di validazione o non validazione, le quali, quindi, sono del tutto arbitrarie, come del resto avevo già scritto il 12 aprile 2017 ai due ministeri con nota prot. 126507.

    Eccone alcune righe: “….Preliminarmente, è necessario far presente a codesti Ministeri che ….nessuna norma statale impedisce, oggi, alla Regione Calabria (e per essa alla Struttura Commissariale), di poter autorizzare assunzioni di personale di qualsiasi genere per il rispetto degli obiettivi di cui alla delibera di nomina del Commissario e del Sub Commissario, ossia il raggiungimento dei LEA o, come in questo caso, anche per il rispetto della Legge 161/2014, (sull’orario di lavoro e i turni di riposo) comunque, nel rispetto delle norme finanziarie sul contenimento della spesa del personale e nel rispetto dell’equilibrio economico complessivo previsto nel programma operativo 2016-2018.

    Secondariamente, la metodologia di valutazione dei piani di fabbisogno del personale definita all’interno di un gruppo tecnico composto da alcuni componenti regionali del Tavolo ex DM 70/2015 … già contestata a livello sindacale, non solo non è stata recepita in alcuna circolare e/o DM e resta, come tale, un mero documento istruttorio……anzi…in fase di verifica di applicabilità della metodologia proposta, si sono manifestate criticità di metodo e di calcolo, che le regioni hanno rilevato” …..per cui “Ad oggi il Tavolo per il Monitoraggio dell’Attuazione del D.M. 70/2015 si è impegnato a riconsiderare la metodologia elaborata, con il concorso di alcuni esperti regionali”. (metodologia mai più definita).

    Nella stessa lettera contestavo il mancato recepimento del famoso DCA 50/17 per assenza della firma del subcommissario Urbani. Ci voleva una nota della presidenza del consiglio per sbugiardare Adduce & c. sostenendo che l’assenza della firma del subcommissario era ininfluente, non potendo avere valore di diritto di veto sulle decisioni del commissario. La metodologia di calcolo dei fabbisogni ospedalieri (eravamo a fine 2016), proposta da un consulente svedese (sic!) prevedeva due condizioni: che il fabbisogno si calcolasse sulla base della produzione (appropriata, aggiungo io) del 2015 e che ogni reparto della rete ospedaliera, approvata a luglio di quell’anno con il DCA 64, avesse un responsabile e un minimo di sei medici, per coprire il turno. (Per infermieri e soprattutto oss la carenza era acclarata).

    Il tavolo Adduce non ha mai applicato la seconda parte della proposta del consulente, (salvo poi lamentarsi della mancata attivazione dei nuovi reparti) senza la quale qualcuno spieghi come si possono raggiungere i Lea per l’attività ospedaliera. Secondo questa logica la cardiochirurgia di Reggio Calabria che avendo iniziato ad operare il 2 dicembre 2016, e quindi nel 2015 non aveva produzione da giustificare, non avrebbe dovuto avere personale. Lo stesso discorso vale per l’attivazione di tutti i nuovi reparti previsti dalla rete decretata. Andava inoltre tenuto conto delle uscite per quiescenza del 2016 e degli anni seguenti. Non tutte, perché non sono stati sostituiti gli ausiliari, gli amministrativi di basso livello e altre professionalità ritenute inutili, tanto è vero che nel complesso il numero degli addetti del SSR, come pure i costi del personale, sono leggermente calati dal 2015 in poi.

    Inoltre, siccome il ministero della salute non aveva elaborato una analoga istruttoria per la sanità territoriale, secondo il tavolo non bisognava assumere per screening oncologici, distretti, ambulatori, penitenziari etc. Una follia! 2- Quanto alla copertura finanziaria il commissario in carica dovrebbe aver letto l’ultimo verbale Adduce dove si evince che la spesa per il personale nel 2018 è stata di 48,6 milioni di €, al di sotto delle previsioni del programma operativo 2016-2018 approvato dai tavoli romani.

