I Quartieri: ‘Albero caduto e scritta impropria, come muore una città’

L'associazione stigmatizza i fatti degli ultimi giorfni come rappresentativi di una condizione di degrado in cui versa il capoluogo dal punto di vista amministrativo

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    Riceviamo e pubblichiamo

    L’improvvisa caduta dell’albero di Villa Pepe è la rappresentazione plastica del declino della nostra città.

    Su questa valutazione di un’amara realtà, s’innestano una serie di considerazioni, sia squisitamente operative, che di natura d’indirizzo politico, che reclamano vendetta, ma soprattutto ci convincono sempre di più, che alcuni pseudo esponenti politici che governano hanno mandato “al tappeto” un’intera città.

    Abbiamo il dubbio che l’albero caduto in una giornata di sole e senza vento, si sia volutamente “suicidato”, giusto per marcare quel dubbio – peraltro diffuso in città – che la gestione del verde pubblico in carico alla Verdeidea, sia quanto meno bizzarro e che non risponde ai requisiti ed alle aspettative dei cittadini. Un qualcosa dove la comica e la fantasia comunicativa dell’assessore Cavallaro, con i droni, con i calendari degli interventi spariti dal sito delle note stampe del comune capoluogo – chissà perché (?) – con la cippatura degli alberi cittadini – anche quelli che si suicidano – ci consegna l’esatta misura di come si sta gestendo un settore, la cui cartolina per i pochi turisti è il degrado più assoluto.

    Se a pensare male si sbaglia, ma molte volte ci si azzecca, bene noi continuiamo a pensare male!

    In un gioco degli specchi, dove il paradigma è sempre lo stesso: una serie infinita di no alle richieste dei cittadini, riscopriamo una sorprendente velocità della burocrazia cittadina, che ha un accelerata su indicazione di una certa politica, la cui mediocrità non è certamente un valore.

    Già, la città di Catanzaro ha le connotazioni di una fogna a cielo aperto, dove il riferimento al depuratore resta un inciso, considerato che nella complessità della gestione ambientale e del verde cittadino – quel bello ripreso ad alta quota – tutte le iniziative di partecipazione attiva dei cittadini, che hanno ahinoi, obbligatoriamente riscoperto un valore di impegno diretto, vengono cassate, distrutte su un principio d’immagine e di unitarietà presunta, che resta una sonora pernacchia all’intelligenza diffusa.

    Pensare che l’attività politica delle commissioni cittadine – quelle che hanno fatto cronaca ed attenzione della Magistratura catanzarese – si sia fermata sulla scritta CZ LIDO, una presunta blasfemia che potenzialmente metteva in crisi un concetto di unità, la dice lunga sul grado di lungimiranza che alberga a Palazzo de Nobili, dove gli oltranzisti della difesa di un dogma ci lasciano (s)consolanti sul futuro di questa città. Noi siamo e restiamo difensori di quello che è un valore di appartenenza alle diverse realtà che non può essere letto come divisivo, in osservanza di concetti ideologici ormai arrugginiti, ma che in verità sono e restano il completamento di un valore città, fatto di un sentimento unico da interpretare e semmai da valorizzare.

    Noi immaginiamo una città che sappia ritornare a dialogare, dove la politica, quella seria, sia tavolo di condivisione e di unità e che non si fermi al CZ LIDO, ma che invece ipotizzi tante scritte delle diverse piccole e grandi entità dei diversi quartieri, che sono anima e valore di una città, quella di Catanzaro che aspira a voler finalmente diventare grande ed in particolare intelligente.

    Riuscirci significherà aver concluso, senza tanti drammi, quel divorzio “senza accordo” ormai in atto fra la città ed il “palazzo”, una strada che per com’è intrapresa evoca in pieno il fallimento della partecipazione democratica.

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