La ‘marina’ di una volta: la spiaggia , i lidi, il ‘Miramare’

I vecchi lidi nel quartiere Lido: la storia

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    di Elisa Giovene

    Sono passati numerosi anni da quando il quartiere Lido, era costituito da un semplice agglomerato di case. La “marina” di Catanzaro cominciò ad evolversi intorno al 1852, con la sua crescita ed il procedere degli anni s’incrementò anche l’economia del quartiere con alcune piccole industrie ed il commercio marittimo, tant’è che nel 1894 sussisteva un movimento di circa 79 velieri e 90 bastimenti a vapore. Già negli anni precedenti c’era stata una sorta di trasformazione, infatti, sebbene ci fossero delle zone non perfettamente “salubri”, alcuni precursori del turismo cominciarono ad incentivarlo, invogliando a soggiornare in baracche edificate sulla spiaggia o altresì, per recarvisi giornalmente per curare le malattie reumatiche. Questo fenomeno prese molto piede e le poche “camere in affitto” esistenti, andarono letteralmente a ruba nonostante i prezzi elevati, i meno abbienti, invece, per il periodo estivo abitualmente si stabilivano nei cosiddetti  “ pagliari” eretti sulla spiaggia. I nobili catanzaresi, pertanto, si avvalevano della marina della città per un bagno ristoratore, addirittura pare che all’epoca arrivassero direttamente nelle acque marine con dei carri per tutelare la propria intimità, solo in seguito vi fu l’idea di edificare dei lidi seguendo il “modello palafitta” per migliorare la condizione delle giornate da trascorrere al mare. Uno dei primi ad attuare questo tipo di costruzione fu un certo Giovanni Miriello, alla sua morte la figlia ne ebbe l’eredità, ma fu il marito, tale Fortunato Nalini nativo di Verona, a far fruttare appieno l’economia dello stabilimento. Il lido ebbe notevole fortuna, tant’è che riuscì a sbaragliare la concorrenza costituita proprio dallo zio della moglie, anch’egli in possesso di uno stabilimento balneare. Fu così che nel 1845, il villaggio marinaro constava di due lidi balneari. A quell’epoca, la privacy ed il “pudore” , come già detto, erano tenuti molto in conto, infatti le cabine esistenti erano divise in “donne e uomini”, l’area delle donne ne possedeva un numero maggiore e potevano accedervi esclusivamente gli uomini sposati. A tutto ciò si aggiungeva anche la “differenza di classe”, infatti si legge in una nota del Comune redatta alcuni anni dopo ( 17 agosto del 1925), che i “poveri” venivano destituiti in sole due zone a loro accessibili, ove venivano erette baracche e tende. Con il passare degli anni si acquisì quella “libertà” un tempo notevolmente ridotta e la spiaggia del quartiere lido negli anni 50/60 aveva così raggiunto uno stato di rinnovamento considerevole, adeguandosi anche all’evolvere dell’abitato. La spiaggia, ancora non soggetta all’erosione della costa, era ampia ed il lungomare adiacente constava di un basso muretto decorato con i sassi della stessa spiaggia. Diversi erano i lidi dislocati sull’arenile con annesse cabine poste ai lati ( dette “baracchine”), decisamente in numero consistente, ogni lido pare ne avesse circa 40/50 a disposizione dei bagnanti. Dei vari lidi esistenti se ne ricorderanno alcuni, ritenuti all’epoca i più “gettonati”, come ad esempio il lido Azzurro, il lido Geniuzza, il lido Greco, il lido Mancuso, il lido Anapi, tutti meta dei tanti catanzaresi che dal centro città scendevano nella zona marinara per fare i bagni, in quel tempo infatti, ancora non si era manifestato il “boom” delle spiagge tra Copanello e Soverato. La spiaggia, come precedentemente accennato, era molto ampia e tante erano le barche che ivi sostavano, come lampare, pescherecci, piccole barche ed anche paranze nei pressi della riva. Caratteristico, nella parte di lungomare della zona centrale del quartiere, era il vecchio faro ( a lanterna), una particolare costruzione bassa dipinta a scacchi e punto di riferimento per le navi in transito. Nella parte di spiaggia oltre la Fiumarella, direzione “porto”, da ricordare la vecchia “Colonia”, istituita per sostenere le famiglie meno agiate ed offrire un periodo di attività fisica e ludica ai numerosi bambini che venivano portati per passare le vacanze estive. In tanti sostavano in spiaggia all’ombra di alcune tettoie appositamente edificate ed era perciò usuale vedere  gruppi di bimbi camminare in fila, con le loro divise uguali e cappellini tipici da “marinaretto”. Le giornate estive erano dunque fatte di semplicità, di giochi sulla spiaggia, di serate davanti ad un falò, ma anche di musica e fresche bibite offerte dall’intramontabile “Miramare”. Il Miramare, noto anche come ristorante “Carmelina”, venne spazzato via nel 1972 insieme all’edificio del faro da una corposa mareggiata e di entrambi rimasero solo bei ricordi. L’attività, constava di due “zone”, la parte superiore del caseggiato con terrazza vista mare, era per l’appunto destinata alla ristorazione, rinomata per l’ottima preparazione di piatti a base di pesce,  mentre nella parte sottostante vi era il bar. Il bar/ristorante era un considerevole punto di aggregazione dei giovani dell’epoca e luogo di brillanti feste serali con musica dal vivo o del classico jukebox. Il Miramare, fu rinomato per essere altresì punto di ritrovo di importanti personalità, come attori, cantanti e politici di quel tempo. La sua distruzione, infatti, destò un sentimento di grande tristezza nei catanzaresi e soprattutto nei residenti del quartiere marinaro, che furono consci di aver perso una parte del “cuore pulsante” dell’abitato. Ad oggi tante le cose cambiate, ma, certamente, quei forti valori identitari continuano a perdurare nel tempo e costituiscono un ricco patrimonio fatto anche di tradizioni marinare, che tuttora potrebbero rappresentare un valido futuro per la città. (foto dal web)

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