La fotografia di Brumotti richiama ‘Uno scorcio di Sarajevo’ di Fubini

Noto editorialista di La Repubblica che scriveva “Uno dei quattordici palazzi che andavano sotto il numero civico 222 di viale Isonzo faceva pensare a uno scorcio di Sarajevo”

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    di Alessia Burdino

    “Uno dei quattordici palazzi che andavano sotto il numero civico 222 di viale Isonzo faceva pensare a uno scorcio di Sarajevo”. Capitolo IX, pagina 105. Così Federico Fubini parlava del quartiere di Catanzaro nel libro “La via di Fuga” edito da Mondadori e pubblicato nel 2014. Oggi la fotografia di Brumotti finita su social e giornali richiama l’immagine usata da Fubini per descrivere quel viale. “Uno scorcio di Sarajevo”. Quello di Fubini, inviato e editorialista de “La Repubblica”, fu un focus su viale Isonzo, numero 222 da tanti punti di vista.

    A partire dalla storia di Gianpietro, metà zingaro e metà italiano, geometra diplomato. Ed è questo giovane, metà zingaro e metà italiano, a fornire a Fubini la fotografia della situazione: “Ci sono i rom, ci sono quelli normali e poi ci sono quelli come me. Io mi trovo in mezzo”. “Sua madre – scrive Fubini nel libro – non era rom e anche suo padre da bambino era stato adottato e cresciuto da una famiglia completamente italiana. Suo nonno paterno era, invece, uno zingaro ed in gioventù aveva messo incinta una ragazza italiana. Sopravviveva dunque questo quarto di codice genetico a complicare tutto, specie da quando, con la perdita del lavoro del padre, la famiglia si era trasferita in via Isonzo 222”. L’analisi di Fubini si sposta sul piano politico quando, nel libro, parla dei consensi elettorali ottenuti in questo lembo di città. Quello che Fubini definisce “l’impalcatura del potere in città, la base della piramide”. Quello che Brumotti fotografa così come Fubini scrisse, nel 2014, il quartiere delle “buche fangose, dei casermoni dalle mura spezzate o annerite dal fuoco, dei capannelli di spacciatori, dei padri di famiglia che scontano i domiciliari fumando in cortile e delle vecchie Panda con le lavatrici sul tetto da portare clandestinamente al ferraiolo”. Ma è, anche, il quartiere di Gianpietro: il geometra nel ghetto, metà zingaro e metà italiano, in cerca della sua exit. La sua via di fuga.

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