L’INTERVISTA – Ron: ‘Lucio Dalla aveva un gran cuore’

La discografia di Lucio è vastissima, sicuramente ci poteva stare tanto altro, ma queste canzoni che ho scelto, tra il primo e il secondo album, credo riassumano in maniera esaustiva il percorso musicale e la carriera artistica di Lucio Dalla

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    Sarà un concerto in cui alcune tra le più belle canzoni di Lucio Dalla saranno proposte nella loro versione originale, senza nuovi arrangiamenti, così come il loro autore le aveva volute, domani sera al Politeama per il diciannovesimo Festival d’autunno. E’ da sempre stato molto fermo su questo punto, Rosalino Cellamare, meglio conosciuto come Ron, amico di una vita di Dalla, con il quale ha collaborato in più occasioni anche ad alcuni dei suoi pezzi più famosi. E’ stata da questa necessità che sono nati il tour “Lucio!”, successivo alla pubblicazione dell’omonimo album, e oggi “Lucio!!”, a seguito della seconda raccolta di brani di Dalla, che sabato sera farà tappa anche a Catanzaro.

    In scaletta, manco a dirlo ci saranno le canzoni più significative – scelte dal vasto repertorio dallo stesso Ron -, di Lucio Dalla. Partiamo dai punti esclamativi dei titoli: «Questo album “Lucio!!” – ci spiega – è il secondo album dedicato a Dalla dopo il primo “Lucio!” del 2018 ed è un album con dei duetti live, da qui i due punti esclamativi».

    E quali criteri ha seguito nella selezione dei brani? «Le canzoni le ho scelte in maniera naturale, ho cominciato a scrivere una scaletta e l’elenco mi è venuto istintivamente. La discografia di Lucio è vastissima, sicuramente ci poteva stare tanto altro, ma queste canzoni che ho scelto, tra il primo e il secondo album, credo riassumano in maniera esaustiva il percorso musicale e la carriera artistica di Lucio Dalla».

    In realtà è difficile poter parlare in maniera completa di un artista di simile levatura, del quale si può dire che se fossimo in America, i suoi testi sarebbero inseriti nei programmi scolastici: «Sì. Sicuramente andrebbero studiati a scuola – conferma -. Uno come Dalla andrebbe studiato per la sua unicità, per le sue parole, per il suo modo di scrivere unico e non replicabile. I giovani – aggiunge – potrebbero trarne profitto, capire gli insegnamenti da questo. Peccato che in Italia non siamo dei grandi sostenitori di questi artisti e concittadini».

    Insomma, oltre alle luminarie per le vie di Bologna qualcosa in più si potrebbe fare, eppure dalle nostre parti pare sempre più passare solo ciò che danno in Tv – e certa Tv -, con il rischio concreto per le nuove generazioni che l’eredità, anche per i semplici ascoltatori, di Dalla e degli altri grandi cantautori possa perdersi, strada facendo. «Può succedere – ammette -. Per questo bisogna tenere sempre viva la memoria dei cantautori che non ci sono più. Parlo di Dalla, di Battisti, di De Andrè, di Mango, di Daniele, Graziani e altri».

    Il Festival d’autunno allora sembra adempiere bene al suo compito, con la metà dei sopraccitati omaggiati dal cartellone dell’edizione 2019. Uno sguardo al passato, d’accordo, ma il presente? Con un cantautorato che sembra riaffacciarsi timidamente dopo anni di predominio rap e trap, c’è qualcuno tra le nuove leve da tenere d’occhio? «Mahmood. Devo dire che mi piace molto – afferma -, ha vinto Sanremo con un pezzo strepitoso, mi piace come canta, come scrive. E’ un personaggio importante, secondo me». E lo dice uno che 40 anni fa era già sul palco e continua ininterrottamente, con lo stesso entusiasmo del primissimo giorno. Diciamolo, uno che non ha mai giocato a fare il divo, pur avendone pieno diritto, o avendolo per lo meno più di tanti altri. Ron è uno che ha scritto canzoni memorabili, anche per altri, ma è rimasto in qualche modo defilato, «Sono fatto così – afferma -, fa parte del mio carattere, quindi non mi pesa». Eppure, tornando a 40 anni fa, c’era anche lui sul palco di quello strepitoso tour che fu Banana Republic, insieme a Dalla e De Gregori, in un’Italia diversa, non solo dal punto di vista prettamente musicale. «Fu una grande tournée, fantastica. Sembrava un sogno – ricorda -. L’Italia è molto cambiata dall’Italia di allora. Gli italiani sono rimasti gli stessi, sempre più impauriti e con sempre meno speranze. Mi ricordo che con Banana Republic si cantavano canzoni impegnate che andavano anche nel sociale, nella politica. Allora era tutto nuovo, tutto da scoprire. Ora tutto è stato scoperto, ma noi rimaniamo sempre un pochino indietro, titubanti».

    Un ultimo pensiero, per chiudere, su Lucio Dalla: c’è qualche suo aspetto che secondo lei, che lo conosceva bene, forse non è mai abbastanza ricordato? «Ci sono tanti aspetti di Lucio che forse non sono mai stati ben ricordati, ma è anche vero che Dalla ha talmente tanti aspetti, noti e meno. Forse – conclude -, non si ricorda abbastanza della sua grande generosità. Del suo grande cuore».

     

    Carmen Loiacono

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