Calcio femminile, boom. Ecco i due fenomeni del Catanzaro (foto) foto

Vi presentiamo Giulia e Michela: con i loro 74 gol in due hanno portato i giallorossi in serie C nazionale

Più informazioni su


    di Gianluigi Mardente

    Le donne cambieranno il mondo, diceva qualcuno più importante di noi. La sensazione, però, è che le donna abbiano fatto qualcosa che nessuno osava immaginare fino a qualche anno fa: le donne hanno cambiato il mondo del calcio. L’ItalDonne ai mondiali ha fatto innamorare un Paese intero dividendo i bigotti dai rivoluzionari e aprendo scenari su discorsi più o meno interessanti che noi, oggi, riteniamo già obsoleti. Mentre voi parlate di differenze, calcio minore o sport diversi, noi intendiamo andare avanti perchè non vorremmo sprecare energie su un dibattito senza senso. Ci piace parlare di certezze, situazioni oggettive: lo sport è tale quando è praticato con passione, sacrificio, sudore e soprattutto genera emozioni. Pertanto, ponete fine alla polemica, il calcio femminile emoziona e quelli che lo rigettano sono costretti ad alzare bandiera bianca. Si, perchè di emozioni se ne possono sentire parecchie e dietro ogni calciatrice c’è una storia di vita davvero toccante. Per raccontarvi tutto questo non abbiamo scelto le ragazze mondiali, ma le giocatrici del nostro Catanzaro Femminile che quest’anno hanno stravinto il campionato di serie C interregionale approdando, dietro la guida di mister Tato Sabadini, alla serie C nazionale. C’è una storia, bellissima, da raccontare. E sapete, per caso, che in questa squadra esistono anche due fenomeni? Ve li presentiamo noi. Anche se per conoscerle meglio dovreste vederle giocare. Ah, che spettacolo.

    GIULIA VERRINO E MICHELA ROMEO: Aprite le orecchie: 74 gol in due. Le loro giocate e i loro gol hanno trascinato il Catanzaro verso il trionfo con una certa facilità. Michela l’ha buttata dentro 44 volte, Giulia 30. Ma sappiate che la prima ha 19 anni e la seconda solamente 15. Ergo, per i prossimi 20 anni esistono due fenomeni del pallone in rosa che navigano nella nostra città. Ora bisognerà capire se Catanzaro (non la società, ndr) saprà tenerle ben strette o le farà scappare verso altri lidi. La passione per il pallone nasce da subito. Giulia, ad esempio, si allenava da bambina per far giocare il fratello: “Andavo con mio fratello sin da piccola – ci riferisce – in modo che si potesse allenare. Mi mettevo in porta per farlo calciare ma mi resi conto che mi piaceva tantissimo ed ero anche brava. Mia madre mi voleva in tutù, ma io ero felice solo dietro ad una palla e ho iniziato a correrle dietro”. Ha corso talmente forte che adesso gioca sull’esterno sinistro e quando parte e punta l’uomo non la prendi nemmeno se la spari: una tecnica individuale mista ad una velocità da paura, per lei la rappresentativa ha fatto cose da pazzi e gli addetti ai lavori del centro nord sospirano già il suo nome. “Quando ero bambina – prosegue – venivo anche discriminata ma poi tutti hanno dovuto fare marcia indietro e rassegnarsi al mio obiettivo di vita: giocare a calcio”. Michela? Idem. Inizia a 4 anni con qualche parolina fastidiosa che le ronzava nelle orecchie ma a “7 anni ho iniziato a giocare con la scuola calcio del mio paese, incontrando inizialmente alcuni ostacoli. Vedere una bambina in un campo di calcio, insieme a tanti maschietti, era qualcosa di impensabile. Con il tempo, molti genitori e gli stessi compagni, hanno apprezzato il mio modo di giocare e non hanno più avuto pregiudizi nei miei confronti. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto in qualsiasi mia decisione ed è sempre stata presente nei momenti di bisogno e disponibili nell’accompagnarmi ad ogni partita e allenamento, per loro la mia felicità era l’unica cosa che contasse”. Michele a la sua classe da vendere garantiscono giocate di alto profilo e gol da ogni zona del campo: la vedi giocare e pensi che sta preparando un lancio per cambiare gioco, invece tira la bordata e la mette nel sette. Come e quando vuole.

