Al Marca la mostra di Pingitore, ‘firma’ sui loghi della città (video)

Nella stessa Catanzaro in molti non sanno che tanti loghi, quasi tutti quelli delle aziende locali più note, anche dell’Amc, o ancora i packaging, le campagne pubblicitarie e i manifesti di realtà quali il Teatro Politeama, il Catanzaro Jazz Fest, il Festival d’autunno, portano la sua firma

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    di Carmen Loiacono

    Nella stessa Catanzaro in molti non sanno che tanti loghi, quasi tutti quelli delle aziende locali più note, anche dell’Amc, o ancora i packaging, le campagne pubblicitarie e i manifesti di realtà quali il Teatro Politeama, il Catanzaro Jazz Fest, il Festival d’autunno, portano la sua firma. E’ Pino Pingitore, catanzarese d’adozione, del quale il Museo Marca ha voluto omaggiare i 50 anni di ricerca artistica e progettazione grafica con un’apposita mostra patrocinata da Provincia e Fondazione Guglielmo che, inaugurata ieri sera,  potrà essere visitata fino al 31 gennaio.

    “Pino Pingitore – L’anima e la visione 1969/2019”, curata da Giorgio Bonomi e da Luigi Polillo con catalogo Il Rio Edizioni, si divide in due sezioni in altrettanti piani del Museo. Al primo piano trovano posto oltre 30 opere, alcune realizzate per l’occasione, che documentano un percorso artistico molto articolato che testimonia la continua ricerca e volontà di sperimentare del protagonista. «E’ una produzione molto articolata – ha detto lo stesso Pingitore -, negli anni in qualche misura ho voluto bandire lo stile, non era nelle mie corde protrarlo per tutta la mia esistenza artistica, ho invece avuto la passione per questa ricerca costante». «Da una fase creativa all’altra – nelle parole di Giorgio Bonomi -, Pingitore spesso ritorna alla precedente, naturalmente senza mai essere uguale, con un itinerario che può raffigurarsi come una spirale che implica sì un cammino circolare, ma che non torna mai al punto di partenza, anzi via via si innalza, pur rivedendo il cominciamento». Il percorso espositivo parte dall’esperienza del Gruppo Mauthausen, già ospitato al Marca nel 2014, e si chiude con gli “Astratti fluidi”, opere che segnano il ritorno al colore e al recupero dello sfumato in chiave astratta, «un’espressione artistica basata sul colore, la cui nozione di spazio è annullata dall’infinita scala cromatica legata al suo processo creativo» ha spiegato Polillo. Nel seminterrato poi, trova spazio la produzione legata alla progettazione grafica, dai marchi aziendali e non, ai manifesti, al packaging: «I pittogrammi, ritagli netti di organica riconoscibilità – ha spiegato in merito ai loghi l’articolista di Artribune Raffaele Orlando, tra i relatori alla presentazione della mostra, poco prima del taglio del nastro -, si stagliano dall’immaginario scritturale dell’artista fino a divenire linguaggio autonomo. La percezione della figura avviene attraverso contrasti, per vuoti e per pieni, assenze e presenze».

    Non ha nascosto il proprio orgoglio il direttore del Marca e presidente dell’omonima Fondazione Rocco Guglielmo che nel corso dell’incontro di apertura al quale hanno partecipato anche il vice sindaco Ivan Cardamone e Giulio Girondi de Il Rio Edizioni, ha pure definito Pingitore «un’anima inquieta», proprio per la sua continua ricerca: «Questa esposizione – ha detto – dimostra l’attenzione che il Museo ha nei confronti del territorio, un bacino di artisti di importanza strategica anche nel mondo dell’arte contemporanea. Mi piacerebbe che la stessa attenzione che il Museo dedica al territorio, il territorio la dedicasse al Marca».

     

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