Sanità, Parente: basta commissari in Calabria

Il consigliere regionale commenta l'esito della seduta del consiglio di ieri 

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    Dopo la mozione presentata sul regionalismo differenziato dai Gruppi regionali di Forza Italia e Casa della Libertà, recepita in toto nella Risoluzione approvata all’unanimità dal consiglio regionale che ha delegato il suo Presidente  a dare impulso ad una iniziativa legislativa, sulla base del disposto dell’articolo 121, secondo comma della Costituzione, finalizzata ad ottenere forme e condizioni di autonomia a determinate condizioni e clausole di salvaguardia, anche sul Decreto Sanità Calabria, varato dal Consiglio dei Ministri nella prefettura di Reggio Calabria il 18 aprile scorso, Forza Italia si è fatta promotore di un ordine del giorno che impegna il Presidente della Giunta e del Consiglio regionale ad attuare ogni più utile iniziativa finalizzata a non rendere operativo il famigerato Decreto in via di pubblicazione la cui applicazione darebbe un colpo mortale a quello che rimane della disastrata sanità regionale, soprattutto nella erogazione delle prestazioni sanitarie che rientrano nei livelli assistenziali di assistenza. Lo scrive in una nota stampa il consigliere regionale Claudio Parente. Dopo ampio dibattito l’ordine del giorno, predisposto dal capogruppo di Forza Italia Claudio Parente e condiviso dai consiglieri Tallini, Gallo, Esposito, Aruzzolo, Pedà, Scalzo, Romeo e Ciconte, è stato approvato all’unanimità.

    In particolare, nel documento è stata richiamata la violazione dell’autonomia della regione, sancita dalla Carta Costituzionale in quanto modifica norme ordinarie attuative dell’art. 120, comma 2, cosa alquanto paradossale nel momento in cui il governo giallo verde è impegnato a far passare l’Autonomia differenziata per la quale proprio la sanità farà capo esclusivamente alle regioni; cosi come è stata rimarcata la presunta incostituzionalità con gli articoli 2,3 e 5 della Costituzione mentre sarebbero tutte da dimostrare le condizioni di necessità ed urgenza che hanno portato all’emanazione del Decreto e perciò in contrasto con l’art. 77 della Costituzione. Questo perché, nel Decreto, non c’è traccia di una sola azione che potesse effettivamente, ed in modo immediato, garantire un migliore funzionamento del sistema sanitario regionale. Si continueranno a tagliare il personale con il blocco del turnover, e quindi tagliare posti letto di ospedali pubblici; a tagliare le prestazioni della sanità territoriale in modo indiscriminato perché questo governo, come quello precedente, ha deciso di far prevalere la parte economica rispetto a quel minimo di offerta sanitaria necessaria  per soddisfare almeno i livelli minimi di assistenza. Un Decreto Sanità Calabria in palese contrasto anche con leggi ordinarie e decreti legislativi che sono alla base del funzionamento dell’intero sistema sanitario nazionale, che mortifica le professionalità regionali perché, nella relazione di accompagnamento, auspica che i commissari delle varie aziende, non solo possono non far parte dell’apposito elenco nazionale, ma che siano individuati fuori regione, cosa per la quale ha previsto un lauto rimborso di 20 mila euro di spese oltre ad incrementare di 50 mila euro l’indennità di carica rispetto alle condizioni attuali. Ma chi dovrebbero essere questi superman della sanità considerato che dal 2010 ad oggi il governo ha inviato  Commissari e Sub commissari che hanno incrementato il disavanzo e la migrazione sanitaria, non hanno assicurato servizi, nemmeno quelli minimi, e non hanno controllato sulle infiltrazioni della ndrangheta. Gli stessi Commissari che avevano il potere di revocare i direttori generali delle aziende, ricorrendo le condizioni di diritto e di merito (tipo il rispetto dei bilanci e dell’applicazione dei Piani operativi assegnati, etc), questo per aggiungere come i contenuti del Decreto Sanità Calabria sono da un lato pleonastici e dall’altro tutt’altro che urgenti ed indifferibili.

    Certo le responsabilità ed il fallimento delle politiche sottese al piano di rientro non sono esclusive dei Commissari governativi, soprattutto alla luce di quanto dichiarato dallo stesso presidente Oliverio, sulla partita che si è giocata all’interno delle correnti del PD, nei governi Renzi e Gentiloni, che hanno alimentato il violento scontro con il Commissario Scura, il tutto sulla pelle dei cittadini calabresi che ne hanno pagato e ne pagheranno, chi sa per quanto tempo ancora, le conseguenze. Ma per non essere Commissariati per sempre, e non solo nella sanità, bisogna subito lavorare a riorganizzare il sistema sanitario regionale in modo organico e non solo con interventi tampone; lavoro da affidare a professionalità eccelse che conoscono non solo la materia ma la “specificità” della sanità calabrese, non condizionabili dalla classe politica che in ogni caso non può esimersi dalle responsabilità per la nomina di dirigenti capaci solo di fare un utilizzo clientelare del ruolo assegnato, costringendo i calabresi a subire interminabili liste di attesa anche solo per un banale esame diagnostico o costretti a recarsi fuori regione per potersi curare. 

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