     

     

    IL CATANZARO FEMMINILE: Giocare a calcio non è facile, a Catanzaro ancor di più. Ma questa maglia e questi colori hanno spinto le due ragazze ad affrontare tutti i muri di cinta costruiti dal pregiudizio. Ora la gloria nella loro terra. Giulia, nonostante i 15 anni, parla da veterano: “Indossare la maglia del Catanzaro è innanzitutto una responsabilità: rispettare i colori e non deludere chi ci segue oltre a quella di dimostrare che la vittoria del campionato dello scorso anno era vera e credo che ci siamo riuscite in pieno grazie al nostro mister Giuseppe Sabadini che non si è arreso e ci ha trasformato in guerriere e al nostro presidente Giacomo Moscatello”. Poi un momento di festa: “Che goduria battere il Cosenza andata e ritorno”. Michela non è molto distante dal pensiero della compagna e anche lei pensa che il derby sia stato il momento più bello della stagione e aggiunge: “Indossare la maglia della tua città nativa è prima di tutto un orgoglio. Difendere i colori che ami è un dovere. Ti poni l’obiettivo di non deludere le aspettative e quella delle poche persone che hanno creduto in noi dall’inizio alla fine. Ogni partita è stata come una finale, in 90 minuti abbiamo dato sempre il massimo, uscendo dal campo con lividi, ginocchia sbucciate e dolori ovunque”. Ah, le donne. Quanto sono speciali. Pronte anche a rovinarsi le belle gambe pur di vincere una partita. Ora ci credete? Vincere per loro è uguale a vincere per gli uomini: battaglia in campo, sempre.

    IL FUTURO E IL SOGNO In città molti parlano di loro e suonano le sirene di squadre importanti. Ma il Catanzaro, ora, è un pensiero fisso. Anche se un domani, chissà… “Il mio obiettivo è intraprendere una carriera da professionista e arrivare in nazionale: sarò impegnata con la rappresentativa (Magna Grecia) dal 30 giugno al 7 luglio a Ravenna per confrontarci contro le altre rappresentative di tutta Italia e magari essere notata da qualcuno. Il mio sogno? L’ho già realizzato giocando a calcio”. Poesia di Claudia alla quale Michela mette la musica e le parole diventano canzoni: “Come tutte, spero in un futuro calcistico in serie A, sarebbe il massimo. A Catanzaro, calcisticamente a livello femminile ci sono le basi per poter competere con le squadri più forti ma purtroppo la gente ci guarda con perplessità e scetticismo per quello che facciamo”. Cara città, inizia a fare un mea culpa e leva dalle menti questo maledetto scetticismo. La nazionale e i suoi successi stanno aprendo un mondo nuovo, le ragazze lo sanno e cavalcano l’onda dell’entusiasmo per abbattere le barriere dell’ignoranza. Giulia segue la nazionale e dice di “sentirsi già una di loro, nel senso che con il cuore sono sempre stata lì come se fossero mie compagne. Lo sport deve unire, non dividere e pertanto non prendo in esame alcuni commenti”. Michela : “Il mondiale è un buon modo di far scoprire alla gente che il calcio femminile esiste e non deve essere messo in secondo piano rispetto al calcio femminile. Sono diminuiti i pregiudizi verso le donne rispetto a tempo fa, ma ancora c’è chi crede che il calcio è solamente uno sport maschile”. Per loro non è assolutamente vero, infatti non chiedono modifiche di regolamento o di misure del campo, all’unisono sostengono che “il calcio è il calcio, 7 metri di porta e 100 metri di campo”.

     

    GIOCATRICI GAY: Sono piccole ma con la mente da grandi. Michela e Giulia rispondono al tormentone del calcio femminile come covo di lesbiche con un pensiero che sposiamo in pieno: “Ma chi se ne frega? Ognuno scegli chi gli pare. Esistono i gay nel calcio femminile ma non pensiate che nel maschile non ci siano, anzi…La vita e le scelte personali sono una cosa, il campo è un’altra. Le persone con gusti diversi sono dappertutto e non per forza devono giocare a calcio, la maggioranza di noi ha anche il fidanzato e conduciamo una vita come qualsiasi altra ragazza che possa definirsi donna. Stessa cosa per le compagne che hanno la fidanzata. Giudicateci per come giochiamo, il resto è assurdo e ridicolo. Il mondo è bello perché è diverso altrimenti saremo tutte fotocopie in bianco e nero”. Come darle torto. Una cosa è certa, il calcio emoziona anche a tinte rosa. Quindi viva le donne e il calcio femminile.

     

    foto nella pagina: sopra Giulia Verrino, in basso Michela Romeo

    Più informazioni su