    Del resto se i decreti del 2015 e 2016 erano stati “validati” come potevano non esserlo i successivi decreti, visto che il costo del personale andava calando? Una maldestra forzatura! Altre sono le voci di bilancio sulle quali intervenire, ora che anche il processo di acquisizione beni e servizi dipende dal commissario: la spesa per beni e servizi e quella farmaceutica, osservata anche da Urbani ai Lions e la spesa straordinaria e finanziaria dovuta al mancato controllo del debito pregresso delle Asp, per la quale occorrono dirigenti amministrativi e avvocati già autorizzati da me e poi revocati. Poi ci lamentiamo dello scioglimento delle Asp di Reggio e Catanzaro.

    Per i beni e servizi ci ha pensato il decreto Calabria a finire di sfasciare la già tremebonda SUA (Stazione Unica Appaltate) azzoppata da Oliverio, costringendo la Calabria a servirsi di altre regioni per acquisti e appalti. Bloccare le assunzioni è semplicemente una scusa per risparmiare sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori sanitari. Dopo aver finalmente invertito la tendenza della mobilità passiva nel 2017 grazie a nuovi servizi nel settore pubblico e in quello privato, (la riduzione di 22 milioni è nel bilancio di previsione 2019) ora, bloccando le assunzioni che servirebbero a mantenere i servizi aperti e ad attivarne di nuovi, si sta dicendo ai calabresi di tornare a curarsi fuori regione. 3- Quanto al lavoro di analisi sul fabbisogno, il Commissario Cotticelli ha solo da imparare, altro che lavoro “abbandonato da anni”. Solo la competenza e un confronto assiduo di mesi con le aziende, hanno consentito di calcolare il fabbisogno e informato ognuno dei miei decreti sulle assunzioni (in media due l’anno, quelli importanti).

    Non una banale contabilità dei decreti “validati” da Roma, (che pare non sapere minimamente cosa serve alla Calabria e poco gliene importa) che ha richiesto pochi giorni. In conclusione: – l’azione del commissario sulle assunzioni è velleitaria e poco incisiva perché imposta da Roma che non ha mai adottato un documento ufficiale per motivare le proprie scelte al riguardo. La difficoltà a gestire i “pronto soccorso”, la chiusura o la ridotta attività dei reparti, soprattutto negli ospedali Spoke, crea disagi ai cittadini e ingolfa gli ospedali maggiori. – Il presunto risparmio sul personale si traduce in sfiducia dei cittadini e maggior mobilità passiva e, quindi, in un maggior costo complessivo. Non solo, ma in questo modo diamo da lavorare alle regioni ricche sottraendo lavoro ai calabresi.

    Stesso discorso vale per gli acquisti sottratti alla SUA, che andrebbe potenziata, non distrutta. Meglio se chiamassimo esperti delle regioni virtuose a insegnare come si accentrano gli acquisti, di modo che le competenze finali restino in Calabria. – I fabbisogni degli ospedali si calcolano grazie a competenze che l’attuale commissario, per assoluta mancanza di esperienza in campo sanitario, non possiede neppure lontanamente. Intanto nessun nuovo servizio per i malati viene attivato negli ospedali e sul territorio.

    L’accordo con l’Università di Napoli per lo screening neonatale esteso, già da me firmato, non è andato avanti; i malati di sensibilità chimica multipla hanno perso l’ambulatorio a suo tempo aperto a Germaneto; l’accordo integrativo regionale, sottoscritto con i medici di famiglia, che dovrebbe portare migliori servizi territoriali, risparmi alla spesa farmaceutica e riduzione degli accessi al pronto soccorso e dei ricoveri, ancora deve essere attivato dopo oltre un anno. Commissario Cotticelli prenda atto del fallimento e dell’incapacità di governare la situazione e si dimetta prima di creare ulteriori danni. Oppure resta con la speranza di poter assegnare, alla fine, un’azienda sanitaria al noto neurochirurgo in pensione, come le ha chiesto chi ha addirittura il coraggio di presentarsi candidata per il ruolo di governatore per i prossimi cinque anni? Dalla padella nella brace!”

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