Sanità, Cgil: ‘Nell’area vasta un crollo strutturale’

'Non solo carenza di personale anche altri problemi'

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    Molti di noi si saranno soffermati più volte su cosa concettualmente possa significare la locuzione crollo strutturale. Trattasi, per come novellato nei comuni dizionari, della perdita della capacità di una qualunque costruzione, di natura edilizia e non, di sostenere o trasmettere il carico cui normalmente viene sottoposta e per la cui gestione è stata costruita. Tale perdita è in grado di determinare, il cedimento completo di tutto “l’edificio” con buona pace di progettisti e gestori occasionali e non. Il crollo può aver cause differenti, comprese quelle legate ad un errore di progettazione, ma soprattutto, il più delle volte è tutt’uno ad incapacità di gestione e manutenzione del sistema per inadeguatezza di coloro i quali sono mandatari di questa alta funzione. E’ quello che sta succedendo alla sanità della cdosiddetta area vasta di Catanzaro, Crotone e Vibo, dove la capacità del Servizio sanitario regionale di dare risposte di salute ai cittadini è ben al di sotto del livello minimo mentre, viaggia come sempre a livelli massimi l’indebitamento. Siamo in tanti a chiederci come ciò sia possibile ma tant’è. Fanno parte delle cronache recenti i disservizi del “Iazzolino”, dove ultime solo in ordine temporale, sono le denunce per quanto legato all’Ostetricia e Ginecologia e, nevvero, quelle anch’esse patrimonio della cronaca recente, dei disservizi del “San Giovanni di Dio” testimoniati da una recente esternazione di un paziente che, come noi, parla chiaramente di Servizio sanitario regionale al collasso. Si badi bene che non si tratta solo di quanto correlabile alla nota carenza di personale e similari, ma vieppiù un quadro complessivo che pone in risalto in maniera esaustiva, la totale assenza di quell’architrave multifattoriale che è la sola in grado di dare le risposte di salute ai cittadini calabresi. Manca tutto, dalle strutture al personale, ma è anche completamente assente il livello rorganizzativo, rispetto al quale traspare luminosa la totale incapacità di risposta politica regionale. Indipendentemente dal colore del partito al potere si sono visti sempre gli stessi manager e sempre gli stessi risultati: nulla. In un trentennio circa si è passati attraverso più giunte di colore diverso senza che niente cambiasse per la Calabria e i calabresi. Anche quest’ultima presunta giunta di centro sinistra ha fatto del fallimento gestionale della sanità il proprio fiore all’occhiello tradendo le aspettative che i cittadini avevano riposto sulla stessa e confezionando le consuete purghe sotto forma di migrazione sanitaria obbligata e tasse regionali al massimo. A questo ragionamento non sfugge certamente l’ASP di Catanzaro che sta offrendo, in quest’ultimo periodo, il peggio di sé. Con un deficit che sembrerebbe viaggiare verso i 60 milioni di euro e sottoposta quindi, a piano di rientro, la sola cosa che si fa notare è come e quanto l’attuale management brancoli nel buio dello spazio siderale, lontano quindi dai bisogni dell’azienda e dei cittadini che alla stessa chiedono risposte sanitarie. Le attività che ancora la stessa azienda eroga sono prevalentemente garantite dalla grande abnegazione del personale, primi fra tutti i medici dell’azienda che, naturalmente sono i primi ad essere chiamati ma gli ultimi ad esser considerati. Solo così ci spieghiamo la totale noncuranza della categoria da parte dell’azienda e di chi è dalla stessa delegato a trattare con i sindacati. Nel periodo di riferimento, che vede come capo della delegazione trattante l’Avv. Elga Rizzo, siamo stati completamente dimenticati. (…)  Nella nostra oramai ventennale esperienza sindacale, è la prima volta che ci siamo trovati di fronte alla pervicace volontà di ignorare la categoria medica e gli altri professionisti sanitari, che sono asse portante del Servizio sanitario nazionale. Ci spiace svelarle un arcano sul quale ancora sono in molti a covare illusioni: i cittadini si recano nelle strutture sanitarie per avere prestazioni sanitarie e mediche. Tutto il resto è corollario. E, per cortesia, non citi a detrimento di quanto qui novellato, il recente accordo per il contratto decentrato del comparto, fatto contro la FPCGIL e contro i lavoratori tutti che chiedevano impegni seri a garanzia di un cambio di passo reale. E che dire del Direttore Generale facente funzioni sempre dell’ASP di Catanzaro. Anche in questo caso ci chiediamo quale sia stato il suo contributo reale nella gestione delle necessità aziendali e quale la capacità/volontà di incidere sul percorso aziendale e quindi su quanto potenzialmente si doveva fare per garantire la salute ai cittadini del comprensorio di riferimento. Da quanto noi si possa testimoniare con mano nulla. Lo sa il D.G. facente funzioni che, ad esempio, la nostra azienda ha moltissimi medici assunti a suo tempo per le attività di pronto soccorso e poi spostati ad altra funzione che potevano esser utilizzati, nei modi dovuti e previsti, per colmare le carenze emerse con prepotenza? E cosa ha fatto, sempre il D.G. ff, rispetto a dinamiche evidenziate alla stessa, nella sua veste di direttore sanitario aziendale, fin dal lontano ottobre 2018 per garantire che tali problemi potessero trovare adeguata soluzione in tempi consoni? Non è forse compito del top management gestire e programmare per tempo? Ad entrambi diciamo di fare la sola cosa giusta fattibile: dimettersi. Vorremmo anche dire al Commissario ad Acta ed al Ministro che, tale situazione di prorogatio poggiata su uomini e donne che hanno già ampiamente dimostrato la loro non idoneità alla funzione, sta dilaniando quel poco che resta di un Servizio sanitario regionale e che piuttosto che pensare ai massimi sistemi, si deve partire dalla reale costruzione di solide basi in grado di garantire il futuro sanitario della regione. Ministro altri ritardi non sono accettabili se non si vuole esser complici”.

    Ivan Potente
    FPCGIL Medici Area Vasta

    Franco Grillo
    Segretario  Generale 
    FPCGIL Area  Vasta

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