Bernini e la meraviglia barocca (video)

Da oggi aperta la grande mostra al San Giovanni

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    di Lello Nisticò

     

    I culturalmente più distratti lo ricorderanno forse uomo con i baffi sulla banconota da 50 mila lire prima dell’arrivo della moneta unica, fino al 1999, con valore tendenzialmente sempre minore per via dell’ inflazione che falcidiava i salari, come ostinatamente non vogliono ricordare i pasdaran degli anti euro. Ma Bernini non era sulla banconota di grosso taglio per via di un selfie ben riuscito, bensì per essere un grande scultore, anzi il più grande del nostro barocco, autore di cose divinamente memorabili come l’Apollo e Dafne o il Ratto di Proserpina, ma anche architetto, facitore di paesaggi, di piazze e di fontane, letterato e pittore, specie di se medesimo. Gian Lorenzo Bernini, figlio di Pietro, che dalla natia Napoli si portò sagacemente a Roma all’ombra dei magnificenti papi con l’uzzolo del bello nell’arte e nella vita. Ne servì 4 o 5, il Gian Lorenzo, nella sua lunga vita terminata nel 1680 a 82 anni. Pontefici, come s’usava allora, di grandi casate; i Pamphilji, i Barberini, i Della Rovere Chigi.

    Fu soprattutto con un Chigi, salito al soglio papale come Alessandro VII, che Bernini andò d’amore e d’affari, creando molto per lui e per la sua famiglia, che possedeva molte proprietà a Roma e molte nei dintorni. In una, il Palazzo Chigi di Ariccia, finirono per accumularsi tutti i tesori d’arte della famiglia provenienti dalle case che via via nel corso dei secoli vendette, compreso quel Palazzo Chigi dove oggi risiede, non si sa fino a quando, Giuseppe Conte. Palazzo Chigi ad Ariccia è una residenza museale barocca, ha un conservatore che si chiama Francesco Petrucci che ieri si trovava a Catanzaro, al san Giovanni, per illustrare, con altri, la mostra “Bernini e il Barocco Romano”, ultima tappa di un tour internazionale che ha toccato Bulgaria, Romania e Serbia. Tra gli altri, Andrea Perrotta di e-bag e Simona Cristofaro di 4Culture (da pronunciare rigorosamente for-culciur, ndr), titolari del format originale “Il Trionfo delle meraviglie” con il quale avevano già allestito cose notevoli come “Le Macchine di Leonardo” e “Imperatores”. Insieme, Palazzo Chigi di Ariccia, e-bag e 4Culture, con la partecipazione di Glocal Project, hanno costruito “Il Trionfo delle Meraviglie – Bernini e il Barocco Romano” che rimarrà al San Giovanni da oggi fino al 29 febbraio 2020, anno bisesto. Una mostra che si compone di pezzi, grandi quadri medaglie tessuti, provenienti dalla collezione di palazzo Chigi e arricchita da interventi multimediali interattivi e tecnologici che permetteranno ai visitatori una full immersion nel mondo barocco di Bernini e degli atri comprimari dell’epoca, tra cui il “nostro” Mattia Preti presente con due opere: una “Scena di pestilenza” e una “Campaspe” che, per chi non lo sapesse, come il sottoscritto prima di wikipedia, era la favorita di Alessandro Magno.

    Ieri c’è stata l’anteprima con conferenza stampa alla quale hanno partecipato oltre agli organizzatori, il vice sindaco e assessore alla Cultura di Catanzaro Ivan Cardamone, il dirigente generale del dipartimento cultura della Regione Domenico Schiava, il responsabile amministrativo dell’assessorato regionale alla cultura Salvatore Bullotta e il segretario regionale del Mibac Salvatore Patamia. Il quale ultimo ha ribadito la buona novella scaturita dalla controriforma Franceschini approvata nell’ultimo Consiglio dei ministri, con la sospirata istituzione di una Sovrintendenza alle Antichità e Belle Arti per Catanzaro e Crotone e l’autonomia per il Museo della Sibaritide, mentre ha annunciato che entro l’estate si darà esito alla gare per il nuovo Archivio di Stato nell’ex macello comunale. Detto così sembra un po’ truce, ma è una bella cosa.

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