‘Ciak…un processo simulato’ per gli studenti della Pascoli Aldisio

Gli studenti hanno simulato con la collaborazione e la supervisione degli avvocati Rossana Greco e Francesca Masucci un vero e proprio processo penale minorile

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     Sabato 4 maggio gli studenti della classe 1^A della Scuola secondaria di primo grado dell’Ic Pascoli-Aldisio di Catanzaro sono stati protagonisti di un’esperienza formativa unica e straordinaria vissuta all’interno di un’aula d’udienza del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro. Gli studenti hanno difatti simulato, con la collaborazione, la supervisione e la presenza degli avvocati Rossana Greco e Francesca Masucci, un vero e proprio processo penale minorile interpretando il copione “La tavernetta”, messo a disposizione dalla compagine associativa Ciak – Formazione e Legalità ed incentrato su fatti-reato relativi a un caso di cyberbullismo, fenomeno sociale in fase di allarmante crescita tra i giovani, cui il nostro Istituto presta grande attenzione agendo nell’ottica della prevenzione e della formazione della comunità scolastica.

    La celebrazione del processo ha rappresentato la fase finale di un percorso progettuale educativo innovativo che quest’anno è giunto alla sua quinta edizione. Si tratta del Progetto “Ciak… un processo simulato per evitare un vero processo”, organizzato dal Tribunale per i Minorenni di Catanzaro con la collaborazione dell’Usr Calabria e del Centro Calabrese di Solidarietà. Il progetto, contemplato nel Ptof del nostro Istituto e realizzato dalla sua referente la professoressa Stefania Cardamone, è stato fortemente sostenuto dalla dirigente scolastica Lidia Elia, sempre molto attenta alle sfide provenienti dalle nuove dinamiche della società e sempre pronta a sostenere i propri studenti nel loro delicato e complesso percorso di crescita al fine di renderli cittadini autonomi, consapevoli e responsabili.

    Gli studenti, vestendo i panni di giudici, avvocati, testimoni, persona offesa, pubblico ministero, assistente sociale, ufficiale giudiziario, cancelliere, hanno avuto l’opportunità di conoscere il complesso sistema della giustizia minorile e di riflettere sul fatto che alcuni “gesti e comportamenti” che loro considerano come “semplici scherzi” in realtà costituiscono dei veri e propri reati con precise conseguenze giuridiche e che le regole non rappresentano un limite alla libertà personale ma il fondamento per una vera realizzazione personale e sociale.

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