Omicidio stradale Mandile: ecco le motivazioni della sentenza

Al 24enne che provocò la morte della giovane mentre saliva in auto nel luglio 2017 esclusa aggravante 589cp secondo comma perchè 'non si era potuto risalire al momento in cui aveva assunto la sostanza stupefacente

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    E’ stata depositata la sentenza che lo scorso 13 marzo il Gup del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco ha condannato Giuseppe Paparo 24 anni alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio stradale. Il giovane di Gasperina aveva provocato nel quartiere Lido la sera del 31 luglio 2017 un incidente che sul momento aveva causato il ferimento della giovane Rosaria Mandile e di una sua amica che stavano in quel momento cercando di entrare nella loro auto. Rosaria, sarebbe poi deceduta dopo un mese di agonia.

    Comminando una pena solo di poco inferiore ai tre anni richiesti dal Pubblico ministero per il reato di omicidio stradale il giudice non ha considerato applicabili alcune circostanze aggravanti, già in realtà escluse dall’accusa, che avrebbero peggiorato la posizione dell’imputato. In particolare quelle previste dall’articolo 589 secondo comma del codice penale che punisce ‘chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica cagioni per colpa la morte di una persona”. In questo caso, si legge nella sentenza, “è evidente che pur essendo Paparo stato ritrovato positivo al test riguardante l’assunzione di cannabis non sono emersi elementi di fatto da cui desumere che egli si fosse messo alla guida in stato di alterazione”. Infatti, si legge ancora nella sentenza, ‘non si era potuto risalire in alcun modo al momento -potendo anche essere svariate ore prima del sinistro – in cui la sostanza stupefacente è stata assunta. Tale accertamento insieme a quello meramente biologico è stato considerato necessario dalla Cassazione Penale.  Il giudice nella sentenza haanche il risarcimento dei danni alla parte civile, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Vetrano. Paparo invece era difeso dai legali Simona Longo e Gregorio Tassone.

    R.t.

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