‘La corruzione è come la mafia, rovina la vita’ (VIDEO)

Il sostituto procuratore Vito Valerio è intervenuto durante un incontro del ciclo ‘Catanzaro legal economy’ organizzato dall'istituto 'Grimaldi-Pacioli'

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    di Antonio Capria

    “La corruzione è come la mafia, e come la mafia rovina la nostra vita di ogni giorno”. Così il sostituto procuratore Vito Valerio si è rivolto ai giovani studenti dell’istituto tecnico economico “Grimaldi-Pacioli”, nel corso dell’incontro organizzato nell’ambito del percorso “Catanzaro Legal Economy” al quale ha preso parte anche il giornalista Damiano Iovino. Il magistrato ha spiegato ai ragazzi come negli anni si è passati da una corruzione “spicciola” ad una corruzione “sistemica”, ad un vero e proprio “sistema corruttivo”. “Non abbiamo più a che fare con la corruzione del privato che si rivolge al singolo funzionario per ottenere una utilità che non avrebbe diritto avere, ma ci troviamo di fronte ad un magma che travolge le pubbliche amministrazioni. La corruzione è diventata invisibile, non perché non sia possibile vederla, ma perché non siamo abituati a vederla. E’ diventata un po’ come la mafia, e questo è il grande limite che noi abbiamo nell’individuarla, nel definirla e nel contrastarla sul piano giudiziario. Non è più una corruzione episodica,  ma  punta alla gestione del potere. Non interessa più, ad esempio, a valle il funzionario dell’ufficio tecnico comunale, ma riguarda il sindaco a monte, e diventa quindi più difficile da individuare, perché è più difficile controllare i fenomeni sul procedimento amministrativo. Nella corruzione episodica corruttore e corrotto sono su piani distinti, perché ciascuno vuole raggiungere un vantaggio diverso.  Nella corruzione sistemica corrotto e corruttore sono sullo stesso piano, hanno gli stessi interessi, vogliono gestire insieme il potere, gli appalti, la spesa sanitaria. E’ cambiata anche la nozione di utilità economica: non abbiamo più la famosa valigetta di soldi, ma c’è uno scambio di favori. Ad esempio io favorisco la tua nomina a dirigente regionale, tu garantisci la assunzione di mia figlia nella società partecipata dalla Regione, io ti nomino responsabile del procedimento, tu favorisci la ditta a me vicina. E’ un modo illecito di governare la spesa pubblica, e dal punto investigativo bisogna sindacare anche i rapporti personali, e indagare nella prospettiva di una spartizione di interessi paritaria”. Naturalmente la materia degli appalti – secondo il sostituto procuratore – si presta ad essere il terreno fertile della corruzione: “Perché negli appalti si incontrano i poteri pubblici e i poteri economici privati, è il momento in cui la cosa pubblica ha bisogno dell’intervento del privato, ma gli interessi perseguiti sono diversi: l’amministrazione pubblica deve garantire il bene comune, il privato ricerca il proprio profitto”. Così la corruzione incide negativamente sull’interesse pubblico: “Se per la manutenzione di una infrastruttura scegliamo una impresa che garantisce assunzioni di favore anziché la qualità del lavoro – ha spiegato il magistrato –  a pagare sarà la collettività. Il prezzo della corruzione viene infatti scaricato dall’imprenditore sui costi meno visibili, come la qualità del materiale usato per la costruzione. Per questo gli effetti della corruzione coinvolgono la vita di tutti noi, che percorriamo le strade e i ponti che rischiano di crollare, abbiamo a che fare con la sanità pubblica e con le sue liste d’attesa, con l’università e le commissioni che favoriscono i baronati”.  Per Vito Valerio il contrasto giudiziario rappresenta “un tampone nella fase patologica, che incide sul protrarsi delle conseguenze di un reato già consumato”. Invece la vera sfida “è quella della educazione e della prevenzione, della consapevolezza che la corruzione è un male che rovina la vita di tutti noi”. “Siamo stati educati alla legalità, al rifiuto alla mafia come fenomeno invasivo che condiziona le nostre vite sul piano economico e sociale. Ma la corruzione non è da meno – ha concluso il sostituto procuratore -, è un male che si insinua senza che noi ce ne accorgiamo, perché non siamo abituati ad accorgercene, nessuno ci ha mai detto che la corruzione è come la mafia, e come la mafia ci rovina la vita di tutti i giorni”.  
    Nel corso dell’incontro è intervenuto anche il giornalista di Panorama Damiano Iovino, cronista dell’Ansa ai tempi di Tangentopoli, che ha ripercorso le inchieste su corruzione e politica, dall’arresto del presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa, all’attività del pool “Mani Pulite” e del suo magistrato simbolo Antonio Di Pietro, al processo per la maxi tangente Montedison che vide alla sbarra l’intera classe politica dell’epoca. 
    “Allora anche noi giornalisti ci sentivamo dei guerrieri perché pensavamo che il Paese sarebbe cambiato – la riflessione di Iovino -, in realtà è solo stata abbattuta una classe politica, ma il fenomeno della corruzione esiste ancora”. “Mani pulite – ha spiegato il giornalista – è nata perché il sistema è diventato inefficiente, i corrotti erano diventati troppo esosi e il sistema è crollato. Rispetto ad allora sembra esserci meno arroganza nel comportamento della classe politica, che è diventata anche più attenta. Poi, con il venir meno dei partiti, non emerge più quella corruzione che serviva a finanziare la politica, ma il fine è quello dell’arricchimento personale”. “La corruzione – ha detto infine Iovino – vive insieme al sistema degli affari e degli appalti pubblici, l’importante è che oggi ci siano sempre più strumenti di controllo e sanzionatori”.

     

     

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